Autostrade senza Benetton, vincono i Benetton

15 Luglio 2020 di Stefano Olivari

Chi ha vinto fra governo e Benetton nella vicenda autostrade? La risposta l’ha data la Borsa, visto che in un giorno il titolo Atlantia è salito di oltre il 25%. Nessuna revoca della concessione, quindi, minacciata fin dai tempi del crollo del Ponte Morandi, ma un’operazione di ingegneria finanziaria, nemmeno tanto complessa, il cui costo sarà alla fine sostenuto dallo Stato che quindi di fatto nazionalizzerà le autostrade.

La situazione fino ad oggi: Autostrade per l’Italia (l’ASPI di cui si sta parlando tanto), cioè la titolare delle concessioni, è controllata all’88,06 % da una holding quotata in Borsa e chiamata Atlantia, che a sua volta è controllata dai Benetton attraverso la loro Edizione Holding. In sintesi: i Benetton sono i padroni di Autostrade per l’Italia. Cioè di buona parte delle autostrade italiane, anche se non tutte: ad esempio la Torino-Milano, la Milano-Serravalle, la Modena-Brennero e la Salerno-Reggio Calabria, per dire le prime che vengono in mente, hanno altri gestori-concessionari.

La situazione domani, dopo l’accordo che per i tifosi di Conte sarebbe una vittoria ma che in realtà è solo l’annuncio di una trattativa: Atlantia scenderà gradualmente al 10% in ASPI, vendendo le sue quote principalmente alla Cassa Depositi e Prestiti, che alla fine di questo percorso sarà azionista di maggioranza assoluta delle Autostrade per l’Italia con il 51%. In realtà il percorso potrà dirsi ultimato con la quotazione in Borsa di ASPI. Ma, ribadiamo, nell’accordo non sono fissati tempi certi né tanto meno cifre.

È evidente però che il mitico ‘mercato’ si aspetta che la vendita delle quote di Atlantia sarà tutt’altro che una svendita (potrebbe esserlo sotto la minaccia di una revoca, asteriscando gli aspetti legali o addirittura costituzionali), ma l’aspetto paradossale della situazione è un altro: Autostrade per l’Italia era stata privatizzata del 1999 (era dell’IRI) e poi quotata in Borsa, quando nel 2003 dalla Borsa uscì dopo la vendita proprio ai Benetton.

Questo abbiamo capito finora di questa vicenda che stando ai protagonisti avrebbe soltanto vincitori: i morti del Ponte Morandi sono costati ai Benetton il controllo di una gallina dalle uova d’oro come le Autostrade, ma di certo non ci perderanno ed è probabile che per evitare un Vietnam legale (Atlantia ha anche altri azionisti, è una società quotata e non è che siamo in Cina) avrà favori in altri settori. La vera domanda di noi al bar, che non seguiamo le vicende finanziarie e ci facciamo fregare dai BTP Futura che servono a pagare i navigator, è un’altra: come mai gente che faceva maglioni, e nemmeno dei migliori, è arrivata a dettare le regole del gioco ad uno stato sovrano?

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