Economia

Agnelli 2016, fuga dall’Italia

Indiscreto 02/08/2016

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Al nostro bar dell’economia nei giorni scorsi si è discusso molto di un interessante articolo di Luciano Mondellini letto su Milano Finanza (cartaceo, quindi non possiamo agevolare link) riguardante Exor e la sua prossima fuga dall’Italia all’Olanda, che farà seguito a quelle di FCA e Ferrari. Exor altro non è che la holding della famiglia Agnelli-Elkann, cioè il vero centro del potere anche se le carte sono distribuite dalla sua controllante, la Giovanni Agnelli & C (peraltro anche lei sulla via dell’Olanda). Ignorantemente, non avendo mai avuto società all’estero ma soltanto nella vituperata Italia (tre, di cui due vendute), eravamo convinti che ad Amsterdam ci fosse un vantaggio fiscale consistente, ma le cose non stanno proprio così. Perché è vero che in Olanda si pagano meno imposte, ma l’aliquota sul reddito delle società è soltanto di pochi punti inferiore al 27,5% italiano (non lo sapevamo), e anche su dividendi ed eventuali capital gain a livello di holding la situazione è nella sostanza neutra perché in Italia i soggetti residenti sono esenti per il 95% delle somme (questo lo sapevamo, pur non avendo dividendi da percepire). In sostanza anche l’Italia è per molti versi un paradiso fiscale, nell’assoluta legalità, anche se l’apparentemente bassa aliquota si applica a una base dove non tutti i costi sono deducibili e quindi molti confronti rimangono accademia. Ma veniamo al punto: perché gli Agnelli se ne vanno? Non tenevano nu core italiano, per citare l’immenso e putiniano Depardieu? Così ci ha sempre raccontato il Franco Costa collettivo, che va bene la Mercedes ma adesso anche questi zozzoni della Red Bull… Sinceramente il motivo raccontabile di questa fuga non l’abbiamo capito, al di là di un ambiente che in Olanda è più favorevole, amichevole e trasparente per chi voglia fare l’imprenditore. Se non capiamo il vantaggio per gli Agnelli, al di là del distacco dal paese loro benefattore ed entro tre anni forse anche dalla Juventus (arabi, non cinesi: in ogni caso non decide Andrea Agnelli il cui parere a livello di grandi operazioni vale quanto quello di Mandragora), certo al 100% è il danno per l’Italia, che perde l’Iva generata dalle operazioni e tutte le imposte sul reddito sia finanziario che da lavoro. La situazione meriterebbe commenti autorevoli, quindi non il nostro, e anche una strategia dissuasiva del governo, visto che le ferrovie oscene che ci sono in mezzo paese non sono colpa di Renzi.

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