Juventus-Fiorentina femminile vale zero

22 Marzo 2019 di Stefano Olivari

Domenica alle 15 la Juventus e la Fiorentina si sfideranno all’Allianz Stadium in quella che a tutti gli effetti è la partita scudetto del calcio femminile, visto che le bianconere hanno 47 punti in classifica e le viola 46. E già da qualche giorno è in circolazione la solita sbobba mediatica sul successo del calcio femminile, sul prossimo Mondiale in esclusiva su Sky, sulla civiltà di quei paesi che riempiono gli stadi per assistere a partite fra donne. AAhhh signora mia, che cultura al Wanda Metropolitano… Non come la suburra che si scanna per il VAR di Parma-Empoli. Insomma, meccanismi paragiornalistici che abbiamo già visto in tante altre occasioni maschili, dal Moro di Venezia al rugby. Ma questa partita scudetto interessa così tanto che la Juventus ha deciso di vendere i biglietti… gratis. Tramite Ticket One, ma giusto per registrarsi perché il prezzo del biglietto è zero.

Scelta di marketing giusta, meglio un bel colpo d’occhio e recuperare qualche soldo con bibite e magliette che giocare in uno stadio vuoto. Ma anche scelta che dice tutto della percezione che si ha del calcio femminile: uno sport con la stessa dignità di quello maschile, ma guardabile a fatica (non siamo mai riusciti ad andare oltre i 5 minuti). E soprattutto senza capacità di far scattare l’identificazione, base del successo, quello della Juventus (maschile) compreso. Non è un caso che con una mossa intelligente il calcio femminile abbia da qualche anno iniziato a vivere delle briciole di immagine di quello maschile: Milan e Roma ci evocano qualcosa di più forte rispetto a Tavagnacco e Valpolicella, magari giusto per il nome un’occhiata al risultato la diamo. Poi far spostare da casa 30.000 persone, come sarà per Juventus-Fiorentina, è in ogni caso una grossa impresa.

È il mercato, composto anche da spettatrici donne, e non il becero maschilismo a dire che il calcio femminile in Italia vale sempre di più come praticanti ma quasi niente come fenomeno di costume. Siamo ai livelli del biathlon, che però almeno ad Anterselva è il primo sport. Poi se vogliamo sentirci femministi è meglio chiedere carcere vero per chi picchia la moglie, non fingere che la Bonansea sia Cristiano Ronaldo.

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