Sanremo: 1984, nascita di Eros
Mancano due settimane al Festival della Canzone Italiana di
Sanremo e come ogni anno torniamo indietro con la memoria sulle edizioni del passato partendo da quella del
1984 che segnò il ritorno al playback integrale per tutti e aprì l’era piena del Totip dopo la sperimentazione del 1983. E che per chi scrive ha un particolare significato per diverse ragioni e scoperte che non stiamo qui a descrivere annoiando i lettori. A vincerla furono
Al Bano e Romina Power (ai loro massimi) con
Ci sarà davanti a
Toto Cutugno (
Serenata) e Christian (
Cara). Medaglia di legno per Pupo con
Un amore grande, che sostituì all’ultimo Loretta Goggi nell’interpretazione di questo brano, firmato da Giancarlo Bigazzi, Umberto Tozzi e Totò Savio. Detto dei vincitori (o quasi), tra un confidenziale Bobby Solo e una Iva Zanicchi un po' meno aquila, quello di 30 anni fa si rivelò come un Sanremo da ricordare positivamente per più canzoni, a cominciare da
Nuovo Swing di un
Enrico Ruggeri ancora indossante i celebri occhiali e che aveva già iniziato a ritagliarsi un ruolo di autore di livello dopo la stagione con i Decibel. Altro genere di brano, ma lo stesso notevole,
Radioclima di Garbo: ricco di ambientazioni elettrico new wave, incedere frenetico e una radio luminosa sul palco e sulla bellissima cover dell’album
Fotografie. Virando sul pop puro, uno degli smash hit del 1984 fu
Non voglio mica la luna di
Fiordaliso, diventato un grande classico, ricercato molto anche dai lettori di Indiscreto. Ottima figura anche per
Regalami un sorriso di Drupi (difficile che sbagliasse un colpo in quel periodo), così come per una
Anna Oxa in grande forma. La sua
Non scendo, dall’andamento incalzante, fu accompagnata da un look che non poteva certo passarci inosservato: bionda ma non sofisticata, la versione che più di tutte preferiamo. Un altro evergreen (l’ennesimo) uscito dal Festival del 1984 fu
Nina di Mario Castelnuovo, storia d’amore in tempo bellico, raccontata con misura e senza superflui drammi e lacrime, per un autore che ha poi continuato a fare buoni dischi fuori dal coro. E che dire di Patty Pravo, e la sua
Per una bambola? Non entrata nel repertorio stranoto della signora Strambelli, avrebbe meritato maggiore attenzione quando alcuni ne ricordano più che altro la pettinatura dell'interprete. Ultima apparizione invece per la
Fiorella Mannoia prima maniera (al di là degli esordi nei Settanta), ancora in bilico tra un pop e canzone d’autore con la poderosa
Come si cambia: tornerà all’Ariston tre anni dopo conquistando definitivamente la critica e moltiplicando le sue apparizioni su palchi considerati più... degni. Da citare, ancora tra i big, l’esotica
Anni ruggenti del Gruppo Italiano (splendide le palme che suonano, bei tempi...),
Serena Alienazione di Riccardo Del Turco (da 10) e la ‘mitica’
Allo stadio degli Stadio, con un testo che evocava il passaggio del bubble-gum con la lingua a un concerto. Il massimo della trasgressione per noi all’epoca, prima di intonare “Libera, amico cielo” insieme a Donatella Milani. Ma il botto in quel Sanremo lo fecero anche le nuove proposte (o presunte tali, visto che c’erano in gara i Trilli e i Collage), con il trionfo di
Eros Ramazzotti:
Terra Promessa lo lanciò verso quella scalata ai vertici che lo avrebbe poi portato a superare i confini nazionali. Il ragazzo romano sopravanzò
Solo con l’anima mia (firmata da Ron e Luca Carboni) di Marco Armani. Bella voce e buone canzoni le sue, che caratterizzarono anche alcune edizioni successive del Festival. Il podio di categoria fu chiuso da
Aspettami ogni sera di Flavia Fortunato. Anche lei per qualche stagione in primo piano sul palco dell’Ariston. Rivista di recente da Carlo Conti in ottima forma. Doveroso ricordare in questa sede
Sonnambulismo (firmata Ruggeri) dei Canton, che ne fecero anche una versione in inglese (Sleepwalking),
La Fenice di Santandrea (da noi
di recente intervistato, e premio della critica) e
Lei balla sola di Fabio Vanni, diventata poi un hit della italo disco in più versioni, fino al ripescaggio dieci anni dopo da parte di Fiorello. Di culto infine l’enigmatica
Mondorama di Richter, Venturi e Murru nonché (qui il Direttore non potrà fare a meno di ringraziarci)
Se ti spogli di
Giorgia Fiorio. E ora rilassiamoci un po’ con l’atmosfera di
Acqua alta in piazza San Marco di Giampiero Artegiani e poi scateniamoci al ritmo di
Madame di Rodolfo Banchelli e
I’m in love with you di Luigi Sutera, che le preziose musicassette fortunatamente sono ancora lì per farsi ascoltare.