Del Piero il testimone

21 Marzo 2011 di Federico De Carolis

di Federico De Carolis
Invece di attaccare i giornali al Juventus dovrebbe uscire dalla logica provinciale che la sta avvelenando, in panchina e in campo. E la vicenda Piazon è solo l’ultimo episodio di questo telefilm dell’orrore dirigenziale…

Siamo arrivati a sfogliare la margherita su Del Neri. Il tecnico fa il suo mestiere e spera di raddrizzare la nave e condurla nel porto della Champions. I sogni non sono vietati, specie quando hanno pochissime (o nessuna) probabilità di trasformarsi in realtà. Il tema, a questo punto del campionato, è di tutt’altro genere. Riguarda il futuro dei bianconeri e il nuovo assetto della squadra. Saranno i giornali a inventare balle tanto da essere attaccati sul sito ufficiale di Madama (è accaduto pochi giorni fa con Tuttosport), saranno le forze di un destino malefico che insistono da troppo tempo, è certo che si naviga senza una bussola.
Non era Ciro Ferrara il colpevole dei disastri della passata stagione. Non erano neppure i giocatori, pur non essendoci tra loro elementi di gran classe. Quando si riesce a mettere insieme una rosa di 40 giocatori e bisogna ricorrere ancora a Del Piero per salvarsi dalla contestazione feroce che si trasforma in quella delle risate, significa che si è sbagliato e moltissimo e c’è il pericolo, a sentire proprio quei giornali che evidentemente raccolgono voci insistenti se non ufficiali, di ripetersi e stare nella mediocrità ancora per la prossima stagione e chissà per quanti anni ancora. Se si pensa che potesse essere Quagliarella la panacea di tutti i mali in questo campionato, davvero non ci siamo. Adesso si sta andando ben oltre. E accade in ruolo delicatissimo per il quale ci si sta fermando su Spalletti. Bravissimo tecnico, ma che in Italia non ha vinto mai uno scudetto pur avendo avuto la squadra per farlo. Gli Agnelli veri, purtroppo per la Juve passati a miglior vita, accettavano queste situazioni solo per una stagione. Dopo essersi guardati in giro però, operavano scelte vincenti. La Juve per il prossimo anno dovrebbe rischiare su un tecnico dalle riconosciute capacità e che conosca l’ambiente, come Gasperini o Conte, oppure rivolgersi a un allenatore di fama internazionale.
Il problema centrale tuttavia non è quello del tecnico, ma riguarda molto più da vicino proprio l’allestimento della squadra. Su questo piano sono ricominciate le brutte figure e basta guardare dove è andato Piazon per rendersi conto di come la Juve si prepari al futuro. Forse pensano di risolvere i problemi accaparrandosi tanti Floro Flores, ma si guardano bene dal pensare a tre fuoriclasse veri intorno ai quali ricostruire una squadra. Una volta a Torino una minima contestazione veniva rintuzzata con i fatti, adesso le colpe vanno ascritte ai giornali. Per questo non ci siamo, per questo montano rabbia e sconcerto e una sfiducia epocale. Non sarebbe meglio per questa stagione buttare a mare tutto lo staff dirigenziale e contornare il presidente di gente che non abbia idee erratissime come quella di sentirsi i più furbi in un mondo che i furbi li ha cacciati da tempo?
Moratti sembrava lo spendaccione epocale, ma adesso appare come uno dei migliori presidenti possibili. Significa che i tempi sono cambiati, insieme al contesto storico. Spendere non garantisce le vittorie, non spendere però garantisce che non si vincerà mai. Le dimensioni, soprattutto europee, del calcio sono cambiate e se in Italia basta un Ibrahimovic a cambiare gli equilibri significa che spazio per chi si intende di calcio c’è. Difficile acquistare cinque Messi, ma cinque Krasic o cinque Diego (per citare un’operazione scellerata in uscita) si trovano sempre.
C’è quindi un problema economico e uno societario. Se non si risolvono questi aspetti, se si vanno a cercare tecnici tra le proprie amicizie personali e giocatori che si sono seguiti solo in Italia magari quando erano delle promesse, allora si arriva per forza di cose a una presenza sofferta in un campionato che Milan, Inter e persino il Napoli, dall’avvento di De Laurentis, hanno ben compreso. Stanno lottando per lo scudetto, due su tre non lo vinceranno (è sicuro…), ma sono lì grazie a un misto di competenza e soldi. Nella Juve attuale manca il primo ingrediente, quanto al secondo chissà cosa rimarrà dopo i tanti riscatti da pagare. Meno male che c’è Del Piero, testimone di un passato in cui la Juventus cercava i più forti.

Federico de Carolis
(in esclusiva per Indiscreto)

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