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Daniele Piombi e la tivù immortale

Stefano Olivari 18/05/2017

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Daniele Piombi è morto, alla buona età di 84 anni. Non c’è bisogno di spiegare, soprattutto a chi come noi ha una certa età (gli altri possono andare su Wikipedia, non siamo Saviano e rimandiamo alla fonte), cosa sia stato il presentatore bolognese per la tivù italiana, arrivando nel terzo millennio con il suo Premio Regia Televisiva (più noto come Oscar Tv), di cui è stato ideatore e organizzatore.

I coccodrilli del genere ‘grande maestro’ non sono il nostro genere, anche se molto spesso parliamo di morti per evitare il presente, quindi diciamo subito che Piombi ha fatto tantissime cose nell’ambito della televisione, anche quella cosiddetta ‘privata’ di metà anni Settanta, ma non è mai stato un mostro sacro alla Mike, alla Corrado, alla Baudo. E più di loro, almeno ai nostri occhi di bambini, rappresentava una televisione ‘vecchia’, quella delle buone maniere e dell’elettrodomestico di compagnia. Genere Rai 1, in senso deteriore: chi osserva un anziano rimanere incollato a uno schermo senza cambiare canale per ore, a prescindere da ciò che viene trasmesso, può capire. Non che Mike Bongiorno fosse un eversore del sistema, ma aveva una vena di (forse) involontaria genialità e di cattiveria che riusciva a farlo spiccare. Piombi no, da persona probabilmente troppo educata o troppo media si era autocondannato a una vita da mediano, al ruolo del bravo presentatore che sarebbe stato poi preso in giro da Frassica (che con Piombi avrebbe poi lavorato) e da tanti altri. Piombi era parte della televisione, ma fra i mille programmi condotti non riusciamo a ricordarci una sua sola performance (anche in negativo) che andasse al di là del tran tran.

Chi fa televisione non è immortale, anche se la sua scomparsa ci colpisce più di quella di un parente, mentre immortale sembra il mezzo. Proprio poco fa abbiamo letto di una ricerca che mostra come nel 2016 circa il 70% degli italiani abbia dichiarato di guardare più contenuti televisivi rispetto all’anno precedente. Addirittura i preadolescenti 2016 passano in media ogni giorno mezz’ora in più davanti a uno schermo (che spesso è quello dello smartphone, non del nostro Brionvega con UHF e VHF) rispetto a loro stessi nel 2015. Insomma, la passività fa parte della nostra indole e oggi abbiamo più mezzi per soddisfarla rispetto ai tempi di Daniele Piombi. Rispetto alla televisione del ‘Gentile pubblico, ecco a voi’ non è che siamo meno sudditi se guardiamo la serie sul telefono mentre siamo in treno. Anzi, oggi abbiamo il privilegio di poter essere sudditi mezz’ora in più.

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