Calcio

Estintori Meteor

Stefano Olivari 10/09/2021

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La morte di Giovanni Marsotto, a 87 anni, è quella di buona parte dei nostri anni Settanta ed Ottanta passati a San Siro, ai popolari e nei meravigliosi parterre dove tutti ci sembravano vecchi. Marsotto era infatti uno degli speaker dello stadio preposti alla lettura delle formazioni di Inter e Milan e dei messaggi pubblicitari, su tutti quelli degli estintori Meteor. Un marchio rimasto nel nostro cuore, se dovessimo comprare un estintore (però in vita nostra non abbiamo mai comprato un estintore) di sicuro sceglieremmo il prodotto dell’azienda di Castellanza, tuttora operativa.

Ma tornando a Marsotto, bisogna dire che in anni più recenti, fino al 2010 quando andò in pensione, è stato lo speaker del Milan mentre ad inizio anni Settanta e per buona parte degli Ottanta lo era stato anche dell’Inter (lui comunque era juventino). La sua storia si incrocia con quella di Walter Cornaggia, speaker di entrambi club milanesi dal 1963 all’arrivo di Marsotto, con il quale per un periodo si divisero le squadre: il milanista Cornaggia al Milan e Marsotto all’Inter. Anche se era una divisione di massima, perché a volte c’erano entrambi: uno leggeva le formazioni e l’altro gli annunci.

Fra l’altro ascoltate sul posto le voci erano molto simili, con quel bell’italiano scandito che è purtroppo scomparso, e uno poteva facilmente confonderli. Da brividi, al di là della pubblicità, quanto invitavano qualcuno a presentarsi al posto di Polizia dello stadio. Quella che oggi chiamerebbero experience durava in ogni caso tantissimo, perché era normale arrivare allo stadio a mezzogiorno per aspettare l’inizio alle 14.30 guardando una partita di ragazzini, la fine con poco recupero ed un deflusso di una lentezza incredibile, a volte con scatto verso il vicino Palasport per la pallacanestro che iniziava poco dopo. In mezzo gli annunci di Marsotto, voce leggendaria per noi rimasta sempre senza un volto e con il picco della carriera toccato al Mondiale del ’90.

Cosa dire? Il prossimo giro sarà il nostro. Ci va bene anche l”Inferno, a patto di ritrovare quelle maglie senza sponsor, quei corpi magri senza tatuaggi, la capanna della Termozeta in mezzo al campo, quei calciatori che abitavano in case simili alle nostre, quegli annunci non urlati. E gli estintori Meteor. L’asterisco è sempre il solito: molto più bello e spettacolare il calcio di oggi, ma noi apparteniamo a quello di ieri.

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