iPad mini: la strada è quella giusta

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La segretezza a Cupertino è ormai un lontano ricordo. Esattamente come avvenuto per l’iPhone 4, scoperto a puntate già sei mesi prima dell’annuncio, le evoluzioni dell’iPad, i MacBook Pro con schermo Retina e l’ultimo iPhone 5, anche dell’iPad mini presentato ieri si sapeva già tutto. Tra l’altro i rendering realizzati da grafici di tutto il mondo basati sulla scocca “trafugata” dagli stabilimenti produttivi corrispondono magicamente a quelli proposti dalla stessa azienda sul proprio sito dopo l’annuncio ufficiale. Non si immaginava, semplicemente, che il modello nero potesse avere la scocca scura. Ma andiamo con ordine. Anche se l’ex CEO e co-fondatore Steve Jobs in passato denigrò i tablet da 7 pollici definendoli scomodi da usare, anche Apple ha ceduto entrando in un mercato, quello delle tavolette tascabili, in cui ha fatto da padrona fino a oggi la sola Samsung e gli altri esponenti dell’ecosistema Android. L’iPad mini non è comunque un tablet da 7 pollici, la diagonale dello schermo è infatti da 7,9 pollici e, a differenza della concorrenza, il formato del display non è widescreen da 16:10 ma mantiene quello dei precedenti iPad con un rapporto di 4:3, per intenderci quello delle TV a tubo catodico e dei vecchi monitor per PC prima che si allargassero. Il risultato di questa scelta sta nel fatto che l’area utilizzabile è maggiore di quella di un tablet da 7 pollici tradizionale. Questa ovvia banalità nella maggior parte dei siti di informazione italiani o nei blog pro Apple o pro Android di mezzo mondo sembra non essere stata presa in considerazione. Vedrete utenti stizziti che lamenteranno le carenze tecniche dell’iPad mini, come il processore meno potente e lo schermo a risoluzione più bassa degli equivalenti tablet Android, ma nessuno che vi farà notare che nel concreto l’altezza dello schermo di un Google Nexus 7, per dirne uno, e del piccolino di Apple è la medesima: l’iPad mini recupera però circa un centimetro e mezzo di larghezza del display se tenete i dispositivi in verticale, offrendo di fatto una porzione di schermo utilizzabile più ampia. L’iPad mini non è, quindi, un tablet da 7 pollici né, mantenendo la tradizionale filosofia Android, uno da 8 pollici. Apple ha dimostrato con le varie edizioni del grande iPad e, adesso, con iPad mini che non è tanto la dimensione il problema quanto il form factor. La stessa Apple ha capito di aver sbagliato con i primi cinque iPhone (iPhone, iPhone 3G, iPhone 3GS, iPhone 4 e iPhone 4S) e con il sesto (l’iPhone 5) ha infatti optato per uno schermo widescreen, scelta già adottata dai principali produttori di smartphone Android. Sul fronte dei tablet, al contrario, sono gli altri probabilmente a non aver imboccato la strada giusta. Ho avuto modo di provare recentemente un Asus Transformer TF300T, 10,1 pollici naturalmente widescreen. In verticale sembrava mancasse un pezzo: i testi delle pagine web (pur avendo una risoluzione di 1280×800 pixel… ben superiore a quello di un iPad 1) sembravano sgranati e troppo piccoli per essere letti senza zoom proprio a causa di una gabbia troppo stretta in cui era contenuta la pagina. Un altro grosso intoppo su cui ci si imbatte utilizzando un tablet Android è quello delle applicazioni. Apple vanta 275.000 App dedicate o ottimizzate per iPad, quando iniziate a installare su un tablet Android le applicazioni dal Play Store ci si scontra con una triste realtà: la maggior parte sono quelle per smartphone ingrandite sul grande schermo del vostro dispositivo. È una cosa sconfortante, specie se a questo problema partecipano strumenti di aziende importanti come eBayFacebook e Twitter, ma anche la stessa Google che inciampa nel browser Chrome che propone le pagine dei siti web in versione mobile per smartphone anche su tablet… La causa di questo inconveniente è sicuramente la scelta troppo flessibile offerta da Google ai vari produttori di tablet di utilizzare inizialmente un sistema operativo nato per smartphone (Android 2.x) anche sui tablet. Soltanto dalla versione 3.0 i dispositivi Android vengono correttamente distinti tra telefoni e tablet, permettendo di fatto anche agli sviluppatori (in teoria) di ottimizzare le proprie applicazioni. In realtà, probabilmente anche per pigrizia, questi ultimi non hanno fatto alcuno sforzo in tal senso. A parte Gmail e alcune rare alternative, utilizzare applicazioni su un tablet Android (da 7, 9 o 10 pollici) offrirà un’esperienza d’uso uguale: nella maggior parte dei casi non cambia nulla da uno smartphone e si vede tutto oscenamente spalmato su un grande schermo. In passato mi sono schierato contro Apple nella scelta di far visualizzare le applicazioni per iPhone in un riquadro se avviate su iPad. La decisione odiosa, specie per i giochi che spesso si dovevano riacquistare, ha però avuto un suo perché: obbligare gli sviluppatori a creare applicazioni dedicate o renderle universali, ovvero che cambiano forma a seconda che le si utilizzi su uno smartphone o un tablet. Google e Android offrono tante libertà agli utenti ma altrettante agli sviluppatori che, praticamente, non stanno contribuendo allo sviluppo di un corretto ecosistema per i tablet con questo sistema operativo. Proprio per correre ai ripari, quasi consapevole del fatto che Apple l’avrebbe bellamente sfottuta durante la presentazione dell’iPad mini, qualche settimana fa Google ha pubblicato una serie di linee guida dedicata alle applicazioni per tablet Android. Puntando su un concetto di soddisfazione dell’utente finale, Google ha mostrato quali sono gli errori da non fare (e che tutti fanno) con le applicazioni per tablet. Discorso a parte va fatto per i videogiochi che su tablet, così come su smartphone, rendono davvero bene e, a differenza dell’iPad, anche la versione acquistata sul telefono funziona perfettamente. L’immagine qui in alto, tra l’altro datata 6 luglio 2012 e riferita a uno schermo ipotetico di 7,85 pollici per l’iPad mini, chiarisce ogni dubbio. Tra l’altro con la cornice più sottile nei lati più lunghi, il piccolo tablet di Apple non è poi così più grande di un tablet Android. Dopo essermi innamorato di uno smartphone Google Experience e con la convinzione che difficilmente potrei tornare indietro verso un iPhone, il discorso si fa molto più difficile se penso a un tablet. Pur costando di più (si parte da 329 euro per 16 GB e connettività Wi-Fi) e offrendo tecnicamente qualcosa di meno (processore e RAM), l’user experience che può donare un iPad mini nella navigazione web (grazie allo schermo più ampio e non schiacciato) e con la presenza di applicazioni studiate appositamente per tablet rimane insuperabile. Cosa manca ad Android per recuperare terreno nei confronti dell’iPad? Sicuramente smetterla di puntare su display widescreen sui tablet e l’assenza di applicazioni studiate appositamente per gli schermi di grandi dimensioni. Se ci pensate la tanto odiata Apple ha saputo rimediare ai suoi sbagli un po’ alla volta: l’iPhone non prevedeva applicazioni installabili e con iPhone OS 2.0 ha creato l’App Store; lo schermo 4:3 era riduttivo su smartphone e ha adottato display 16:9; non credeva nei tablet da 7 pollici e l’ha reinventato partendo dall’altezza di quel display e allargandolo. Cambiare, in meglio, è sempre possibile. Dovrà farlo presto anche Google insieme ai suoi partner.