Attualità

1993, l’anno in cui tutto poteva cambiare

Biro 14/06/2017

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La serie 1993 – Ogni rivoluzione ha un prezzo, finita di guardare poco fa su Sky, ha secondo noi un grandissimo pregio: affronta la politica italiana di quell’epoca di transizione, più simile alla Prima Repubblica che alla Seconda, senza gli schemi del cinema politico e puntando più sui personaggi che sulle storie. I tanti personaggi reali di 1993 (Berlusconi, D’Alema, Di Pietro, Cusani, Miglio, eccetera) sono infatti al tempo stesso attraenti e respingenti, possono dire o fare qualsiasi cosa (come del resto il protagonista, Leonardo Notte) risultando credibili, anche se la parte del leone la fanno quelli semiveri: cioè quelli che sono un misto di persone realmente esistenti, dalla soubrette interpretata da una bravissima Miriam Leone al leghista Pietro Bosco che cerca di stare a galla in tutti modi, passando per l’onorevole democristiano medio e il funzionario del PDS.

Gli sceneggiatori, fra i quali non c’è Stefano Accorsi (che la serie l’ha ideata, oltre a interpretare un credibile Notte) non sempre riescono a evitare le cadute da fiction all’italiana (la giornalista di Mani Pulite che chiede consiglio a Montanelli è una scena di culto, in negativo), ma nel complesso sanno restituire il clima di un periodo stranissimo, in cui singole scelte di singole persone avrebbero cambiato in maniera strutturale la storia del nostro paese. Per dirne una: se Mario Segni, sulla scia del trionfo referendario, fosse diventato il leader di un nuovo movimento di centro-destra Berlusconi avrebbe continuato a usare la politica senza entrarci e l’antiberlusconismo sarebbe rimasto nelle barzellette invece che diventare un programma elettorale. Un buon passo ha anche il racconto di Mani Pulite, coraggiosamente oltre la retorica dei buoni contro i cattivi: tutto era trattabile, anche l’impunità di grandi gruppi e grandi figure dalle indagini in cambio di collaborazione.

Alcuni caratteri più di altri, pensiamo a Cusani, si prestano all’ambiguità, ma in generale il muoversi lungo questo confine è stata finora la buona cifra stilistica di questa serie, che ha seguito 1992, si è chiusa sull’inno di Forza Italia e proseguirà chiaramente con 1994. Al di là della non recitazione di alcuni, dal punto di vista televisivo è stata una boccata d’aria dopo mille prodotti americani, per quanto ben fatti.

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