Bolt può giocare a calcio?

18 Ottobre 2018 di Indiscreto

Usain Bolt, che ha appena rifiutato un’offerta del La Valletta, può davvero giocare a calcio a livello decente? Il giamaicano ha già dimostrato nel suo sport di essere più forte della storia ed intende stupire ancora, questo è sicuro. Il passato è infatti pieno di atleti, anche in certi casi campioni, che sono riusciti ad emergere in due discipline diverse (in Italia il numero uno assoluto rimane Cesare Rubini, da nazionale sia nella pallacanestro sia nella pallanuoto), ma nessuna di queste due discipline era il calcio. Le cui peculiarità tecniche, psicologiche e ambientali rendono impossibile l’adattamento anche di atleti che pure avrebbero le doti per fare i calciatori. Abbiamo detto impossibile? Ecco, quasi impossibile. Con il quasi che dipende dal primatista mondiale dei 100 e 200 metri, vincitore di tutto dappertutto, dai Giochi Olimpici ai Mondiali, che finita ai Mondiali del 2017 la carriera nell’atletica ha cercato nuovi stimoli nelle altre sue passioni sportive, il cricket e soprattutto il calcio.

La doppietta, un diagonale di sinistro con il portiere complice e un tocco facile sfruttando l’errore di un difensore, segnata con la maglia dei Central Coast Mariners in un’amichevole australiana contro il Macarthur South West United in cui ha giocato da attaccante centrale, non gli ha fatto guadagnare un contratto nella comunque decente A-League, ma ha senz’altro reso credibile qualsiasi tipo di offerta che lo riguardi. Da quella maltese del Valletta FC, con i soldi di Abu Dhabi, a imprecisate squadre inglesi minori, passando per un ritorno di fiamma con il Borussia Dortmund che potrebbe, sottolineiamo il condizionale, invitarlo per un altro provino dopo quello effettivamente sostenuto lo scorso marzo. Poi vale tutto, anche l’interessamento di qualche mese fa del Milano di Fassone-Mirabelli, ma non è che copiando una notizia di sito in sito questa diventi più vera rispetto al punto di partenza. Di sicuro il trentaduenne mito dell’atletica porterebbe in automatico interesse e sponsorizzazioni per qualsiasi squadra del pianeta che lo ingaggiasse e quindi tutto sommato la vera notizia è che non lo abbia ancora ingaggiaton nessuna squadra media di un campionato importante. In una serie A in cui hanno giocato il figlio di Gheddafi e centinaia di raccomandati del procuratore di fiducia non è possibile che un Bolt panchinaro possa fare danni nell’Udinese o nel Bologna della situazione. Oltretutto giocando in attacco, dove anche a grandi giocatori può capitare di non toccare palla ma non per questo lasciano la squadra in dieci.

Curiosamente l’avventura calcistica ha riportato su Bolt i fari dell’antidoping, con il volto dell’ASADA, cioè l’Australian Sports Anti-Doping Authority. Diciamo curiosamente perché il calcio non ha mai brillato per le battaglie antidoping, soprattutto quello rivolte al doping di squadra e non a improbabili pomate o shampoo usati individualmente, e sarebbe quindi incredibile che ‘beccasse’ uno dei pochi atleti di alto livello che non è stato costretto a restituire medaglie vinte in maniera fraudolenta. L’oro cancellato nella 4×100 dei Giochi di Pechino 2008 era dovuto alla positività di Nesta Carter… Senza mettere mani sul fuoco per nessuno, l’insegnamento del professor Vittori, anche su Indiscreto, è che nella velocità il doping si vede da come il corpo si trasforma nel giro di pochi anni, a volte mesi. E quello del Bolt di adesso è quasi il corpo del Bolt junior (A questo punto il proverbiale medico del ciclismo toscano ci potrebbe dire che è perché si dopava dall’età di 12 anni, ma non ci sembra il caso).

Tornando al futuro calcistico di Bolt, che rimanga o no in Australia è probabile che questo futuro ci sia, in barba ai puristi (ma puristi rispetto a cosa?) del calcio. La sua immagine ha troppo impatto e il ruolo in cui gioca è l’unico in cui un giocatore inesperto può evitare di fare danni. Nelle interviste e negli allenamenti che abbiamo potuto vedere colpiscono le sue motivazioni e quindi siamo di fronte a un caso in cui il marketing potrebbe anche fare del bene. E poi, lo diciamo sottovoce, tecnicamente Bolt non sembra affatto male. Guardare per credere. Con tutto il rispetto per la multisportività, che negli Stati Uniti non è rarissima nemmeno ad alto livello (Bo Jackson, Deion Sanders, Danny Ainge, Bob Hayes, Lolo Jones citando a caso, ma gli esempi sono molti) e che in Europa è riservata quasi esclusivamente agli sport di resistenza, il calcio rimane comunque un mondo a parte. Per certi versi di più facile accesso, visto che può farcela anche una mezzasega (fisicamente parlando) con particolari abilità, per molti altri difficilissimo e quindi più affascinante. Detto questo, se c’è qualcuno che ce la può fare a smontare il famoso teorema di Artur Jorge quando allenava il Camerun (“Essere troppo atleti è controproducente”, in sintesi) questo qualcuno è Usain Bolt. Sarà comunque interessante leggere fra sei mesi i risultati di questo ‘Di qua o di là’ che promette di spaccare di nuovo i server.

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