Attualità

Autonomia differenziata sì o no?

Stefano Olivari 24/01/2024

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L’autonomia differenziata è un bene per l’Italia, o per lo meno per le regioni che sapranno sfruttarla nel modo migliore? Domanda di grande attualità, che provoca erezioni ai giornalisti, ma che qui al bar della periferia ovest sembra davvero da bar. Perché il sì del Senato dovrà essere seguito da quello della Camera, e non è detto che arrivi prima delle Europee: quali sarebbero gli effetti politici di una Lega bastonata? Dopo l’eventuale approvazione della Camera ci vorranno due anni perché il governo vari i decreti che dovranno determinare per le varie materie degli ormai mitici Lep, cioè i livelli minimi di prestazione che devono in ogni caso essere assicurati in tutta Italia.

Insomma, più una discussione di principio, per indicare una direzione, che una riforma con effetti immediati. Anche perché le materie che le singole regioni potranno chiedere di gestire sono addirittura 23, potendo comprendere cose pesantissime come salute (più di adesso?), energia e istruzione. Zaia, per citare il facile esempio del Veneto, ha detto che le chiederà tutte e 23. Messa così, è chiaro che se l’autonomia differenziata arriverà fino in fondo si arriverà ad una situazione in cui tutte le regioni saranno di fatto regioni a statuto speciale, quasi staterelli con una loro politica e magari anche in conflitto fra di loro.

Paradossale è che tutto questo sia nato dalla modifica del titolo V della Costituzione, voluto nel 2001 dal centrosinistra allora al potere, che stabilì le materie di esclusiva statale (la difesa, la politica estera e poche altre) aprendo di fatto la corsa all’autonomia, che ha avuto accelerazioni e rallentamenti legati ai risultati elettorali della Lega e alla sua presenza nei governi (infatti il rilancio avvenne durante il Conte I).

Complicata quindi la riforma, ma facile esprimersi ideologicamente: autonomia differenziata sì o no? Come al solito siamo tifosi e votiamo per il no: troviamo più onesto, più facile ed anche auspicabile (se fossimo veneti), un Veneto indipendente, ma riempire l’Italia di burocrazie in più è sbagliato. Anzi, aboliremmo anche le regioni a statuto speciale. Avete le palle? Lottate per la secessione, per l’indipendenza. Senza contare che il bottino grosso, cioè la salute, è già delle regioni. Ci sfugge il senso di avere una Calabria ancora più povera ma sempre legata all’Italia.

stefano@indiscreto.net

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