Economia

Contrordine: bisogna tenere contanti in casa

Indiscreto 29/09/2025

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In un’era dominata da pagamenti contactless, app bancarie e criptovalute, arriva un messaggio controcorrente dalla Banca Centrale Europea, che potremmo sintetizzare così: dimenticate per un momento la comodità del digitale e tenete i contanti a portata di mano. Non si tratta di un invito al ritorno al passato, ma di una raccomandazione per affrontare imprevisti e crisi. Lo studio pubblicato nel Bollettino economico della BCE, intitolato «Keep calm and carry cash: lessons on the unique role of physical currency across four crises», firmato dagli economisti Francesca Faella e Alejandro Zamora-Pérez, la mette in questo modo: il contante non è un relitto obsoleto, ma un alleato essenziale in scenari di emergenza.

Ogni cittadino europeo, suggeriscono gli autori, dovrebbe avere con sé tra i 70 e i 100 euro in banconote, una somma modesta ma sufficiente a coprire le necessità primarie – cibo, trasporti, medicine – per circa 72 ore. Perché questa raccomandazione proprio ora, con i pagamenti digitali che rappresentano oltre l’80% delle transazioni nell’Eurozona? Gli economisti della BCE lo spiegano con chiarezza: il contante è un bene rifugio insostituibile, un mezzo di pagamento che non dipende da reti elettriche, server o connettività internet. In momenti di instabilità, la sua natura tangibile offre non solo praticità, ma anche quello che definiscono “fattore psicologico di stabilità”.

Da ricordare è che nonostante la crescita esponenziale dei pagamenti digitali, passati dal 50% al 70% delle transazioni negli ultimi dieci anni, il valore delle banconote in circolazione nell’Eurozona è salito a 1.588 miliardi di euro, con un incremento annuo medio di oltre 55 miliardi rispetto al pre-Covid. Un trend che sfida l’idea di un mondo cashless: le persone accumulano contanti non per spenderli quotidianamente, ma per sentirsi protette, come un’assicurazione contro l’incertezza.
Senza bisogno di aprire libri impolverati citiamo la crisi del debito sovrano greco del 2015: corse agli sportelli e prelievi record di contanti. In quelle settimane, le banconote divennero l’unico strumento affidabile per acquisti quotidiani, mentre i sistemi bancari vacillavano. Ma il monito più fresco arriva dal blackout elettrico che ha colpito la Spagna e il Portogallo il 28 aprile 2025. In quella tarda mattinata, un guasto nella rete europea – non causato da un attacco dei soliti hacker russi (quelli che attaccano tutti, dalla Regione Lazio al blog del fuoricorso antifa) ma da un’anomalia nel bilanciamento della produzione energetica – ha lasciato milioni di persone al buio per ore, paralizzando trasporti, supermercati e servizi.

La raccomandazione di tenere 70-100 euro a persona per i primi tre giorni di emergenza è già prassi in diversi paesi europei. In Austria, le autorità civili consigliano da anni di preparare un “kit di emergenza” che includa contanti equivalenti a tre giorni di spese base, per far fronte a disastri naturali o instabilità finanziaria. Similmente, l’Olanda ha integrato nei suoi piani di resilienza nazionale l’idea di un “fondo cash domestico”, enfatizzando la privacy e l’indipendenza dalle banche in scenari di cyber-attacchi. La Finlandia va oltre: i suoi opuscoli governativi suggeriscono non solo 70-100 euro, ma anche di diversificare in monete estere per emergenze transfrontaliere. Insomma, non è un argomento per talebani amanti del contante, che sognano un mondo in cui tutti lavorino in nero, o per talebani cashless, fighetti digitali che si commuovono ricordando la app Immuni.

stefano@indiscreto.net

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