Tennis

Chi guarda il tennis di pomeriggio

Stefano Olivari 18/11/2021

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Poco fa abbiamo finito di guardare su Sky la partita fra Zverev e Hurkacz per le ATP Finals, chiedendoci chi alle due del pomeriggio di un giorno feriale fosse lì con noi e con il pubblico di Torino a seguire una partita che nelle premesse non sembrava un instant classic della storia del tennis, anzi il polacco mezzo rotto stava anche per dare forfait e far convocare la terza riserva, dopo Sinner e Norrie. Poi è sceso in campo per i suoi soldi ed anche per i nostri, con la casa messa su Zverev a 1,22.

Ma tornando alla nostra domanda, non inedita, ci diciamo da soli che ha una sua validità. Passi per le ATP Finals, sia pure piene di defezioni e infortuni come quelle di quest’anno, e per i grandi tornei, fino ai Masters 1000 o poco sotto, ma per il resto del tennis quale senso hanno le partite di pomeriggio? Anche mettendo insieme giornalisti e disoccupati appassionati di tennis (la perfezione si raggiunge con i giornalisti disoccupati) si fanno piccoli numeri, senza senso da un punto di vista televisivo ma anche di sponsorizzazione, visto che ad investire del tennis sono soprattutto grandi aziende, più o meno conosciute: nel 2017, quando per la prima volta abbiamo sentito nominare Nitto, abbiamo pensato a Nitto Santapaola…

Una risposta possibile è che gli sponsor non hanno grande interesse nel vedere i risultati dei loro investimenti, perché spesso anche ad alto livello i soldi sono dati per contatti personali, conoscenze, raccomandazioni, a volte semplice simpatia. Una seconda risposta è che le scommesse, anche su partite di infimo livello, comunque giustifichino la discesa in campo di due giocatori alle 10 del mattino ad Acapulco o a Ortisei: la convenienza di organizzatori e giocatori poi la si trova, in teoria, mentre noi parco buoi smadonniamo per certi improvvisi crolli. La terza risposta è che il mondo dello sport, non soltanto il tennis, sia sovradimensionato e ad ogni livello viva su una bolla dove si mescolano mecenatismo e operazioni inconfessabili. Lasciando tutto nelle mani di un mercato onesto sopravviverebbero soltanto il calcio di vertice e qualche lega americana.

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