Tre canzoni di Mario Merola
In omaggio allo scudetto del Napoli iscriviamo al
Festival di Indiscreto l'unico, fra i cantanti napoletani famosi, a non avere mai avuto svolte 'italiane' o folgorazioni intellettuali:
Mario Merola. Scomparso nel 2006 ed oggi forse conosciuto più come attore, il Re della sceneggiata ha una discografia incredibile per quantità e qualità, base del successo dei film e della sua popolarità personale. Merola ha davvero fatto mille cose, ma sempre rimanendo fedele a sé stesso: del resto la sceneggiata ha uno schema fisso e non ha bisogno di genii incompresi ma di interpreti credibili. Come appunto Mario Merola. La più vecchia delle sue tre canzoni più ascoltate su Spotify, è
Zappatore. Scritta da Ferdinando Albano, con testo di Libero Bovio, era in realtà un successo dal 1928, ma nel 1976 Merola la reincise e la fece conoscere in tutto il mondo, recitando nell'omonima sceneggiata e poi nel 1980 nel famoso film, dove il figlio ingrato è interpretato da Gerardo Amato e la fidanzata da Mara Venier. Ma al di là del culto cinematografico
Zappatore come canzone nella versione di Merola diventa una hit mondiale. "
Si zappo ‘a terra chesto te fa onore… Addenòcchiate. E vaseme ‘sti mmane" l'ha pensato, nella sua lingua, ogni genitore del mondo. Del 1981 è invece
Chiamate Napoli...081, contenuta nell'album che ha lo stesso titolo e presentata al festival di Sanremo del stesso anno, dove però Merola andò soltanto come ospite. Scritta da Eduardo Alfieri e dall'incredibile Pino Giordano, il prefetto-paroliere, diventò fin da subito una delle sue canzoni obbligatorie ai concerti, oltre che occasione per tanti duetti (memorabile quello con
Nino D'Angelo) e collaborazioni. A Sanremo Merola sarebbe tornato come ospite, però mai come concorrente, fatta eccezione per la sua presenza nella mitologica Squadra Italia del 4 con
Una vecchia canzone italiana. Molto particolare è la storia di
Cient'anne, brano del 2 di Gigi D'Alessio, che all'epoca era agli esordi ed era un pupillo di Merola (faceva il pianista ai suoi concerti), che infatti interpretò insieme a lui la canzone contenuta nell'album
Lasciatemi cantare, quello d'esordio di D'Alessio. Per anni sarebbe stata considerata una canzone di Merola, che del resto la amava e la proponeva molte volte. Canzone portante del film omonimo del 9, con protagonisti proprio Merola, D'Alessio, e Giorgio Mastrota. Una delle tante portate al successo da un artista ghettizzato, e che anche si era autoghettizzato, ma che sapeva toccare corde profonde.
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