Giornalismo
Silvia e Bebe in ginocchio
Indiscreto 16/06/2016
Nei confronti dello sport paralimpico siamo sempre stati freddi, per non dire di peggio, nonostante Claudio Arrigoni sia riuscito a trovare una chiave interessante e non pietistica per raccontarlo sul Corsera, sulla Gazzetta e in televisione: storie di gare, trionfi e delusioni, come se si stesse parlando di Bolt o Curry, senza storie strappalacrime. Ma il nostro 1% di politicamente corretto, perché siamo pur sempre cresciuti all’oratorio, viene fuori quando leggiamo articoli come quello di ieri del Gazzettino scoperto grazie al circo delle condivisioni e dei like su Facebook. Articoli che non attirano l’attenzione della maggior parte dei lettori, giustamente, mentre fanno saltare dalla sedia chi intuisce come nascano pur non conoscendo personalmente alcuno dei personaggi citati né tanto meno i giornalisti coinvolti. Il tema del pezzo è l’autobiografia di Silvia Marangoni, che anche per noi che seguiamo soltanto le diagonali di Vertonghen è una straordinaria pattinatrice a rotelle, più volte campionessa del mondo nell’artistico inline. Per lanciare il suo ‘Con le rotelle quasi a posto’ la Marangoni ha invitato alla presentazione Bebe Vio, fin qui tutto bene: due grandi sportive, entrambe venete (la pattinatrice trevigiana, la fiorettista di Venezia), forse anche amiche. Il punto è che per esaltare la sua forza di volontà la Marangoni ha paragonato un problema fisico da lei avuto in passato ai problemi fisici della Vio. Nel caso della Marangoni un’ernia cervicale: tutti quelli che l’hanno conosciuta sanno che è dolorosa, ma non si tratta della malattia del secolo e che un discreto fisiatra ti può rimettere a nuovo. Nel caso della Vio invece il ‘problema fisico’ è l’assenza dall’età di 11 anni di entrambi gli avambracci e di entrambe le gambe, amputati in seguito ad una infezione. Non proprio la stessa cosa… Un parallelo ripreso entusiasticamente dal giornalista, superato poi in cagnaggine dal suo collega in redazione, con il titolo ‘Più forti del dramma’ e soprattutto il sottotitolo ‘Entrambe erano in ginocchio: sono riuscite a rialzarsi e arrivare alla vittoria’. In ginocchio! Però standing ovation e nostre scuse, se l’intenzione era ironica.