Nuovo San Siro, 60.000 borghesi da spennare

10 Luglio 2019 di Indiscreto

Inter e Milan hanno presentato al Comune di Milano il progetto per la costruzione del nuovo stadio di San Siro e soprattutto quello per le aree commerciali, eufemisticamente definite ‘distretto multifunzionale’. Un progetto da minimo 1,2 miliardi di euro per arrivare ad uno stadio da 60.000 posti, invece degli attuali 80.000.

800 pagine che saranno analizzate dal Comune, con tempi di risposta imprecisati e una valutazione che sarà necessariamente anche politica, tenendo presente che nel San Siro attuale in ogni caso si dovrà tenere la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici Invernali del 2026. Di sicuro, visto il sentimento popolare prevalente, nessun partito vuole essere quello che mette la faccia sull’abbattimento di San Siro ed infatti sono tutti,a partire da Sala, con varie sfumature contrari.

Poi va detto che Inter e Milan il loro stadietto potrebbero farlo a Sesto San Giovanni, a Cinisello, a Rho o in un’altra delle tante aree del milanese in cerca d’autore e a tiro di metropolitana. Le discussioni non mancheranno e nemmeno noi mancheremo, anche se lo schema ‘Proprietari stranieri che non sanno un cazzo di calcio contro nostalgici tifosi e storyteller’ è scontato.

Adesso però ci appassiona soprattutto la storia dei 60.000. Da confrontare non con seghe mentali ma con le medie dell’ultimo campionato di Inter e Milan, non certo nel punto migliore della loro storia: 58.789 i nerazzurri, 54.651 i rossoneri. Anche i commercialisti laureati all’università telematica Pegaso, con abilitazione CEPU, quasi tutti scriventi su Twitter, possono intuire che con squadre appena migliori la media sarebbe ben sopra i 60.000 e che per certe partite in ogni caso non basterebbe uno stadio da 200.000. Insomma, il buon senso direbbe che una capienza fra gli 80 e i 90.000 sarebbe da club con grandi ambizioni ma anche con visibilità da tutti i posti.

Al di là del nuovo stadio, a cui non siamo di base contrari, anzi, questa del ridurre la capienza è una stupidaggine già fatta dalla Juventus e di cui Agnelli si è pentito amaramente, al punto che senza grandi misteri circolano ipotesi di un nuovo impianto per i bianconeri di capienza doppia rispetto agli attuali 40.000 posti. Una scelta al ribasso, dal punto di vista ideologico, che porterà al rialzo dei prezzi dei biglietti visto che tutti gli scenari fatti circolare indicano che gli incassi da ticketing dovranno aumentare, al di là di quelli da attività collaterali. In altre parole: l’idea è quella di uno stadio per turisti o per tifosi borghesi che vedono una partita ogni tanto, da spennare quindi per l’occasione: lo stop a 40.000 degli abbonamenti dell’Inter si può leggere anche in questo modo.

Chiudiamo con un dato oggettivo, aggiornato al 2018 perché i bilanci relativi alla stagione appena finita non sono ancora usciti. Al di fuori di biglietti e abbonamenti, lo Juventus Stadium produce ricavi per circa 15 milioni di euro l’anno mentre il vituperato e vecchio San Siro per 13. Va da sé che quel miliardo e passa di investimenti andrà recuperato dalle tasche dei frequentatori dello stadio, quindi minimo raddoppiando i prezzi, e dalle attività commerciali nel resto della settimana. Viva il nuovo stadio, quindi, se non creerà danni ambientali: se un tifoso è disposto a spendere il doppio, è giusto chiedergli il doppio. Ma nessuno sente il bisogno dell’ennesimo centro commerciale, proprio nell’epoca in cui i centri commerciali stanno iniziando ad andare male in tutto il mondo civile, per mille cause (web, stagnazione, minore uso dell’auto, eccetera). Chissà se nelle 800 pagine c’è scritto anche questo.

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