Meneghin all’opposizione

Categorie: Basket, Vuoti a perdere
Oscar Eleni perduto fra il Texas e l’Illinois  dove nasce l’arabo fenicio che potrebbe cambiare per Milano, Siena e forse Cantù, la storia di un campionato nato con i farisei al potere, cresciuto con gli stessi ingombranti burocrati al timone, ciechi nella nebbia della comunicazione mai agevolata, diventato pericolosa barriera di corallo per la nuova presidenza federale, per arbitri che adesso chiedono all’avvocato Sardella di parlare con qualcuno che voglia davvero ascoltarli, basta che non sia Gianni Petrucci incatenato dal calcio svergognato, innervosito da questi galoppini che girano parlando in nome suo proprio nel momento in cui vorrebbe fare piazza pulita; stupito, come tanti, che ci siano spie a bordo del Nautilus-Titanic per appendere Dino Meneghin al primo lampione in modo che su di loro non arrivi mai luce vera. A Gambolò, terra lomellina, nella serata dedicata ad Aiace Albanese, una notte speciale dove il basket respirava vivo anche se avvolto in maglioni mangiati dalle stesse tarme che ora lo usano come dessert, il vero Campana che non può essere mai imitato quando sale sul palco, sul ring, quando scrive, quando arringa, quando dimentica o finge di farlo, il nostro Enrico ha proposto al presidente federale uscente di passare all’opposizione. Una bella idea, una cosa intrigante, ma i voti, come dicevano gli antichi, stanno in mani altrui, per cui un Meneghin sfiancato, anche se finalmente sereno, difficilmente avrebbe voglia di battersi con questi soldatini di latta, con  gente che neppure potrebbe allacciargli una stringa, avversari da abbattere con un blocco cieco. Siamo nel mar dei Sargassi di questo basket dove la classifica sembra aver già condannato Casale Monferrato, ma tutti sappiamo che se i giocatori di Avellino, quelli che non vengono pagati da 5 mesi come denuncia Taquan Dean, come denunciano in tanti, mettessero in mora la società saremmo costretti a rivedere tutto. E la marea nera non è soltanto quella Irpina dove don Sergio Scariolo ha fatto un discorso serio  per la nazione Olimpia dimenticandosi, come fanno spesso i suoi colleghi, di guardare davvero chi sono gli avversari battuti nelle ultime quattro corse. Gli sport di squadra non hanno il capestro del cronometro che  quasi sempre, non sempre, impedisce ai genitori, ai tifosi farlocchi, di alzarsi in difesa del figlio che corre piano, che  nuota peggio degli altri, ma bisognerebbe comunque tener conto di queste cose prima di gonfiare il petto e mostrare il pacco alla folla. Battere Cantù che non è Cantù quanto vale adesso e quanto varrà domani? Bisognerebbe chiederselo mentre si cerca Aladino per il finale  del campionato. Un esterno che diriga come poteva essere Brooks, come  dovrebbe essere questo Dentmon dell’Illinois che è andato nella finale della NBA D League con i Toros texani che giocano a Cedar Park, uno scelto dai 16 allenatori della Lega come il miglior giocatore di un campionato che ha ereditato il ragazzo di Carbondale dai Toros venezuelani di Aragua e dai Cocolos dominicani. Valutare le cose per quello che sono in realtà, come quando si danno i premi a fine stagione: non cerchi il migliore per definizione, perché allora sarebbe sempre quello che vince il campionato e noi sappiamo che negli ultimi 5 anni il dominatore è lo stesso, insomma è sempre Pianigiani in testa e  in questo torneo chiuderà, per la sesta volta, al primo posto avendo fatto però molto di più degli altri anni perché arrivare lassù con la squadra laggiù in infermeria è stato davvero difficile, anche se non siamo stupiti dal risultati tanto come siamo sbalorditi dalle reazioni isteriche per mancata genuflessione dei troppi che si sentono  'così bravi' da non poter essere paragonati agli altri. Succede a quasi tutti. Be', vi diciamo che salvare Teramo, risalvare Cremona, far diventare una squadra vera Bologna, tenere Pesaro sul monte Ida alla faccia dei sapientoni, essere Sacchetti ed essere questa Sassari,vale proprio come essere ai primi posti con Siena, Milano e Cantù. Il risultato finale  spiegherà al colto e al coglione un po’ inclita come stanno davvero le cose, ammettendo che Milano ha seminato abbastanza bene, ammesso che poi completi il corso di sopravvivenza e di istruzione dei suoi “ragazzi” che amano la samba; dovendo riconoscere che a Cantù sono riusciti a creare la squadra della grande Brianza come sognava Aldo Allievi che già sapeva come  si sarebbero mossi i bradipi della politica che ora scherzano sulla posa della prima pietra per il palazzo di  Cantù; riconoscendo che Siena ci ha stupito più di altre volte, intanto perché non ha azzeccato i cambi per i grandi infortunati, poi per questa lentezza nel sistemare una situazione tecnica che ha finito per prosciugare energie mentali in una squadra che sognando l’Europa si era  arroccata sulla coppa Italia vinta a Torino, sul dominio in classifica senza discussioni lungo una strada bianca che non è mai stata polverosa per arte propria dei maestri cantori del Minucci priore e capitano. La previsione di classifica non cambia di molto perché anche noi del Rinco sur che non ha più un covo, salvo la casa dello sceriffo cairota  in via Foppa a Milano, abbiamo centrato tutti i pronostici della giornata salvo il colpo d’artiglio del Caja  nella casa di una Sutor rimasta senza il pilastro centrale e con tanti problemi nella struttura societaria,  ammettendo che la calata di braghe della rometta che Calvani aveva riportato a dignità non è vera sorpresa, anche se Teramo per fare certi risultati deve inventarsi il triplo mortaler senza rete ogni sera. Classifica in proiezione: Siena 50, Cantù e Milano 42, Pesaro, Venezia e Sassari 40, Bologna e Varese 36, Roma 28, ma per arrivare a questo punto dovrebbe battere Milano ed è qui che gira la frittata dei veggenti perché per sparigliare fra Milano e Cantù diventeranno decisive le trasferte della Bennet a Biella, ormai salva, e Bologna che dovrebbe trovare almeno un rinforzo fra le tante figurine che girano sotto il Pavaglione nell’angolo che tutti conoscono, ma che nessuno ammette di frequentare. Roma e le sue contraddizioni, ma Calvani non può dirci che  al momento della fuga dei “ragazzi” dalla partita contro Venezia si è stupito di vedere i soliti flanellisti in azione, perché quelli ci sono sempre stati con Lardo, Boniciolli e ancora prima quando Toti filava e pensava che la setta degli allenatori mai estinti avesse davvero ragione. Nelle otto per la finale ci sarà anche Varese dove una cosa resta inquietante dopo i peana per la formula consorzio che potrebbe salvare Treviso, che dovrebbe dare una mano ovunque ci sia  crisi di liquidità, di passione vera come i quasi quarant’anni nel cuore della vera Pesaro del Valter Scavolini che ha sempre voluto bene a tutti, anche ad una Lega che lo vessava, anche a giocatori che lo tradivano, persino a tifosi che s’intossicavano seguendo fasulli capibastone che poi portavano al fallimento. Dicevamo del tormento per questa separazione fra sogno e realtà che confonde un po’ troppa gente, cominciando da chi pensa di sparare sul pianista per aver dato mille euro. Sappiamo che il contratto di Recalcati non è stato rinnovato e questo fa pensare che l’anno prossimo a Masnago la panchina andrà ad altri, magari Vitucci, forse Ramagli o Sacripanti, ma il problema non  è l’allenatore, il vero nodo della questione è il muro che deve proteggere un tecnico. Fare parte di un consorzio è meritorio, salvare la società è importante, ma chi lavora sul campo deve avere certezze di non essere costretto a cambiare tutto ogni volta perché al bar dei soci c’è chi mugugna. Dammi cinque che ti ridò dieci, adesso con le pagelle usa così: voto basso e schiaffo assicurato da chi non ammetterebbe mai di essere andato a mangiare con escort da burlesque. 10 Alla REYER che entra a vele spiegate nei play off partendo da neopromossa, che ha un allenatore  capace di ammettere di aver cambiato la strategia insieme al suo vice fra un tempo e l’altro, che ha una società così creativa da inventarsi il kit reyerino per i neonati della  zona e siamo già a 35000 fioi per duri banchi. 9 A RAMAGLI e CAJA perché la loro salvezza vale davvero come un trofeo da mettere in bacheca. Ricordarsi dei maestri muratori, degli allenatori che lavorano davvero e non badano a questi dirigenti che  fanno pasticci, dimenticano e spesso sono poco riconoscenti. 8 Al D’ANNA biellese che ha capito per primo che Mortimer Cancellieri per poter rendere davvero ha bisogno di navigare con equipaggi sicuri che facciano apparire calmo il mare in tempesta. Altro maestro da valorizzare e tenere sempre in considerazione. 7 Al BRUNNER che tiene in piedi Cantù anche adesso che sembra più fragile. Non è un tipo da pittura raffinata, ma se ne accetti il ruvido saio alla Rocca, se lui stesso sta in penitenza, allora per la Bennet il domani ha qualche certezza. 6  Al brado ARADORI che dopo il fiasco contro Basile a Desio ha rimesso la testa nella cesta e si è messo a lavorare per dare alla squadra quello che serve: punti, ma anche lavoro dove si suda e si prendono pochi applausi. 5 Agli ARBITRI del sorriso amaro che si trovano per fare test atletici, per un ripasso tecnico, per una revisione dei conti interni dando fiducia a Sardella, ma, per carità, evitate i quiz, non vorremmo che nascesse un’altra rivoluzione dei bottoni prima della fase delicata dove dovremmo ormai sapere tutti se il contatto fra difesa ed attacco deve sempre castigare chi è già svantaggiato dalla posizione. 4 Alla FIP con trono vagante se in questo pasticcio sui passaportati che  va contro ogni legge europea non sistema meglio la situazione dei ragazzi nati in Italia ma cresciuti all’estero. Ora tagliarsi gli zebedei per far dispetto alle mogli  è un gioco assurdo, perdere contro chi schiera nelle giovanili tre, quattro, cinque equiparati, si può anche sopportare, ammesso che poi non si polemizzi su questo, ma non vorremmo che un bel  tipo, un giorno ci dicesse che Amedeo Della Valle, prospetto da grande basket,  non è più tesserabile qui perché farà il suo master ad Ohio State. 3   All’ACEA che sprofonda di nuovo. Film già trasmesso su questi schermi e  usare la carota con chi meritava soltanto bastone non può avere senso. Si guadagnino gli ultimi spiccioli di casa Toti. 2  Alla CASALE che manda anatemi verso il Gianmarco Crespi osannato nei giorni della promozione. La riconoscenza non esiste per certa gente, ma  qualcuno, in società, dovrebbe comunque protestare. 1 Per CASERTA ed AVELLINO perché il chiaro di luna ci fa venire un magone come nei giorni in cui scomparve Napoli. La Campania, dopo il Piemonte e la Liguria mai raggiunta. Cara Lega fatti in quattro e chiedi aiuto formando un consorzio di salute pubblica. 0  Alla RAI che non valorizza tutto quello che sta facendo per il basket. Trasmissioni come quella diretta da Mascolo domenica sera  dovrebbero essere il campo base per costruire qualcosa di serio nel difficile rapporto fra questo gioco e chi deve trasmtterlo. Dare dei nomi ai protagonisti, un senso alle immagini. Difficile farlo su spezzoni di partita, meno sulla partita stessa ma c’è chi insiste a raccontarci  il suo io infranto dimenticandosi che non è quello il motivo per cui sei stato ingaggiato. Un po’ come se Rocca volesse fare Hairston, ma, soprattutto,  un po’ come se dei fighetti qualsiasi pretendessero di essere trattati dalla gente con il rispetto per i rocchidi come diceva il Casalini  dei tempi veri quando non aveva bisogno di farsi voler bene da tutti. OSCAR ELENI, martedì 24 aprile 2012