Paolo Rossi e i tifosi dell’Italia

Categorie: Calcio
Paolo Rossi è morto, a soli 64 anni per un tumore, e la sua scomparsa è per la nostra generazione più sconvolgente di quella di Maradona: una divinità non appartiene a questo mondo, un uomo come il protagonista del Mondiale 1982 invece sì. Con i suoi sbagli, su tutti quell'incontro ispirato da Della Martira che gli fece perdere due anni di carriera, i suoi momenti di gloria assoluta ed anche, vera rarità fra gli ex campioni, un buonissimo adattamento alla vita normale senza rubacchiare soldi da allenatore o da dirigente ingaggiato solo per il nome. Paolo Rossi aveva ovviamente qualità tecniche ed atletiche superiori, cosa che fino allo stop per il calcioscommesse era più evidente di quanto sarebbe stata dopo, ma la sua unicità risiedeva proprio in questa apparente normalità. Le immagini del Mondiale, riproposte così tante volte da sembrare un eterno presente, hanno oscurato il miglior Paolo Rossi che è quello dei primi due anni a Vicenza, fra B ed A: mobilità totale e la capacità di far salire la squadra nonostante il fisico certo non da granatiere e le difese criminali dell'epoca. Da notare che il peso dell'attacco era quasi tutto sulle sue spalle, essendo nel periodo migliore sostenuto da un trequartista come Franco Cerilli e da un centrocampista di quantità, che però giocava avanzato, come Roberto Filippi. Non c'è bisogno di infliggere a incolpevoli giovani, che in ogni caso non ci leggono, l'ennesima rievocazione del Mondiale 1982, ma ci piace ricordare un'epoca in cui il tifo contro l'Italia era una cosa molto diffusa: per campanilismo calcistico, certo, visto che la squadra di Bearzot fino alla vittoria nel Mondiale veniva fischiata in quasi tutti gli stadi italiani (bisogna ricordarlo) tranne che a Torino, e che fu proprio la settimana d'oro di Paolo Rossi, dal 5 all'11 luglio, a cambiare questo atteggiamento. Non solo per il trofeo alzato e per la dimensione epica degli avversari (l'Argentina di Maradona, il Brasile di Zico, la Germania Ovest di Rummenigge), ma perché quei ragazzi, che poi ai nostri occhi erano uomini, ci avevano regalato un ricordo comune, condiviso. Indiscutibile anche se aveva i suoi lati oscuri, dal pareggio con il Camerun ai pagamenti dei premi in nero. Paolo Rossi non era come noi, ma è stato bello pensare che lo fosse. In un certo senso è stato lui a inventare i tifosi dell'Italia, entità astratta che mai come in quei giorni del 1982 ci sembrò concreta, calda, unita. Il calcio è questo. https://www.youtube.com/watch?v=7qv-ZbqoMbI https://www.youtube.com/watch?v=fser8knw8Ws&t=60s