Calcio

Bacheca e fascino

Stefano Olivari 30/04/2008

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Ognuno ha il suo calciatore più grande della storia, da sostenere con pregiudizi e ricordi mirati, ma pochi al mondo possono negare che il miglior Ronaldo abbia i titoli per far parte almeno dei primi dieci. Per questo un ritiro indotto dall’ennesimo grave infortunio, con il condimento della vicenda dei travestiti su cui non vale la pena spendere una parola (a meno di non riservare lo stesso trattamento agli idoli nazionali, che nella vita privata si sono comportati e si comportano da autentiche schifezze mentre Ronaldo non ha fino a prova contraria fatto male a nessuno), mette tristezza come poche cose. Inutile ripercorrere una carriera che tutti conoscono benissimo e che non sarà ricordata solo per i trofei (un Mondiale da protagonista, uno da mascotte ingiustamente accantonata per l’impiegatizio Bebeto, una finale che senza il malore di poche ore prima sarebbe stata forse vittoriosa, più le mille cose con i club che storicamente spariranno con buona pace dei tifosi) e gli infiniti record (il più importante di tutti quello dei gol nella fase finale di un Mondiale, con il Ghana nel 2006 battuto il record di 14 di Gerd Muller) personali. Ronaldo ha al tempo stesso lo status del campione che ha vinto ai massimi livelli, mettendo a tacere i beceri cultori della bacheca, ed il fascino struggente di quello che avrebbe potuto essere e non è stato. Scommettiamo che uscirà dal calcio, cariche onorifiche a parte, scommettiamo che sarà una persona più felice rispetto a quella degli ultimi dieci anni.

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