L’urlo di Aradori

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Oscar Eleni da San Josè, strada dritta della California, dopo una seduta telefonica gratuita e una vera visita a 200 dollari con la psicologa chiamata familiarmente “wantologa” per capire cosa voglio davvero dal basket più che dalla vita, cosa desidero più  di ogni altra cosa in questo mondo di ladri dove tutti ci raccontano grandi e piccole bugie e vanno in giro con la faccia come il chiulo. L’ultima frontiera degli strizzacervelli che segnalo a Magda Marconi, psicologa, molgie del mai troppo compianto Riccardo Sales perché ci manca la sua ironia, la vera passione, ci serve per passare i 10 giorni di letargo forzato aspettando il play off di nuova generazione dove i numeri uno che stanno sempre a Siena, anche se hanno avuto 5 giocatori in sala operatoria, vivranno i giorni del silenzio recriminando sull’Europa sfuggita, sedendosi in circolo per parlare con Aradori che nel giorno del +56  contro Montegranaro manda questo messaggio che dovrebbe infastidire, più che altro, il suo presidente Minucci se davvero è lui che muove i fili della Lega come dicono i rivali di Milano, più acidi di quelli della Cantù che  ha altri problemi e liquida le critiche parlando di rancori  che non possono esistere se hai una storia da raccontare, se hai prove che questi fanno peggio di tutti, se esiste una rupe da dove buttarsi senza dover chiedere permesso a chi crede di essere al potere  e, invece, aspira briciole fuori dal campo e, purtroppo, da molto tempo, anche sul campo se il tuo allenatore non ti rivolge neppure la parola anche quando ripete ad oltranza la scommessa sul Perkins da ultimo assalto che è davvero un controsenso. Ma dicevamo di Aradori e allora ascoltiamo l’urlo di dolore dell’italiano premiato anche come migliore della sua generazione: la visibilità che ha avuto il basket italiano in questa annata è stata imbarazzante (Imbarazzante? Già sentito nei sabba sul Lambro dove l’ironia è padrona e dove loro sono loro e gli altri sono un cazzo), abbiamo toccato il fondo. (Curioso sapere che esiste già un fondo per i nuovi assi). E non dite che è colpa della Nazionale che non vince.  Vero, ma non vincere aiuta di meno a  mostrare il proprio reale valore). Qui non si sponsorizza nel modo giusto la nostra Lega. E la colpa è solo di chi è nel ruolo per farlo, ma non fa adeguatamente il suo lavoro. Cacchio cacchio. Sarà rancoroso anche Aradori? Che ne dice Renzi, cosa dicono i baruffanti che si preparano a camminare sulle ceneri ardenti  andando verso un’avversaria che farà del male a tutti, forse meno che a Milano, una falce che si chiama crisi e al momento non c’è un borgo cestistico illuminato dalla vera fede dove si possa dire l’anno prossimo avremo una squadra migliore. A parte Milano che adesso va in montagna a meditare, a parte l’Emporio Armani che sembra avere davvero tutto e questo sembra l’anno  dove i campioni in carica, almeno nel calcio, nella pallavolo, pagano il debito alla fortuna e allo stress dei record. Scariolo il beato bresciano che ci fa sapere di aver centrato tutti gli obiettivi richiesti dalla società al primo anno. Vedete come stanno le cose se le guardi dalla camera di Maria Antonietta e butti brioches al popolo affamato. Sia chiaro che nell’eurolega chi  ha fatto la figura peggiore è sicuramente stata Milano, mentre Siena e Cantù  hanno meritato il premio della critica. Contigenza in un periodo digestivo difficile per far capire ai giocatori chi comandava davvero sotto i quadri dell’Olimpia. Può essere. Poi è venuta qualche bella partita pure in coppa, poi la striscia di 8 vittorie consecutive che quest’anno non ha  ottenuto nessuno nel nostro campionato. La migliore era Sassari e allora perché gonfiarsi tanto: vogliamo paragonare budget, uomini e altre puttanate del genere. Chiaro che se sei figlio della ricchezza, del benessere, non puoi vantarti se ti sei laureato ad Harvard piuttosto che in Albania. Certo questo è il muro e Milano lo ha saltato bene finendo proprio dietro a Siena, anche ad un Montepaschi fatto a pezzi dall’usura e dalla fine della corsa per molti dei suoi campioni ormai meno affamati. Ha perso i preliminari proprio Cantù che nella volata decisiva si è trovata senza due uomini fondamentali. Il triangolo magico è questo: Siena, Milano, Cantù. Le altre corrono su strade diverse, con  molto meno nelle casse e  sulla panchina, per cui diamo a Sassari lo scudetto dei semplici e alla Virtus quello dei ribelli, mentre Pesaro ha buttato via quello della rivincita sullo scetticismo stravinto dalla stessa Venezia che nell’ultima partita ha visto il suo proprietario Brugnaro andare via dal  “neutro” di Ferrara sbattendo la porta, annunciando che mollerà tutto dopo il faccia a faccia con Milano nei quarti di finale perché stanco della contestazione di chi non ha davvero capito questa stagione della Reyer che le altre trattavano davvero male come si è visto persino alle finali di coppa Italia dove i posti nobili spettavano ad altri piuttosto che all’uomo che li aveva battuti esigendo un campionato dispari a 17 squadre. Dieci, undici giorni per dare spazio ai medici di Siena e Cantù  per rimettere in assetto quelle che ci sembravano le grandi favorite per la finale scudetto. Milano ora avrà il fattore campo anche in semifinale e questo è un vantaggio importante anche se  Cantù, ammesso che faccia fuori Pesaro la pazza, al Forum giocherà  con la stessa spinta delle partite che farà a Desio sede dei play off per una società che come premio per una stagione bellissima ha già perso lo sponsor e si è sentita dire  da molta gente sul territorio, tipo le banche, che non è tempo per sponsorizzare lo sport. Già. Lo sport non si aiuta, non si insegna, non si propone a scuola e lo si considera un lusso in famiglia. Questa la realtà caro Aradori. Pagelle ? No, meglio stare sdraiati sul  lettino californiano domandandosi cosa vorremmo. 1. Play off con dentro la vita. CI riusciranno i nostri eroi? Possono farlo anche se quando arriverà il caldo vero saremo tutti a pattinare. 2. Non dateci dei cappotti, preferiamo un pareo tipo serie da 3-2 e una dì finale da 4-3. Sai  la rabbia di chi alla “7” si è preso gli scarti dei play off. 3. Sarebbe bello se mercoledì  ci fossero dei cavalieri in grado di urlare al mondo: così non va. Dai dacci le  pagelle. No, vi dico che un 10 lo  darei soltanto a Scariolo perché sembra l’unico a vedere i bicchieri mezzi pieni: pubblico crescente al Forum, Milano che eccita la fantasia di chi è stanco della dittatura senese. Ai visionari e a chi sa vendere pentole tutto il nostro rispetto senza bisogno di chiedere l’accredito. 9 per Boniciolli e Bechi che si guadagnano ad Est il loro pane duro e lo fanno con grande dignità perché da noi se lavori bene poi capiti sulla strada della setta di allenatorei mai estinti che comanda da Roma a Brindisi. Uno zero ci sarà. Certo, per Toni Cappellari, il passato Olimpia che ha ancora un sapore, un valore, perché è arrivato allo scudetto  con la Quanta di hockey a rotelle in linea molto prima di quanto abbia fatto il povero Proli che adesso sembra pronto a graffiare tutto e tutti per non pasare in secondo piano ora che il vero padrone della giostra è il suo allenatore che ha vinto su tutta la linea, gli mancherebbe ancora il campo, ma ci sarà tempo. Adesso le basi, o minchioni della città da 25 scudetti che sull’ultimo, quello di Boscia Tanjevic, avete già visto crescere le ragnatele perché qualcuno lo ha dimenticato in via Caltanissetta o, peggio ancora, sul bordo vasca del Lido. Domani tutto. O quasi, perché se in Italia godi l’Europa potrebbe prenderti ancora a calci. Previsioni per Istanbul, finale di eurolega e per questo campionato con la tosse asinina? In Turchia tiferemmo CSKA perché amiamo Kirilenko e la sua carica da vero reduce distruttivo della NBA, ma sarebbe salutare se vincesse una squadra greca e poi il Barca deve medicare le grandi ferite lasciate dal calcio. Campionato? Parte alta del tabellone. Siena eliminerà Varese 3-1 perché micione Chiarlie vuole lasciare qualcosa al suo sostituto, soprattutto se dovesse essere Sacripanti più di Ramagli. Sassari dovrebbe battere 3-2 la Virtus perché in una serie corta non avere panchina come capita a Finelli è durissima, certo anche tenere i Diener al caldo sarà il vero capolavoro di Sacchetti a cui daremmo il titolo di allenatore dell’anno alla faccia degli Spielberg che vivono in sala di posa. Parte bassa della mattanza. Milano su Venezia per 3-1 perché una cappellina al Palaverde ci può stare, perché la Reyer sfinita forse troverà  energia per un ultima grande sorpresa. Cantù dovrebbe prevalere su Pesaro per 3-2. Dipende dal recupero di Micov e Shermadini. Senza questi due giocatori andrà in acidosi. E dopo? E dopo lo chiederemo alla nostra wantologa della California che già borbotta perché nelle votazioni richieste dalla Lega abbiamo fatto queste scelte da paura. MVP: Hairston, Travis Diener, Koponen. Allenatore: Sacchetti, Pianigiani, Finelli. Under 21: Polonara, A. Gentile, Melli anche se dovessero essere fuori età. Voto non richiesto sulle delusioni dell’anno: Roma caput  sfasciandi. Saluti e baci a Benetton e Toti. Saluti a tutti quelli che andranno sulla barricata cittadina urlando: resistere, resistere, resistere. Ave a Dino Meneghin che per noi non sarà mai un ex presidente. Arrivederci a Buzzavo, alla squadra della Ghirada, a Simone Fregonese e Schiavini. Ci mancherete tutti, ma siamo sicuri che tornerete più  forti di prima. Oscar Eleni, 7 maggio 2012