Berlusconi e il senso dei necrologi

14 Giugno 2023 di Indiscreto

Con la morte di Silvio Berlusconi risentiamo parlare dopo tanto tempo dei necrologi, ossia di quegli annunci a pagamento di partecipazione a un lutto pubblicati sui quotidiani: di solito sul principale quotidiano della città, che spesso è anche l’unico. In ogni caso il necrologio è qualcosa che nell’era del digitale, della iper comunicazione e dei social ci sembrava ormai scomparso dai radar rispetto ad altre forme di partecipazione più immediate. Non ci ricordiamo nemmeno dell’ultimo che abbiamo fatto o a cui abbiamo aggiunto la nostra firma. 

Ecco che in questi giorni l’enormità del personaggio Berlusconi ha scatenato la corsa al ricordo non solo nelle interviste che ormai tutti stanno rilasciando (di culto quella a Fabrizia Carminati, ma siamo freschi anche di quelle a Francesco Salvi, Beruschi e Rosanna Fratello), ma anche nelle poche righe che i necrologi concedono. Dai collaboratori ai rivali, dai politici alle persone di spettacolo, dai condomini ai singoli cittadini, la partecipazione è stata altrettanto enorme. Con vari toni, da quello intimo a quello aziendale, passando per quello familiare stereotipato. 

Ma qual è il senso del necrologio oggi? Un sincero commiato o un’occasione per esserci? La risposta non c’è, non potendo entrare nelle intenzioni delle persone. Possibile invece che morti quelli della nostra generazione, del Direttore e dei suoi collaboratori, a nessuno verrà più in mente leggere e meno che mai di pubblicare su un quotidiano cartaceo (oggi sono pubblicate anche online) delle righe di saluto. Che per qualche studioso sono anche una vera forma letteraria. E ancora più in là forse a nessuno verrà più nemmeno in mente di leggere i quotidiani, ormai in caduta libera. Ma questa è un’altra storia. 

info@indiscreto.net

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