Attualità

Chi sono i gilet arancioni

Indiscreto 30/05/2020

article-post

Chi sono i gilet arancioni? Ci riferiamo ai manifestanti che oggi abbiamo visto in piazza Duomo a Milano e in altre città, da Bologna a Roma, con proteste contro il governo Conte e qualche tafferuglio. Che poi il sindaco Sala se la sia presa perché molti di loro non indossavano le mascherine fa parte del ridicolo degli ultimi mesi di un paese in ostaggio di se stesso e dei virologi che ha eletto a guru, oscuri medici diventati sul campo (televisivo) scienziati onniscienti, con competenza anche sul calendario della Coppa Italia. Torniamo però alla domanda del titolo, che nell’era pre web sarebbe stato un più onesto ‘Qui finisce a mazzate’.

Chi sono i gilet arancioni? I gilet arancioni sono un movimento di destra sociale, per esprimerci in termini novecenteschi: stando alle varie prese di posizione che abbiamo letto nell’ultimo anno, si pone fra movimenti come Lealtà Azione e il Fratelli d’Italia prima della svolta ‘responsabile’ della Meloni, con un lessico un po’ da web complottistico, da 5 Stelle prima delle poltrone. Nato all’inizio del 2019, il movimento dei gilet arancioni ha come volto e anche come unico esponente conosciuto l’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo.

Pappalardo ha sempre avuto il pallino della politica, visto che nel 1992 fu eletto deputato del PSDI in quelle che possono considerarsi le ultime Politiche della Prima Repubblica e che per brevissimo tempo fu sottosegretario nel governo Ciampi. In tempi moderni, dopo il congedo dall’Arma avvenuto nel 2006, è passato da un movimento all’altro cavalcando una rabbia popolare che da marginale si è nel corso degli anni allargata. Tutti lo ricordano ben presente nella stagione dei Forconi.

Veniamo al punto. Le proposte dei gilet arancioni, dal ritorno alla lira all’espulsione degli immigrati irregolari, sembrano meno eversive rispetto a quelle dei Forconi e soprattutto con un’ambizione nazionale che i Forconi, in pratica una degenerazione dei 5 Stelle del Sud, non potevano avere. Certo è che in questo momento Pappalardo e soci sono convinti, secondo noi con ragione, che le conseguenze economiche del lockdown abbiano creato una rabbia enorme in gente che mai in vita sua sarebbe scesa in piazza (mentre i Forconi non rispondevano certo a questo profilo, in certi casi erano manovalanza mafiosa) ma che adesso si sente ingannata da una classe politica che tende a difendere soltanto chi è già garantito.

Poco importa che le proposte dei gilet arancioni siano molto più stataliste e populiste di quelle del governo attuale o di quello eventuale Salvini-Meloni, dal punto di vista del marketing politico interessa soltanto intercettare la rabbia cieca, per quanto giustificata. Questo non toglie che alcune loro domande siano sensate, come quelle sul Covid-19, la sua gestione e la sua origine, su cui non sappiamo letteralmente niente (e il caso Parmitano lo ha dimostrato), noi ma anche quelli che si affannano a scagionare la Cina. Questi gilet arancioni sognano, metaforicamente o forse no, di marciare su Roma e il politico fighetto cosa fa? Li critica perché non hanno le mascherine. Qui finisce a mazzate.

Potrebbe interessarti anche

  • preview

    Ci vediamo su Substack

    Ci siamo. Come più volte, davvero troppe, annunciato Indiscreto in questa versione finisce qui. Rimarrà online fino al 31 dicembre, prima di scomparire e di reincarnarsi nella sua versione Substack che in molti già conoscono. Il link è indiscreto.substack.com e presto punteremo lì anche uno dei nostri domini (indiscreto.net o indiscreto.info) in modo che sia […]

  • preview

    L’invenzione del nemico

    Mentre scriviamo queste righe, Daniele Capezzone (inutile dirvi chi sia o copincollare la solita Wikipedia) siede già alla scrivania di direttore del quotidiano romano Il Tempo al posto di Tommaso Cerno (passato nel frattempo a Il Giornale). All’incirca una settimana fa, quando ci siamo sentiti e confrontati sul suo nuovo libro dallo sferzante titolo Trumpisti […]

  • preview

    Gli al posto di Le

    Il 70% degli italiani scrive e parla male l’italiano, secondo una ricerca di Libreriamo che abbiamo scoperto sul sito di Prima Comunicazione: come al solito invitiamo a leggere l’articolo originale e andiamo direttamente al punto, noi popolo del Qual è (lo scriviamo correttamente, ma dobbiamo sempre pensarci una frazione di secondo: comunque si scrive senza […]