Calcio

Dove si onora la furbizia

Roberto Gotta 19/11/2008

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La logica distorta e la propensione alla scorciatoia non regolamentare che hanno sempre contraddistinto la carriera e la vita di Diego Armando Maradona si sono confermate ieri, quando alla legittima affermazione («non ho perdonato quel gesto») di Terry Butcher, vice-allenatore della nazionale scozzese, in campo in quell’Argentina-Inghilterra del 1986 in cui Maradona segnò di mano in maniera volontaria, ha replicato ricordando che l’Inghilterra vinse i Mondiali 1966 con un gol fasullo. Certo, la palla non era entrata, quel giorno a Wembley, ed è evidente dalle riprese televisive. Ma lì l’errore fu del guardalinee e dell’arbitro, non si trattò del gesto disonesto e truffaldino di un calciatore inglese. C’è una bella differenza tra il vedersi assegnare un gol inesistente, senza avere mosso un dito, e segnare un gol disonesto, muovendo l’intera mano. Differenze che però richiedono una riflessione ed un’analisi logica, elementi che sfuggono sia all’ex calciatore e profondo pensatore politico (…) argentino sia ai suoi tantissimi adoratori a mezzo stampa, non uno dei quali ha sollevato perplessità per la risposta illogica alle considerazioni di Butcher. L’amore per l’illegalità e la furbizia, nella sua accezione peggiore, è del resto uno dei pilastri su cui si fonda l’Italia, perché mai sottilizzare?
Roberto Gotta
(per gentile concessione dell’autore, fonte: Vecchio23)

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