Economia

Affitti brevi tassati al 26%

Stefano Olivari 28/10/2025

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Negli ultimi giorni si è parlato molto della proposta di Giorgetti di alzare dal 21 al 26% l’aliquota fiscale sugli affitti brevi, in sostanza gli appartamenti e le stanze che troviamo su Airbnb ma non solo su Airbnb. Idea che ha generato scazzi nel centrodestra, con Forza Italia contrarissima, e che divide gli italiani in maniera trasversale rispetto all’appartenenza politica: gli affitti brevi sono di destra o di sinistra? Va da sè che la vera divisione sia fra chi possiede appartamenti da affittare, volendoli affittare, e chi non ne possiede o ne possiede ma non vuole affittarli.

Ma sarebbe secondo sbagliato ridurre tutto a 5 punti percentuali, pur pesanti, visto che il vero discorso e il vero tema del nostro ‘Di qua o di là’ sono il modello di Italia che si intende proporre. Perché il boom degli affitti brevi (più 50% rispetto al pre-Covid, con ricavi triplicati: nel 2024 in Italia 8,8 miliardi), trainato da professionisti del settore immobiliare ma anche da semplici proprietari che vogliono un reddito extra, ha trasformato i centri di tante città italiane in terre di trolley e di alberghetti nemmeno troppo low cost.  E soprattutto perché l’affitto immobiliare è rendita pura, senza meriti (il classico bilocale ereditato dalla nonna), senza produzione, senza innovazione, senza alcunché di utile per l’economia o la società.

Gli affitti brevi, ma anche l’aumento incredibile (anche nelle località di vacanza, non si sta quindi parlando soltanto di prima necessità) di quelli lunghi, collocano insomma una classe media di ereditieri di Serie B dalla stessa parte delle Big Tech che facendo intermedizione vincono comunque: se l’affittuario distrugge la casa il problema è del proprietario. Non è un fenomeno di nicchia, come sa chiunque viva a Milano, Roma, Firenze e in regioni com Toscana, Puglia e Liguria, ma qualcosa che ha davvero cambiato la vita dei residenti, turisti (con i prezzi da turisti) a casa propria.

Senza metterci a fare i marxisti della mutua è evidente che il turismo o lo spostamento breve lo viva diversamente chi ha proprietà, cioè il capitale (non vogliamo chiamare i bilocali ‘mezzi di produzione’), e chi ha da offrire soltanto il lavoro. Non stiamo parlando di un fenomeno illegale, beninteso, ma di una realtà in cui ognuno fa i propri interessi: è compito di uno Stato vedere se questi sono compatibili con l’interesse generale, senza miopia. Perché puoi guadagnare 2.000 euro al mese dal tuo appartamentino ma se poi per strada un disperato senza casa ti accoltella non puoi dire di aver chiuso il bilancio in attivo.

Come sempre votiamo anche noi e votiamo per la disincentivazione degli affitti brevi. Non è un discorso economico o fiscale, anzi siamo convinti che molti preferirebbero tenere una casa sfitta piuttosto che affittarla con il ‘quattro più quattro’, ma soltanto sociale. Gli affitti brevi disincentivano investimenti produttivi e zavorrano l’economia reale, bar e ristoranti a parte. Ma lo chiediamo anche al medio-borghese commentatore di Indiscreto: affitti brevi sì o no?

stefano@indiscreto.net

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