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Banco BPM, Intesa, Unicredit ed MPS: un diamante non è per sempre

Indiscreto 28/02/2019

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Banco BPM, Unicredit, Intesa San Paolo, MPS, Banca Aletti: i nomi delle banche coinvolte nella presunta truffa dei diamanti non sono di poco conto, così come alcuni dei nomi dei raggirati, da Vasco Rossi (lui è quello che ha investito di più, sui due milioni e mezzo) a Diana Bracco, da Federica Panicucci a Simona Tagli. Eppure l’inchiesta della Procura di Milano è dal punto di vista mediatico quasi invisibile, rispetto a una qualsiasi deposizione di una qualunque Olgettina. Non è che le banche vendessero direttamente i diamanti agli sportelli, ma attraverso loro funzionari consigliavano ai clienti più facoltosi di investire in diamanti attraverso alcune società terze (come la IDB, ora fallita, e la DPI), che poi ovviamente avrebbero riconosciuto alla banca una commissione. Anche se definirla commissione ci sembra riduttivo, visto che stiamo parlando di quasi il 25%…

Detto che sono in ballo centinaia di milioni (il sequestro preventivo ai danni della banche è stato di 700), secondo i magistrati il giochino funzionava così: un diamante di valore 100 veniva venduto a 200, con un guadagno, pronti-via, di 50 sia per la banca sia per gli intermediari. La truffa nella truffa era che i diamanti non sono l’oro, non hanno un mercato trasparente in cui si possano inserire i privati, con quotazioni sempre verificabili, ma soprattutto sono di qualità molto diversa fra di loro. In certi casi il diamante teoricamente da 100, comunque comprato a 200, si può vendere a 60. Ma non siamo gemmologi, sarà anche per questo che troviamo interessante un altro aspetto della questione: sotto accusa non sono impiegati disonesti in combutta con intermediari esterni, ma è la normale amministrazione della banca, con alti dirigenti che per tenere vivo questo lucroso teatrino ricevevano anche regali privati, non diversamente da quanto accade nell’industria farmaceutica con i medici meno sensibili al giuramento di Ippocrate.

Ma tornando alle banche, argomento che interessa tutti (in quattro delle cinque citate abbiamo o abbiamo avuto conti correnti), siccome le persone si sono accorte del disastro finanziario già da molti anni, colpisce che l’inchiesta sia partita soltanto dopo una meritoria puntata di Report del 2016 in cui, semplicemente, si confrontava il prezzo di acquisto con il valore di mercato. Non stiamo dicendo che si tratta di grandi strategie disposte dagli amministratori o dal consiglio (che comunque non hanno controllato bene), ma come minimo si parla di direttori di filiale. Anche se in certi casi, come quello del Banco BPM, si va più su visto che l’istituto ha sospeso il suo direttore generale. La nostra posizione ha lo scopo di perdere, oltre alla pubblicità delle banche, anche i click dei lettori, perché riteniamo che anche in questo caso i clienti siano corresponsabili: secondo voi Vasco Rossi ha una vaga idea del mercato dei diamanti? Già è difficilissimo prevedere l’andamento di un titolo o di un bene normale… Nulla sarebbe però possibile senza la complicità di chi materialmente in filiale ti consiglia, ti guida e ti indirizza. Non generalizziamo: c’è chi è onesto e se ne frega dei bonus e degli obbiettivi mensili, settimanali, a volte anche quotidiani che vengono calati dall’alto (chi lavora in banca ha una pressione spesso insostenibile), ma c’è anche chi non lo è. È inutile la retorica sulle banche cattive se i primi a fare schifo sono alcuni esseri umani.

https://www.youtube.com/watch?v=muzCJzUaCkg

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