Basket
Capolinea Doncic
Oscar Eleni 08/09/2025

Oscar Eleni ospite di un suricato gentile fra i ginepri dei mormoni per smaltire il fine settimana dove il cielo è diventato azzurro grazie alle pallavoliste, prima che la luna diventasse rossa e nerissima la giornata dell’Italia sportiva in fregola per il calcio e Gattuso.
Bello digerire il mondo guardando la nostra nazionale di volley vincere il mondiale passando dall’inferno del quinto set prima in semifinale col Brasile della magica Gabriela Guimaraes detta Gabi, regina anche a Conegliano, poi battendo la Turchia del Santarelli super premiato, marito della De Gennaro al canto finale e portata in trionfo dalle compagne, a cui non è bastata una super Vargas, la cubana naturalizzata dai turchi come noi abbiamo fatto con il triplista Diaz che sarà una delle nostre grandi speranze di medaglia nel mondiale di atletica che si inizia alla fine della settimana sulle piste e le strade di Tokyo. Altra festa al di fuori del grande calcio come speriamo possa essere anche il Mondiale di pallavolo maschile organizzato dalle Filippine anche se De Giorgi, fedelissimo sul campo con Velasco, che ora lo benedice come allenatore, sapendo che gli infortuni hanno già reso difficile la strada verso le medaglie che la femminile aspettava da 23 anni, Berlino 2002, Bonitta al timone come ricorderà Rapuzzi a cui abbiamo rubato lo spazio.
Mentre lasciamo che la Orro, palleggiatrice sublime, mvp del mondiale, con biglietto aereo già prenotato per la Turchia dove andrà a giocare, stessa scelta della tigre Sylla, dica cazzo in diretta per due volte raccontando che giocando di squadra, come dice il Velasco che ha stregato anche Veltroni, si rende di più. Certo si è meno soli nei momenti difficili, sapendo che nessuno è mai al centro del mondo, brindando con lei e le campionesse del mondo siamo scivolati dove la terra è diventata scura come il fondo dove Sinner ha perso contro Alcaraz nel tennis di una New York nuvolosa che ha chiuso il tetto . Passando prima per Monza, sentendo ululare Verstappen e belare ancora una volta le Ferrari, poi atterrando a Riga per gli europei infernali dove, dopo la Spagna, colossi come Francia e Serbia hanno preso la stessa strada dell’Italia eliminata da Doncic re della Slovenia come il Pogacar nuovo cannibale del grande ciclismo.
Tornare al basket sentendo male alle ossa per una passione che, secondo il nostro primo direttore in Gazzetta, il magnifico maresciallo Zanetti come lo chiamava Beppe Viola, ci avrebbe rovinato la vita se non fossimo stati capaci di guardarlo con giusto spirto critico e non da tifosi. Aveva ragione perché, mentre ci consolavamo con il bronzo della nazionale nel tre contro tre agli europei in Danimarca, vinti dalla Lituania contro la Lettonia, Azzura fremebonda non trovava manette giuste per fermare il Doncic che dopo un primo quarto da mostro, 22 dei 42 punti finali segnati, ha cominciato a zoppicare e poi, soltanto alla fine, ha trovato adeguamenti difensivi dell’Italia decenti per far scoprire la pochezza dei gregari sloveni, Compagni fantasma che il golosone di Lubiana cercava di servire quando era intrappolato e l’Italia sempre sotto, indietro anche di 19 punti, era tornata ad una lunghezza col Fontecchio migliore e il Gallinari sprecato da una gestione che si è ricordata di averne bisogno quando era troppo tardi e già si preparava a ricevere il bacio dell’addio stampato in un quadro.
Nella festa di Copenaghen abbiamo immaginato la faccia di Amedeo Della Valle che si è preso la medaglia sognata con la vera Nazionale, quella che ora saluta il Gallo senza trofei e forse anche altri lasciando al successore di Pozzecco tanta bella gioventù cominciando da Niang, Spagnolo e Diouf. Bravo il campione che ha fatto sognare Brescia e Peppe Poeta, bronzo insieme a super Gaspardo, Masciarelli e Fumagalli e bravo il Claudio Negri che ha diretto dalla panchina, peccato non poterli abbracciare.
Eravamo nella ragnatela di Riga nei posti destinati agli invalidi mentre Gianmarco Pozzecco ci spiazzava per l’ultima volta, togliendo a papà Petrucci il dispiacere di licenziarlo, andando sulla ribalta per annunciare le sue dimissioni con la grinta da grande attore quale è sempre stato, prima giocando anche da fenomeno in certi casi e poi allenando fra fischi che lo facevano sclerare, falli tecnici, pianti e abbracci, giacche e camicie stracciate, da io sono io. Magari fosse stato così abile in panchina dove certo lui, Casalone e il suo staff hanno avuto l’anima della sporca dozzina azzurra, ma forse non si è fatto capire quando fra un abbraccio e l’altro avrebbe dovuto anche trovare soluzioni per farci credere che l’Italietta che gli era sta affidata potesse aspirare ad una medaglia.
Lo sapevano tutti che tipo di squadra aveva potuto mettere insieme prendendo i pochi panchinari della serie A e gli esiliati che altrove hanno trovato gloria e quattrini. Soltanto la banda degli ipocriti, i dispensatori di miele fasullo da microfoni intasati e da finti abbracci nelle cronache più amichevoli delle partite che dovevano prepararci all’Europeo intasato dai campioni NBA, anche se alcuni hanno fatto volare squadrette tipo Doncic con la Slovenia sicuramente meno forte della Finlandia del Lauri Markkanen che ha mandato a casa la Serbia del Jokic rimasto solo dopo l’infortunio di Bogdanovic, scoprendo con Pesic che il resto della truppa, cominciando dal Guduric nuovo acquisto di Milano, non amava i riflettori sul genio che illumina la NBA e le scuderie e non è mai stata squadra capace di fermare gli uomini di Lassi Tuovi, ex assistente di Banchi alla Virtus Bologna.
Già, eccoci al Banchi, appena congedatosi dalla Lettonia, dato per successore sicuro da chi era nei corridoi di Riga a raccogliere i lamenti presidenziali nel momento buio quando già si preparavano pergamene d’addio per i veterani e si cercavano le parole adatte per dire a Pozzecco sei stato bravo a creare una squadra, a far ritornare amore per la maglia azzurra, ma il notaio dice che le ultime risposte non sono state giuste perché oltre agli abbracci e ai baci servivano canestri. Il Poz se ne va magari a Formentera a coccolare chi gli vuole davvero bene, se ne frega se gli dicono che è più bravo a raccontarla la sua pallacanestro che ad organizzarla davvero, ci berrà sopra, questa volta senza tingersi i capelli come aveva fatto per la stella varesina, lo stesso colore della turca Karakurt che ci ha fatto tremare nella finale della pallavolo.
Noi torniamo nel nido e, sempre da remoto, dopo essere stati idealmente fra i 16 mila che hanno detto addio al signor Armani. ci aspettiamo di trovare un basket migliore in campionato, magari con meno giocatori di altre scuole, consigliando all’allenatore che Datome e Trainotti, su delega presidenziale sia chiaro, sceglieranno per sostituire il Poz di essere a Milano mercoledì prossimo quando in Conca del Naviglio al Losi center sarà presentato dal Pavoniano il libro postumo che Carlo Recalcati e Angeretti hanno messo insieme cercando fra gli appunti del maestro Arnaldo Taurisano. Avranno in omaggio una coppa di questo “Basketball game evolution” che potrebbe davvero servire più della spada laser del cattivo di Guerre Stellari andata all’asta e comperata per oltre 2 milioni di dollari, notizia che ci è arrivata mentre Alcaraz abbatteva Sinner e Trump veniva fischiato dal pubblico dell’Open tennistico di New York che invece applaudiva Springsteen.
Una mazzata nella serata che col tennis diventava nerissima mentre bombardavano a Gaza e a Kiev, mentre il Papa chiedeva pace e mezzo mondo si riarmava per distruggere tutto più in fretta della natura bistrattata, tradita, che ogni tanto ci dice quanto sia facile morire, essere stuprati, finire sotto una frana, lasciare il mondo da ubriachi alla guida, giovani o vecchi, spesso contromano.
Non ci resta che salutare tornando almeno alle pagelle dell’Europeo che non ci ha divertito tantissimo a parte l’inizio scoppiettante. Ma adesso sono rimaste soltanto Germania e Turchia a ricordarci quei giorni. Speriamo vada meglio nei quarti di finale e non diremo niente se la Grecia, che pasticcia dietro al dio Giannis, più della Georgia, dimostreranno che il girone di Limassol, dove la Spagna ha perduto tutto subito, salutando male il suo grande allenatore, era davvero difficile.
Pagelle per Azzurra partendo dallo zero scarabocchio che merita la FIBA che non sembra saper organizzare i grandi eventi, boicottata da federazioni che ormai presentano squadre finte con tante defezioni, tipo gli Stati Uniti che le hanno prese mentre il Brasile conquistava la medaglia d’oro battendo gli argentini in una finale con pochi canestri segnati. Voti sparsi.
10 Ai TIFOSI che hanno gioito e pianto per la Nazionale a Limassol e Riga. Le loro facce dicevano tutto: amore sapendo cosa valeva la ciurma del Poz.
9 Al NIANG vera rivelazione della spedizione, nella speranza che ora le sirene americane non lo disturbino nel suo viaggio europeo con la VIRTUS che deve essere bello come quello fatto con Trento alla scuola privata del Marco Crespi che gli ha cambiato la vita e del Galbiati che gli ha indicato la strada per il grande basket.
8 A POZZECCO per aver spiazzato più la presidenza federale degli avversari, anche se con questa Nazionale ha fatto davvero il massimo.
7 Allo staff del generale Poz, fedele sempre, ben preparato, cominciando dal Casalone vittorioso coi georgiani dopo l’espulsione del capo.
6 A MELLI capitano generoso anche quando non tutto andava bene, un sei globale alla squadra premiando la gioventù e i veterani.
5 Allo SPAGNOLO bravissimo che contro la Slovenia è andato subito fuori giri dimenticandosi che DONCIC era in un’altra dimensione.
4 Agli HERNANDEZ che hanno affondato l’ultima Spagna di Sergio Scariolo che adesso tornerà a far tremare l’Eurolega col REAL anche se nella casa che fu di santo ANCELOTTI non è che vada tutto benissimo.
3 Alla SERBIA volata via scivolando sul ghiaccio della giovane Finlandia del sul super MARKKANEN.
2 Alla FRANCIA che sapeva già prima dell’Europeo, viste tutte le grandi rinunce e gli infortuni, che avrebbe rimpianto persino le sgridate del COLLET.
1 Agli ARBITRI dell’Europeo, a parte il nostro Baldini, si capisce, stregati dai campioni NBA anche se non è vero, come dice FONTECCHIO che a DONCIC fischiavano fallo a favore appena alza le braccia per tirare.
0 Alla PALLAVOLO grandiosa che riesce sempre a mettere in ombra il popolo cestistico del PETRUCCI che anche stavolta dovrà inventarsi qualche scusa per spiegare il successo di chi partendo dalle scuole, iscrivendo ai campionati sotto la sigla federale giovani talenti come quelli che hanno trionfato in Thailandia, nelle massime manifestazioni di categoria, sia uomini che donne, ha fatto centro e continuerà a farlo. Certo pure il basket con le giovanili ci ha preso, ma poi in serie A, contrariamente al volley, non ci va quasi mai nessuno.