Seguire la moda con… Garbo
Per ragioni anagrafiche abbiamo avuto la fortuna di vivere in pieno il periodo della
New Wave italiana che, tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, ha espresso diversi artisti di livello tra i quali uno dei principali è senz'altro Renato Abate, in arte
Garbo. Ne parliamo su Indiscreto perché di recente il nostro ha pubblicato un nuovo album intitolato
La moda. Ma partiamo dalle origini di un percorso che ha visto la sua prima parte di carriera affermarsi con singoli - e relativi album - come
A Berlino va bene (1981),
Vorrei Regnare e
Generazione (1982, album
Scortati), capaci di generare attenzione grazie a una ambientazione decadente ed elettrica fino alla splendida
Radioclima (1984, nella raccolta
Fotografie) e a una ritmata versione di
Quanti anni hai alla quale partecipò anche Antonella Ruggiero. Nel 1985 un primo cambio di rotta con un altro ottimo brano,
Cose veloci (1985) e successivamente forse il suo maggior successo commerciale, l'album
Il fiume (1986). Poi ancora un lavoro con la multinazionale (
Manifesti, 1988), qualche concessione leggera (degno di nota il singolo
E' tardi), e il definitivo trasloco verso lidi indipendenti, a cominciare da
1.6.2 (0) e la sparizione dai circuiti promozionali che contano, a parte qualche ospitata di tanto in tanto. Eppure, pur non bazzicando i palchi mainstream,
Garbo ha continuato a sfornare album fino ai giorni nostri, con questa nuova uscita che giunge a quattro anni dalla trilogia dei colori inaugurata dall'eccellente
Blu (2002), con nel mezzo il concept
Gialloelettrico (2005, con tanto di premio per il video di
Ondaelettrica) fino al più 'trasparente' (il vinile a tiratura limitata) e introverso
Come il vetro (2008). Arriviamo quindi a parlare de La moda, un lavoro elegante dove Renato Abate, affiancato dai fidi collaboratori
Luca Urbani (ex Soerba) e
Alberto Styloo, riporta al centro della sua produzione un suono a tratti poderoso a tratti addolcito su testi taglienti ("è così equo essere di moda"), scanditi da una voce che si fa profonda e pastosa, emozionante, che non risente per nulla degli anni che passano, anzi (un esempio su tutti la martellante e cupa
Sexy). Sterili i paragoni con altri artisti, secondo noi Garbo ha da sempre mantenuto una sua personalità capace di contaminarsi (e contaminare/restituire) al meglio senza però trasformarsi in clone altrui. Tante le sensazioni che trasmettono le dieci tracce contenute in La moda, tra le chitarre tirate di
Sembra e le aperture di
Sparare fino al lungo finale di
Architettura MIG. In definitiva il nuovo disco di Garbo è un insieme ben riuscito di suoni e testi innestato su un personaggio che da oltre trent'anni si conferma con coerenza sopra la media. Un album raffinato e ricercato con una
title track che le radio farebbero bene a prendere in considerazione, impreziosita dal sax di Andrea (
Andy Fluon) Fumagalli. Bentornato a Garbo, "nell'aria che gira in continuazione".