Il meglio sotto i cinquanta euro

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Stimolati dal pezzo del Direttore sulla svolta 'vegetariana' di Mc Donald's - a cui non abbiamo replicato direttamente, perché sul tema concordiamo con il contadino francese Jose Bovè (meglio non aggiungere altro..) - e senza  scomodare Feuerbach il profluvio di commenti a corredo del pezzo ci  ha dimostrato ancora una volta l'importanza del cibo nella società moderna. Perciò abbiamo deciso di dedicare la terza puntata di questa rubrica su cibi e vini (a proposito, ci serve un titolo: qualcuno dei commentatori potrebbe aiutarci? Noi avevamo pensato a WWF, Web Wine And Food, oppure a EnoGastroVagando) all'ultima frase di quel pezzo: “i conti da oltre 50 euro ci hanno rotto”. Verissimo. Allora ci siamo domandati se sia  possibile cenare Indiscretamente, cioè (relativamente) alla grande, con meno di una banconota da 50 euro a testa. La risposta? Certo che si può, trust on us. Cominciamo perciò col consigliarvi 4 indirizzi, sicurissimi e testati più d'una volta. Tre sono a Milano e dintorni, perché molti di voi ci abitano e molti ci passano, mentre uno è in provincia di Asti. CUCINA DEL TORO, VIA CAMPERIO 15 MILANO, telefono 02875107, chiuso sabato a pranzo e domenica Locale delizioso, incastrato in pieno centro tra Cordusio e Cairoli, 5 minuti da piazza Duomo. Quindi un indirizzo per gastrogonzi turistici? Tutt'altro. Grazie alla sapiente consulenza del sommo chef Fabio Barbaglini, che dal 6 settembre scorso ha riaperto la grande Antica Osteria del Ponte a Cassinetta di Lugagnano (www.anticaosteriadelponte.it), al 'Toro' si mangia alla grande, con semplicità, gusto, senza fronzoli e soprattutto senza dover chiedere mutui agli amici di Mario Monti e Corrado Passera. Materie prime eccellenti, in cucina e in sala personale con solido background: gente che ci sa fare, e alla grande. Piatti scritti ogni giorno sulla lavagna, in tavola tartare di fassone, tortino di alice e finocchi, succulenti spaghettoni di Gragnano conditi in diverse maniere, un sontuoso bollito quando è stagione, baccalà con o senza panzanella. Ricordiamo anche una deliziosa Tarte Tatin e altre convincenti proposte per il capitolo dessert. Si beve benissimo scegliendo dalla carta non enciclopedica ma intelligente bottiglie tra i 15 e i 25 euro. Pensate che il sommelier ricordò un Valpolicella ordinato dal sottoscritto 9 mesi prima: un mostro. Conto tra i 30 e i 45 euro, vino compreso, basta non bere Barolo o Brunello. Tutta la vita, tutta la vita.. Occhio a non condividere con troppi amici la segnalazione, altrimenti il recensore Indiscreto (moi...) farà fatica a trovar posto. CRISTIAN MAGRI RISTORANTE, VIA MERIGGIA 3, SETTIMO MILANESE (MILANO),  telefono 0233599042, chiuso il lunedì Sospettiamo che Settimo Milanese sia gemellata  con Settimo Torinese: stessa tristezza da periferia suburbana. Per i curiosi, sarà utile sapere che  ha dei campi da calcetto dove a volte si trovano Paolo Maldini, Marco Van Basten e altre vecchie glorie rossonerazzurre (e ogni giovedì sera anche il Direttore, privo di gloria ma non di impegno). Per superare la tristezza da hinterland, andate dritti da Cristian Magri e dalla sua dolce moglie Emanuela, governante della sala, e mangerete alla grande, in modo estremamente rilassato. Grazie al passaggio dal sommo Aimo Moroni di Aimo e Nadia, agli anni del Vicolo di Corsico e alla parentesi del mitico Savini in Galleria, ora Cristian (poco meno di 40 anni) ha trovato la perfetta dimensione, la maturità agonistico-culinaria. I piatti cambiano con  frequenza e rispetto della stagionalità. Il locale è aperto da poco, quindi ancora scarsamente conosciuto: approfittatene. Si comincia con stuzzicanti appetizer, amuse bouche o pre antipasti (ognuno li chiama come vuole...), anche solo una deliziosa fetta di lardo adagiata su crostino, poi suoufflé di zucca con cipolle rosse; un leccornioso polipo con fagioli zolfini e pomodori secchi; pasta con calamari e stinco di bue; risotto con castagne, taleggio e vino rosso (la mano dello chef sui risotti è felicissima); cosciotto di maialino, rape e funghi; un semplice ma delizioso controfiletto. Lasciate spazio per i dolci: il fratello di Cristian è pasticciere, lui stesso ha un tocco- su ogni piatto- che dimostra la capacità unica di combinare sapidità, leggerezza, eleganza e succulenza. Per i golosi, da non perdere la millefoglie al mango con gelato alla mandorla o la deliziosa mousse al cioccolato 64% con biscotto alla mandorla e cremoso alla banana.  Un grande talento ormai messo a frutto. Si può bere benissimo senza svenarsi, del resto qui si segue da anni il guru vinicolo Fabio Scarpitti, uguale vini sconosciuti-ecellenti -a ottimo prezzo. Alla fine il conto sarà di 30-35 euro vini esclusi (la sera menù degustazione a 30 euro, proposta di mezzogiorno a 8),  idem come per il 'Toro'; si possono agevolmente spendere 40-42 euro vini inclusi. Poderoso rapporto qualità prezzo.  D'O, LA TRADIZIONE IN CUCINA, VIA MAGENTA 18, SAN PIETRO ALL'OLMO-CORNAREDO (MILANO), telefono 029362209, chiuso domenica e lunedì Lo sappiamo benissimo cosa state pensando:  ma che razza di locale ci consigli, quello sulla bocca di tutti? Quello dello chef più mediatico degli ultimi anni, fenomeno da talent, real o cooking show? E dove lo trova il tempo per cucinare? Calma, calma ragazzi. Di Davide Oldani, della sua cucina pop e del suo D’O  in tanti parlano, ma in pochi ci sono andati. Siccome siamo stufi di quelli che discettano con il sottoscritto del D'O dicendone peste e corna, sapendo che ho un passato da ispettore di guide ai ristoranti, vogliamo fare chiarezza. Perché quando i gastro-soloni finiscono e porgo la solita domanda (Ci siete andati? Avete provato i piatti?), la risposta è quasi sempre la stessa: veramente no, me l'hanno riferifto.. Vabbè... Noi abbiamo testato il locale del bravo e mediatico Davide Oldani 4 volte in 5 anni, conosciamo molto bene chi gli fornisce il vino, e vi diciamo di non ascoltare i gastro-sapientoni. Andateci, anche se l'attesa è veramente di mesi (potete chiamare oggi per trovare un tavolo da gennaio in poi), casomai provate a passare il mezzogiorno. Undici euro e 50 a pranzo, ma soprattutto 32 euro la sera per 5 portate sono un rapporto qualità prezzo sen-sa-zio-na-le, per questo tipo di cucina. Che è (finto) povera, rigorosamente ed intelligentemente stagionale, dove tutto fila alla perfezione e dove in cucina opera un samurai infaticabile: Hide Matsumoto, l’aiuto chef che tutti vorrebbero; poi ci sono Davide Novati e il bravo sommelier Manuele Pirovano, che consiglia in modo pop, coerentemente con la filosofia dello chef. Il quale ormai, al pari del suo già maestro Alain Ducasse, fa da regista dei fornelli più che cucinare tutto il tempo, d'altro canto i grandi chef  sanno che il lavoro in cucina è tra i più faticosi e logoranti in assoluto. Al D’O fila tutto liscio, i tavoli magari non saranno distanziatissimi, ma chissenefrega: la famosa cipolla caremellata; la fricassea di passatelli corti, capesanta e topinambur; lo sgombro con emulsione di frutta all’olio; i tortelli di ceci e fichi secchi; i risotti, tutti imperdibili; il bollito misto; il cotechino in sfoglia allo zafferano; la pera cotta con sorbetto di nocciola; lo zabaione al cucchiaio con marsala valgono viaggio ed attesa. Le ultime due volte abbiamo pasteggiato con un eccellente spumante trentino e con un bianco marchigiano molto strutturati, in carta a 23 e 18 euro. Insomma, si pagano 43-45 euro per una cena di 5 portate con tanto di vino. Alla faccia dei gastro-soloni, voi Indiscreti andateci (prenotando) e non date retta alle voci.  CAFFE’ ROMA, PIAZZA UMBERTO I, COSTIGLIOLE D’ASTI (ASTI), telefono 0141966544, chiuso il lunedì Il meno conosciuto dei locali che vi consigliamo è anche il più Indiscreto di tutti. Da bar-vineria, divenuto famoso in Giappone per un cocktail al Barbera d’Asti di cui hanno parlato sino in Oriente, oggi è un’enoteca con cucina. Gino Risso è il regista, l’anfitrione, il vocalist; la cortesissima moglie Anna ed il figlio di Gino gli altri giocatori della squadra. Gino è all’apparenza burbero, e se non conoscete la discografia di Springsteen degli anni Settanta e i nomi di tutti i musicisti che lo accompagnavano allora (mica solo la E Street Band, troppo facile...), l’accoglienza non sarà delle migliori. Noi gli siamo entrati in simpatia perché la prima volta, con ciurma enoica al seguito, abbiamo bevuto veramente tanto, ma tanto tanto.. Il Caffè Roma sorge sulla bella piazza di Costigliole, all’ombra di un maestoso castello; del resto siamo in Piemonte, dove le tracce dell’antica nobiltà abbondano. Si mangia quello che recita ogni giorno la lavagnetta, ma voi ascoltateci: andate dritti e sicuri sulla carne cruda (sensazionale), l’insalata russa, i peperoni con l’aggiuga, quindi deliziatevi con gli agnolotti del plin o il  minestrone di fagioli. Saltate i secondi e divorate i fantastici formaggi del locale, che Gino seleziona con maestria e passione. Quindi finite in dolcezza col classico bonet piemontese (budino con cacao e nocciole), la frutta di stagione al vino oppure un fantastico gelato al pistacchio di Bronte (quello vero). Scegliete una o più  bottiglie tra quelle stipate sulle mensole adagiate al muro in pietra, e ammirate l’antica volta. Non fate i fenomeni ordinando qualche bottiglia che non sia piemontese, potreste essere messi alla porta. Cominciate con un grande  spumante brut, di Bruno Giacosa o del grande Valentino Migliorini; proseguite con un Gavi o un Arneis; quindi stappate una grande Barbera d’Asti, che qui trovate in abbondanza e ad ottimi prezzi (anche 14 euro per bere molto bene); se siete enomaniaci come noi,  finite con un Barbaresco e un Barolo senza commettere reati di pedofilia, quindi ordinate bottiglie anteriori al 8. Poi, se proprio vi resta spazio (e lucidità), gustate un grande passito piemontese e sorseggiate una delle grappe amorevolmente collezionate da Gino, magari della famiglia Berta, che costano come un Armagnac ma danno pace e godimento etilico. La prima volta capitammo al Caffè Roma con l'obiettivo di faare una sorra di merenda con pane e salame, alle 14.30 di una domenica, e ci alzammo dopo mezzanotte. Al caffè Roma è facile incrociare amici con cui brindare, parlare, scherzare, fare amicizia. A volte abbiamo speso 40 euro con sconti di 30 euro a testa (ossia il conto era di 30 euro cadauno per il cibo e di 50 o 60 euro- cadauno- per i vini), ma voi che siete persone normali ve la caverete con conti oscillanti tra i 35 e i 45 euro, vino compreso. Ma sai che goduria indiscreta, da Anna e Gino... All’uscita s’impone un attimo di preghiera, credenti o laici che siate, davanti a quello che fu uno dei più grandi e commoventi ristoranti italiani: da Guido della famiglia Alciati, che oggi non c’è più, perché Guido e Lidia Alciati sono ormai seduti a una tavola imbandita riccamente, su in cielo. La prima volta che ci mettemmo in raccoglimento, una signora residente nella piazza ci prese per dei ladri (era notte inoltrata), lanciandoci degli insulti in uno strettissimo vernacolo astigiano,  ma noi la rassicurammo: siamo tutti ex ragazzi d'oratorio. Quindi voi potete farlo tranquillamente senza pericolo che arrivino i Carabinieri. Fabrizio Provera, 15 settembre 2012