Scudetto della Sampdoria, fine del calcio
Il trentennale dello scudetto della Sampdoria 0-91 è stato giustamente celebrato da molti ed è difficile aggiungere qualcosa di originale su una squadra bellissima e cresciuta nel corso degli anni, attraverso delusioni e sconfitte. Come giustamente diceva
Franco Casalini a proposito dell'Olimpia Milano di
Peterson, e anche sua, nel libro
E via... verso una nuova avventura!!! (prodotto da Indiscreto, ovviamente), le vittorie avevano più valore perché prima c'erano state molte sconfitte quasi sul traguardo. Così andò per la Sampdoria di
Boskov, arrivato alla Sampdoria da allenatore (c'era stata anche una breve parentesi da giocatore a inizio anni Sessanta) nel 1986, lo stesso anno di
Pagliuca e
Toninho Cerezo, sette anni dopo
Paolo Mantovani, quattro anni dopo
Mancini, tre dopo
Vierchowod, due dopo
Vialli, due prima di
Dossena. Con lo scudetto della Sampdoria 0-91 finì il periodo migliore nella storia del calcio italiano, i 9 anni che vanno dal Mondiale del 1982 alla stagione post Italia '90. In quelle nove stagioni, l'abbiamo già scritto molte volte ma non per questo la considerazione è meno valida, vinsero lo scudetto sette squadre diverse: due volte la Juventus di
Platini e il Napoli di
Maradona (ripetiamo, Platini e Maradona), una la Roma di
Falcão, il Verona di
Bagnoli, il Milan di
Sacchi, l'Inter di
Matthäus e appunto la Sampdoria. Il confronto con lo schifo dei successivi trent'anni è imbarazzante: schifo a livello culturale, perché quando è stato il loro turno i tifosi di Juventus, Inter e Milan hanno goduto e il biennio romano nell'era
Geronzi cambia poco il ragionamento. Per noi il calcio italiano è finito nel 1. Poi ci sono state altre grandi squadre e altri campioni, certo: ma si è vinto solo in pochi posti. Perché i tifosi di Inter e Milan sono stati male per i nove scudetti di fila della Juventus, ma trovano in fondo giusto che a vincere possano essere soltanto tre squadre, perché ciclicamente tocca anche a loro. Non è che negli anni Ottanta trionfasse l'onestà, anzi era proprio il contrario in tutti i campi, ma semplicemente c'erano le condizioni economiche e culturali per accettare uno scudetto del Verona.