Seguire la moda con… Garbo

2 Maggio 2012 di Paolo Morati

Per ragioni anagrafiche abbiamo avuto la fortuna di vivere in pieno il periodo della New Wave italiana che, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, ha espresso diversi artisti di livello tra i quali uno dei principali è senz’altro Renato Abate, in arte Garbo. Ne parliamo su Indiscreto perché di recente il nostro ha pubblicato un nuovo album intitolato La moda. Ma partiamo dalle origini di un percorso che ha visto la sua prima parte di carriera affermarsi con singoli – e relativi album – come A Berlino va bene (1981), Vorrei Regnare e Generazione (1982, album Scortati), capaci di generare attenzione grazie a una ambientazione decadente ed elettrica fino alla splendida Radioclima (1984, nella raccolta Fotografie) e a una ritmata versione di Quanti anni hai alla quale partecipò anche Antonella Ruggiero.

Nel 1985 un primo cambio di rotta con un altro ottimo brano, Cose veloci (1985) e successivamente forse il suo maggior successo commerciale, l’album Il fiume (1986). Poi ancora un lavoro con la multinazionale (Manifesti, 1988), qualche concessione leggera (degno di nota il singolo E’ tardi), e il definitivo trasloco verso lidi indipendenti, a cominciare da 1.6.2 (1990) e la sparizione dai circuiti promozionali che contano, a parte qualche ospitata di tanto in tanto.

Eppure, pur non bazzicando i palchi mainstream, Garbo ha continuato a sfornare album fino ai giorni nostri, con questa nuova uscita che giunge a quattro anni dalla trilogia dei colori inaugurata dall’eccellente Blu (2002), con nel mezzo il concept Gialloelettrico (2005, con tanto di premio per il video di Ondaelettrica)  fino al più ‘trasparente’ (il vinile a tiratura limitata) e introverso Come il vetro (2008).

Arriviamo quindi a parlare de La moda, un lavoro elegante dove Renato Abate, affiancato dai fidi collaboratori Luca Urbani (ex Soerba) e Alberto Styloo, riporta al centro della sua produzione un suono a tratti poderoso a tratti addolcito su testi taglienti (“è così equo essere di moda”), scanditi da una voce che si fa profonda e pastosa, emozionante, che non risente per nulla degli anni che passano, anzi (un esempio su tutti la martellante e cupa Sexy). Sterili i paragoni con altri artisti, secondo noi Garbo ha da sempre mantenuto una sua personalità capace di contaminarsi (e contaminare/restituire) al meglio senza però trasformarsi in clone altrui. Tante le sensazioni che trasmettono le dieci tracce contenute in La moda, tra le chitarre tirate di Sembra e le aperture di Sparare fino al lungo finale di Architettura MIG.

In definitiva il nuovo disco di Garbo è un insieme ben riuscito di suoni e testi innestato su un personaggio che da oltre trent’anni si conferma con coerenza sopra la media. Un album raffinato e ricercato con una title track che le radio farebbero bene a prendere in considerazione, impreziosita dal sax di Andrea (Andy Fluon) Fumagalli. Bentornato a Garbo, “nell’aria che gira in continuazione”.

 

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