Le cento lire di McAdoo

Categorie: Vuoti a perdere
Oscar Eleni fuggito di corsa dall’agro aversano di Sant’Antimo dove nacque l’ingegner Nicola Romeo, fondatore dell’Alfa orgoglio dei lombardi che ancora non sospettano le origini non proprio celtiche di chi ha portato nel mondo questo super marchio, dalla terra che aveva ceduto a Napoli i diritti per il campionato di A2 perduti con il versamento comico di 3 euro al posto dei 33 mila che chiedeva la commissione federale per evitare questa esclusione dal campionato che addolora, che ci porta tristezza, anche se ci divertiremo un mondo quando i severissimi, ma giustissimi (risata da blob), burocrati fecero di tutto per cancellare Treviso dal loro piccolo regno. Per fortuna nostra e non loro sul Sile se ne impippano di questi  carabinieri del nulla così amati dai rottamatori imperanti nel neobasket lillipuziano, per cui ad una partita di promozione vanno  più spettatori che in molte partite della cosiddetta serie A, uno o due non importa visto che spesso nel secondo torneo fanno più pubblico che al piano di sopra come potrebbero dire i soliti rompipalloni che guardavano sconsolati i tremila scarsi del lunedì televisivo per un Milano-Roma che si adatta perfettamente ai padroncini di oggi, ai loro consiglieri che non riescono a bere in compagnia o perché astemi o, soprattutto, perché non hanno niente da dire. Meglio, si parlano nel sottoscala, arrivano sul cocchio di Messala guidando cavalli neri, si credono potenti, il nuovo mondo, ma non sanno che la storia andrà a visitarli, prima o poi, e si dovranno comunque rendere conto che se hai dentro l’arido  tipo “fornero”, se sarai ricordato più per i licenziamenti che per i trofei, più per la maleducazione sentimentale in cui sei stato allevato, più per gli sgarbi a chi meritava abbracci e gratitudine che per iniziative che facciano il bene del sistema, dello sport palleggiato così male sulle reti televisive dove ancora pensano che un filmato possa soddisfare lo spettatore ignaro. Cara gente, cari figli e figliastri delle palle sputate dai ferri, dei tiri sfortunati, o bella, direbbe, il sciur Borella, che cosa vuol dire tiro che entra ed esce ?, sarà meglio capire perché hai fatto quel tiro e quale era la tua durezza muscolare, la tensione che ha rovinato tutto, l’inopportunità del tentativo, insomma questi telecronisti del tubo dovrebbero capire, finalmente, che il loro lavoro è quello di  dare didascalie facilmente comprensibili a chi guarda e non è da cronistoni dire che la gente grida Barca a Barcellona, Inter a San Siro, Cagliari nel vuoto. Belle le trasmissioni dedicate al basket, ma le curiosità dei Mazzocchi vanno soddisfatte in altro modo. Strani mondi. In Rai, per un certo periodo avevano proposto le telecronache misurate, competenti, così lontane dai cieli fasulli dove i commentatori tecnici erano costretti a ripetere la filastrocca dei capo posto da “accaressare”, e i servizi ben commentati di Mascolo, ma, chissà perché, adesso è dietro le quinte a dirigere. Meglio per la sua carriera, ma poi corregga e guidi quelli nuovi, cosa che non chiediamo a La7 perché non sapremmo davvero  trovare punti di riferimento, anche se vediamo passione in chi cerca di imporre uno sport che al Mentana piace come l’attore in ammollo che pubblicizzava detersivi. Via da Sant’Antimo, passando per Napoli per far sapere allo sfortunato Bartocci che siamo solidali con chi meritava maggior fortuna in una vita dedicata allo sport che ama, una corsa rapida per arrivare al teatro della Luna di Assago, là fuori di mano dove “ brilla il Forum da quando hanno messo una cintura salva vita intorno al campo, sedie non più anonime perché vestite  col nero della real casa, sedie spesso vuote, ma destinate a ricevere, prima o poi, i nobili e gli artisti della Milano da bere e che conta. La cosa diventerà più semplice dando a questa gente che conta gli omaggi negati a chi se li meritava per aver dedicato tutto alla società, magari spendendo tanto come Gian Mario Gabetti, dedicato tanto al basket, come l’ex presidente federale Maifredi, oro di Parigi, non dimentichiamolo anche se adesso il suo basket è soltanto quello della gloriosa Posal, una delle poche società rimaste in piedi quando sono entrati nel sottoscala i rottamatori che minacciano di insegnarci ancora a vivere e a vedere. Perché il teatro della Luna? Sapevamo che c’erano ancora i profumi della ricerca talenti di casa Ventura con X Factor e, magari, avremmo trovato la Maionchi del passato per farci spiegare la soddisfazione di don Sergio Scariolo dopo la vittoria sulla Roma virgulto che regge fino a quando tiene la testa bassa, che si riprende quando la ricca nemica vola proprio terra terra. Lui, l’hidalgo delle terre calde, ci dice che è stata la miglior partita della sua Olimpia armanizzata. Allora c’è da preoccuparsi. Bravo Bourousis contro imberbi scoiattoli, bravo Langford, texano con gli occhi di velluto. Non pervenuti gli altri. Squadra? Con quella difesa. Gioco spumeggiante? Dieci minuti su quaranta.  Quegli zuccheri che svaniscono nel momento delle battaglie non li ritrovi sempre con  il nuovo rancido arbitrale, una locomotiva che sbuffa volentieri dove vede u pilu e la pilla. Ehi lunatico sconsiderato basta, ci sono anche altre storie dopo 4 giornate di campionato. Ecco, bravi. Raccontatevele da soli. Troppo presto per essere già sicuri di aver trovato le squadre rivelazione. Certo questa Varese intriga e il lunedì contro Cantù sarà la prima cartina di tornasole da valutare un po’ meglio delle urine del maledetto Armstrong che adesso  nessuno conosce più, un cattivo vero, adesso, diciamo un po’ come  le storie dell’ultimo decennio del basket italiano dove, ben presto, saranno ripudiati quelli a cui tutti leccavano i piedi, prima della grande crisi, delle borse cucite sotto l’ascella. Su Sassari ci stupisce che la gente sia sorpresa, ne parlavamo prima del campionato con il conte Faina e a lui non sembravano rinforzati. Forse hanno avuto fortuna nelle volate più dure, ma certo hanno dentro qualcosa che ad altri manca, ma non tutti possono permettersi il vissuto del Meo Sacchetti. Siamo sbalorditi dalle figuracce di Viggiano con Brindisi. Chi lo ha visto a Cantù non lo riconosceva, chi lo vede tutti i giorni si domanda come possa avere avuto anche l’azzurro. Misteri. Sapete come sono questi ragazzi senza calze. Un po’ come il Douglas Roberts che adesso dovrà scrivere anche delle sofferenze californiane, dopo il taglio dai Lakers, prima che da Italia nostra arrivi una denuncia che vada oltre la mancanza di acqua calda nella bella Bologna dove la sua storia si è aperta e chiusa senza rimpianti. Dicono che a Venezia ci sia fibrillazione dopo l’esordio perduto contro Sassari. Cambiare fantino, allenatore, non  ha sempre un senso. Per favore aiutateci a credere che il zamparinismo, il preziosismo e il cellinismo non  sono ancora arrivati alla nostra Canossa. Siamo in  ansia per micione Charlie Recalcati. Se anche lui dice che la difesa fa acqua allora a Montegranaro sono guai. Bella la reazione di Reggio Emilia contro la solita Biella che appena sente lodi s’imbroda, ma, per favore, prima di andare addosso al Menetti che ha fatto cose importanti per la società, ragionare un po’ meglio. Certo che Reggio è in una categoria superiore e che alcune debolezze strutturali si notano di più, ma farsi trovare così fragili è un pericolo che le squadre appena nate sentono, mancanza di affetto,  succede un po’ dappertutto come dicevano in Habemus Papam. Sorpresi da Pesaro. Patacca non ci conosci? Noi siamo i pirati. Vero. Ma restate pirati e accarezzate i vostri capitan uncino soltanto alla fine, non durante gli assalti. Siena non va. Soffre, anche se a Tel Aviv abbiamo visto nascere qualcosa. Diciamo la squadra nuova costruita spendendo 7 milioni di euro in meno rispetto al gruppo dell'esascudetto. Il Minucci, sfinito dalle campagne contro il miglio verde che dovevano percorrere tutte le avversarie di questi campioni in carica, pare pronto a sopportare la liberazione della sconfitta, anche se, conoscendolo, prima di vederlo sul tufo sarà meglio corazzarsi in campo, non dando per scontata la resa e l’abdicazione, ma c’è una cosa che gli rode dentro. Si arrabbia tantissdimo quando legge di guerra Siena-Milano. Lui vede soltanto una guerra di Milano contro Siena e non viceversa. Documentata difesa, prove a discarico. In fede respinge ogni addebito seguendo il motto della sua contrada, l’Istrice: solo se attaccato io pungo. Vero, quasi vero direbbero altrove. Quando mettevamo  Siena e Milano armate una contro l’altra lo facevamo per dare sapore al brodo primordiale del campionato. Ma se  ci chiedono di puntualizzare allora dobbiamo ammettere che Milano ha scritto trecento pagine, ha parlato con tutti i media disponibili, mentre Siena ha risposto con un comunicato di qualche riga e troppe trombette durante le finali. Ora si dovrebbe tornare alla sfida nuda e cruda del campo, anche se Milano si sarà accorta che presto sarà lei al centro del mirino se troverà arbitri come quelli che viziavano la nazionale in preparazione e che l’Europa non ti regeala, a meno che…. Nella storiaccia brutta di Assagoland e Fonte Gaia è intervenuto anche il procuratore federale Alabiso per contestare al vicedirettore della Gazzetta le interpretazioni che anche noi abbiamo defin ito pilatesche. Mettiamoci sopra una pietra, ma quando lui dice che bisogna rispettare giudici, arbitri, quanti sono preposti al rispetto delle regole per evitare il caos, allora gli chiediamo anche di essere vigile, sempre, in ogni ora, ogni momento, senza ritardi,  dando l’impressione che le cose vadano secondo la legge, nella speranza che le realtà come Treviso, come era la Virtus, come potrebbe esere la vera Fortitudo, vivano e non ci siano altri casi come quello dell’agro aversano. Pagelle nel nome di tutti i padri che ci hanno disconosciuto. 10 A Bob MCADOO, assistente con anello come artista sui campi, come allenatore d’aiuto in panchina, che continua a sbalordire il mondo NBA vincendo quattrini e conquistando gloria al famoso “horse”, un gioco per tiratori di grande qualità. Ora non lo sfidano solo i ragazzi  di Miami, vogliono mettere dollari sul legno duro anche in altri posti cominciando da New York. Siamo stupiti? No di certo. Quando era a Milano sfidava il ragazzo Pignolo in gare interminabili. Posta? Cento, duecento lire. Vinceva e le pretendeva. Ma Bob, è un ragazzo. Non importa, diceva, la gara deve avere sempre un premio e così impari. 9 Al CANTARELLO quarantaquattrenne che gioca ancora per Trieste abituata agli over quaranta dai giorni in  cui Meneghin affidò la sua vera anima a Boscia Tanjevic,  il  genio che ha portato nel basket anche l’omone che ora serve Dalmasson nell’unica cosa seria rimasta per il basket triestino che è sopravvissuto anche quando i laccati facevano la guerra ai Boniciolli. 8 Al Luca BANCHI che pur vedendo il mondo girare alla rovescia perché la sua Siena non assomiglia a quelle che erano le nobili creature della triade Ferdinando-Simone-Luca, resiste, resiste. Deve farlo perché faranno pagare a lui tutti i conti, ma se lo farà bene uscirà gigante e cinghiale da bosco e mirteto. 7 Ai cugini DIENER che danno  felicità  al progetto Sassari, che danno a Romeo Sacchetti la possibilità di perdere chili superflui nei finali da battaglia. Non durerà per sempre, ma è già bello che vadano in Europa con questa testa. 6 Al MAZZARINO da combattimento che ha tirato fuori Cantù dalla palude brindisina. Fare attenzione ai pezzi da rottamare, fare tutto per non  far scoppiare la testa dei giocatori, vecchi e nuovi. 5 Al POLONARA che ci fa litigare con tutti quei sapientoni che, appena gli chiedi del ragazzo che assomiglia ad Henry Fonda quando faceva il pistolero senza cinismo, alzano le spalle e ti dicono che non è tutto oro quello che luccica. Ci mancherebbe. Ma cara gente  se non si lavora su questi ragazzi che hanno cuore, che vogliono imparare ogni giorno, ci spiegate perché dovremmo  credere a tutti i discorsi sul giocatore italiano da valorizzare. In Nazionale doveva starci dal primo all’ultimo giorno e si è visto, chissà se lo capiscono i consiglieri dei poveri Melli, quella cura fa benissimo come dimostrano Gigli, Datome e lo stesso Hackett che ancora vaga ramingo nel territorio di mezzo perché non ha il coraggio  di valutare le sue reali possibilità. 4 Al SABATINI che vaga sfortunato nella valle di Eliah perché tutti gli sforzi per dare al basket una Virtus grande come merita la storia societaria e il suo pubblico vengono frustrati da improvvisi lutti, partenze, nascite. Possibile che capitino sempre a lui? Per fortuna questi americani viaggianti possono essere sostituiti dai ragazzi della cantera Consolini e Finelli fa bene a puntare tutto su di loro, ne avrà dei vantaggi quando nella Fondazione entrerà chi è stanco di inchinarsi al potere di chi ha il pane, ma non ha i denti. 3 Al CORRIERONE che per il basket ha sempre fatto tanto, che ha una redazione di cestofili praticanti, ma non riuscirà  mai spiegarci perché nel giorno in cui Sassari e Varese restano sole in testa al campionato si offre una mezza pagina allo sci ancora al primo vagito e alla prima neve, lasciando un trafiletto al basket che pure sembra passione del Vanetti varesino. In Lega se ne saranno accorti e chiesti il motivo? 2 Alla NBA che con questa storia del flopping sta contagiando anche le deboli conoscenze degli arbitri europei che adesso stanno cercando la pagliuzza nell’occhio di una partita dimenticando le travi che rovinano davvero il gioco. 1 Ai BUROCRATI che hanno fatto fuori Treviso perché  la prossima volta porteremo anche loro, fra i 1500 che vanno alle Piscine per vedere la squadra in promozione dove si esibiscono anche i veterani vicini all’incubo prostata, ma per buttarli poi in vasca, meglio senza acqua per stropicciare i vestitini dei ras legaioli e federali. 0 Ai FILMATI televisivi che dovrebbero rendere gioiosa la nostra vita di cestomanti mai  sazi. Non è così se resta soltanto la facciata. Servono contenuti. Una faccia, una parola, una spiegazione. Un canestro non è un gol, ma l’ultimo canestro è più di un gol. 0 meno Ai FANATICI che rendono impossibile la vita al giovane STRAMACCIONI, allenatore rampante dell’inter, che, come il povero e tartassato ALLEGRI, è stato costretto ad alzarsi prima del finale dalla sedia d’oro del Forum dove si godeva il finale Milano-Roma, per avitare ingorghi all’uscita. Lui voleva stare, perché sa che in 10” può succedere tutto e Roma (anche se si è dichiarato tifoso di Scariolo) era lì vicina, ma chi accompagna non ne vuol sapere. Meglio correre a mangiare pesce crudo. A proposito, i cerberi che regolano il traffico nei parterre e nelle tribune sportive dovrebbero far sapere alle commissioni d’indagine che i personaggi famosi vengono immortalati da mille telefonini, da 50 se siamo al Forum, abbracciati al primo che capita. Magari un mafioso-camorrista, magari uno scommettitore. Ci pensino quelli che ti condannerebbero soltanto se  ti trovassero a comperare pasticcini nello stezzo negozio dove vanno i dottor Mabuse del doping, i maestri intagliatori delle partite truccate. Oscar Eleni, martedì 23 ottobre 2012