L’Italia di Sofia e Leonardo

25 Novembre 2019 di Stefano Olivari

In Italia nascono sempre meno bambini: nel 2018 i nati sono stati 439.747, circa 18.000 in meno rispetto al 2017 e addirittura 140.000 in meno rispetto al 2008, non all’Italia degli anni Cinquanta. Sono dati dell’Istat, citati nel report ‘Natalità e fecondità della popolazione residente’ che consigliamo di leggere perché i numeri spesso valgono più delle parole.

Se ai 140.000 aggiungiamo gli aborti, fra legali e illegali, che ogni anno vengono praticati in Italia, si arriva facilmente a 250.000 neonati che ogni anno mancano all’appello. Le province italiane con meno di 250.000 abitanti sono una trentina, quindi non è una forzatura affermare che ogni anno scompaia una provincia di italiani o futuri italiani.

Ogni donna ha mediamente 1,29 figli e non occorre essere uno statistico per notare come siamo diventati un paese di figli unici. La curiosità, che va contro i luoghi comuni, è che al Nord il tasso di fecondità sia più alto che al Sud, con il picco della provincia di Bolzano (1,72) e il minimo raggiunto in Sardegna (1,02).

Cosa possiamo dire, in chiave sovranista o anche solo di affezionati all’Italia? Paese a cui teniamo di più rispetto a Germania, Senegal e Cina, forse perché siamo italiani. Diciamo che rispetto al 2017 il calo dei figli di genitori entrambi italiani è stato di 15.771 bambini. In sostanza quasi tutti i bambini in meno sono (anzi, sarebbero stati) teorici bambini italiani-italiani.

Pochi o tanti che siano, perché c’è chi teorizza che la decrescita demografica sia auspicabile, come si chiamano questi bambini italiani o futuri italiani? Fra le bambine il primo nome scelto è Sofia, seguito da Giulia e Aurora. Fra i neonati maschi invece vince Leonardo, con Francesco al secondo posto e Alessandro al terzo. Non sono opinioni, ma l’anagrafe.

Detto che la tendenza delle nascite è verso il basso anche per i bambini nati da almeno un genitore straniero, è interessante il fenomeno che vede molti genitori stranieri ma residenti stabilmente in Italia scegliere un nome italiano o comunque che suoni bene nelle diverse lingue. Da qui il successo di Sofia e Luca presso i rumeni, di Emma e Andrea presso i cinesi, di Aurora e Matteo presso gli albanesi (molti dei quali in Italia chiamano i figli maschi Noel e Liam: tutti fan degli Oasis?). Nazionalità citate non a caso, perché insieme a quella marocchina sono le quattro comunità più grandi di residenti in Italia.

Conclusione nostra, e non dell’ISTAT? Non è di per sé un problema quello di essere di meno, la scomparsa di tanti lavori da classe medio-bassa in questo senso arriva al momento giusto. Basta che le persone non abbiano la pretesa di andare in pensione a 60 anni e nemmeno a 62 con quota 100. Siamo stati fregati dalla generazione dei nostri genitori, è un motivo sufficiente per ricalcolare le loro pensioni con il metodo contributivo ma non per distruggere l’Italia.

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