Quei pazzi che giocano subito

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Oscar Eleni dalle terme trentine di Vetriolo dove l’acqua forte purifica, scarcagnifica, aiutandoti a respirare meglio che è già un successo in questo mondo di ladri. Come dettato dalle Laga legaiola, magna te che io non posso, andremo verso il domani con pensieri brevi, cinguettii come piace a chi organizza il basket in crisi economica ad orari che non migliorano di certo gli incassi, ma di sicuro  aumentano le spese per vitto e alloggio, riducendo al minimo la voglia delle redazioni, già spremute dal calcio giorno per giorno, di litigare con i “capi bastone” per tenere aperte le pagine, meglio, la paginetta delle varie. Come segnalato dal fuoco delle batterie  bolognesi, bravissimo Fuochi, perfetta la diagnosi di Angelino Viperignu Costa, ci avviamo alla lunga sosta della carovana nell’oasi del silenzio fra l’inizio dei play off e la fine della stagione, assurdamente chiamata “ regolare” con tutti quegli evasori  che non pagano, facendo pagare all’ingordigia dell’agente–giocatore la furbata del contratto d’immagine mai garantibile da una Lega, figurarsi da questa dove il presidente fa visite di cortesia fra le barricate senza perdere un capello. Le grandi squadre hanno problemi con infortunati, nei tesserati, che gli altri si fottano. Meglio un bel periodo da lasciare a quei “pazzi” della NBA che giocano sempre, giocano ogni notte e hanno trovato il loro pubblico nel mondo servendo bene un prodotto che qui fa “crescere” i  seguaci di una chiesa che ama tutti, il saltimbanco tatuato, il picchiatore, che non si scompone se Chandler fa molto peggio di Metta dove lo volete voi sul Lebron James che poi fa canestri impossibili che qui imita soltanto il Poeta ispirato nella notte in cui la Scavolini ha scoperto di avere molto, ma non i nervi e forse la testa, per vivere come ai tempi in cui Valter Scavolini e la sua famiglia si divertivano davvero e non come succede adesso con questi figli che non sentono la stessa emozione dei padri. Fatto dimostrato a Treviso, come si vede leggendo le cronache di Nonna Mia persino nelle case del grande calcio milanese. Pensierini per il gatto randagio che va a caccia di uccellini sfiniti e non capisce davvero perché ci debbano essere premi e corsi  con la formula “ io tifo positivo”. Sembra quel discorso delle vergini dai candidi manti rotte dove sapete voi, ma sane davanti. Non esiste la scuola per capire chi fatica nello sport, deve nascere dall’educazione sportiva vera che si impara a scuola. Ma qui fanno la scuola del tifo e non assaltano il provveditorato che per evitare “casini” organizza solo gare di palla prigioniera che non dovrebbe più esistere come diceva Moretti ai cardinali di Habemus Papam. Ci ha emozionato la festa di Reggio Emilia come tante altre feste vere dove il pubblico partecipa sul serio, vive. Complimenti a Massimiliano Menetti, il Pep e lo Stramaccioni del borgo antico, allenatore costruito nella casa nobile di Reggio Emilia, un acquario nato a Palmanova nell’anno cinese del Gallo, eh sì, direbbero a Denver dopo la schiacciata in reverse di Danilo contro i Lakers strafottenti, uno che sa davvero toccare il piano come il  Mozart nato  sotto lo stesso segno. Riporta Reggio Emilia in serie A dopo 5 anni. Il problema, adesso, è digerire la sagra estiva delle battute scontate sul palazzo che non è abilitato per la massima serie. Il Comune lo sa da sempre, la società, purtroppo, è costretta a saperlo da molto, ma in questo tempo di crisi chiederanno tutti una proroga non concessa, l’anno scorso, a Casale. Chiedere alla Lega  non ha senso, per loro va tutto bene, persino quando i giocatori vanno in piazza e denunciano la morosità di società bollite. La passione conta sempre più di tutto il resto, ma le regole dovrebbero essere rispettate, anche se poi, lo sappiamo, se fai sedere in fondo alla panchina un tesserato infortunato in borghese lo cacciano, mentre si tace su tutto il resto delle invasioni in territorio vietato. Dai tunnel ai tavoli. Dolore e stupore per la fuga della sponsorizzazione Bennet dal basket canturino che mai come quest’anno ha avuto visibilità  in Italia ed Europa. Da meditazione triste. Delusione per certe prestazioni dei famosi italiani che  “devono  giocare a prescindere”. Guardate Treviso. Pensate a quante ne ha passate Djordjevic per dare spazio a De Nicolao e Cuccarolo. Da quasi nazionali a sicuramente inguardabili. Parli perché alle terme di Vetriolo ti hanno dato l’acqua forte. Non hai visto Poeta a Bologna contro Pesaro ? E Gigli ?. Visti, ma ci credo se li rivedo più di una volta allo stesso livello. Allora come valuti il Polonara da 34 punti? Appunto, anche se lo valuto benissimo perché il giocatore è in costruzione, come del resto l’uomo, con la sofferenza che tocca a chi non nasce imparato o benedetto dall’armonia. Ora deve soltanto andare avanti a lavorare anche quando finirà la stagione, ma sembra che lo staff Pianigiani ci abbia già pensato riducendo al minimo le ferie pagate degli eliminati. Certo sarai sorpreso dal ferrarese Valerio Mazzola, clase 1988, che si inventa la partita dell’anno per non far chiudere la stagione della Sutor con bicchieri pieni di veleno. Abbastanza sorpreso, ma meglio scoprire gente nuova che non scoprire mai niente. Cinque alto al Recalcati che porta Varese ai play off con un bell’anticipo, un tempo ampio per far meditare chi non gli ha rinnovato il contratto. Bravo Scariolo quando butta la sabbia di Assago, un pregio nella zona del Forum puzzolente, sul miele delle tartine che Gentile, Melli e Radosevic pensano di poter mangiare già adesso senza provare anche le ortiche. Non si cresce nel pieno consenso, se non difendi bene devi imparare, se non dai valore ad ogni pallone devi imparare, se preferisci la samba alle notti quiete devi essere avvisato. Una strada che hanno percorso in tanti. Boomerang del calendario: una cosa da dilettanti e, magari, la freccia tirata, finirà per infilarsi fra le chiappe di chi non considerava la scuola australiana di lancio. Il pubblico di Roma, neppure 1500 persone, grida vergogna ai viaggiatori dell’Acea che finiscono la stagione nello stesso pantano dove sono nati seguendo le idee sbagliate di chi è riuscito a confondere il Toti già confuso di suo quando pensa a quello che ha pagato e al niente che ha ottenuto. Non leggere la storia delle società, non capire come e perchè vivevano in un certo modo, porta a certi risultati ad irritanti ritardi sulla costruzione di una storia personale che non può prescindere da  quella ereditata. In tempi di vera crisi economica servono idee non fortini al burro di arachidi. Ossessionato dal Ramon Sessions dei Lakers che segna tanto contro Denver e il Gallo siamo andati a cercare un motivo per questo nostro malsano interesse ispirato, purtroppo, dal campo giochi di SKY e Sport Italia dove il mondo NBA fa fiorire i Crudeli della situazione: il tipo è nato a Myrtle Beach. E allora? Era in quel posto di villeggiatura che Mike D’Antoni ha visto andare male i ristoranti che dovevano servirgli da vitalizio. Caro Michele dove sei? Come stai? Bella la coreagrafia Reyer al Palaverde. Brutta la partita di una squadra stanca, non ancora pronta per sopportare la pressioni di chi dimentica che è una neopromossa. A proposito della Treviso abbandonata, che nel calcio forse risalirà dalla seconda categoria, ci è venuto il magone guardando i Clippers di Vinnie Del Negro che ha fatto una capolavoro sul campo di Minnesota dopo essere andato sotto quasi di 30 punti. Alla  concrega di chi vorrebbe allontanare gli “ anziani” dal campo di gioco, sapendo bene che sono loro, con una passione che va contro anche alla quiete familiare, a tenere in piedi tante situazioni. A dare la spinta per giovani palestrati e inciucchiti dalle cuffie, vorremmo segnalare Jamie Moyer, il lanciatore quarantanovenne di Colorado che se la cava benissimo e si guadagna ancora un milione di dollari a  stagione. Stupisce che contro i vecchi urli più di tutti il Bianchini che a noi piacerebbe vedere al lavoro per lo sviluppo del sistema insieme a tanti altri grandi vecchi. Pagelle e non ne parliamo più fino a giovedì. 10 A REGGIO EMILIA per aver creduto nella scelta interna, nella cantera di una società che, come diceva Frates ai tempi belli, aveva nel vivaio anche giocatori più bravi di Melli. 9 Al RECALCATI magno che se ne impippa dei consorziati brontoloni e porta la Cimberio ad un eccellente risultato. 8 A CASALE e alla sua breve parentesi in serie A perché noi speriamo venga ripescata e non soltanto per la vittoria di Roma che spiega tutto su certe società, su determinate squadre. 7 A VALLI e CROVETTI per aver dato alla Sutor la forza della salvezza, alla società un progetto sul quale ragionare, nella speranza che arrivino soldi oltre ad altre idee. 6 A RAMAGLI e i RAGAZZI di TERAMO che hanno aspettato di essere salvi per dirci la verità su contratti mai onorati da chi li aveva firmati. 5  A PESARO se girerà le spalle a questa bella Scavolini che, giustamente, deve arrivare in fondo con questi uomini perché le casse nono sono floride, perché basterebbe un Cusin sano per rimettere in pista la più velenosa delle avversarie da play off. 4   A Gilberto BENETTON, uno da dieci e lode, se non si commuove davanti a questa sua ultima edizione di Pallacanestro Treviso dove c’è molto di quello che lui e Buzzavo avevano seminato e che altri hanno mangiato senza digerirne la grande storia. 3 Agli ARBITRI se insistono a punire le difese quando  si creano i mismatch. Aggiornarsi guardando la NBA? Anche. O vorreste dire che il loro basket deve essere diverso dal nostro ? 2 Al PAUNIC che ha fatto un discreto esordio in maglia Virtus, ma si è voluto presentare con un biglietto da visita che una città  come Bologna poi ti straccia in faccia perché  se ti manda Danilovic allora devi essere almeno feroce come lui. 1 All’ACEA ROMA vituperio delle genti cestistiche. Ecco un caso dove non pagare gli stipendi avrebbe un senso e non bastano le scuse alla fine, nel dopo partita, nel dopo stagione. Ci vuole altro per farsi perdonare. 0 Alla LEGA che fa soltanto visite di cortesia nelle società che dovrebbero presentarsi a Bologna con i libri contabili e davanti anche agli ispettori federali perché il Meneghin che Scariolo vorrebbe prendere per  le orecchie, sbagliando bersaglio, nascondendosi dietro l’ironia nell’intervista allo scrittore Pisa, deve avere la forza di uscire dalla porta principale portandosi dietro i sansonetti senza marrons che hanno avvelenato la sua presidenza di salute pubblica per uno sport che si ammala da solo, anche soltanto mettendo fuori ilo naso dalla tana. OSCAR ELENI, 30 aprile 2012 PS: Caro direttore ricevo da Cortina, dove si è  rifugiato un artista che non trova sbocco nella terra dei ciuchi e dei ciechi, la protesta per il troppo latte e l’esagerato miele usato in televisione da chi ci proponeva Virtus-Pesaro. Inutile dirgli che ci esalta con quello che passa il convento, anche se concordiamo quando si ribella all’idea che un canestro, ad esempio di Vitali, possa riscattare la modestia della sua partita globalmente considerata, che il finale, dove Pesaro ha fatto strage di se stessa e la Virtus ha sprecato la palla per il sorpasso nel doppio confronto, è stato da totale censura, così come certe difese, certi passaggi, certi fischi arbitrali, certe puttandas variadas che hanno infiocchhettato una partita diventata piacevole perché aveva l’affetto della gente. Siamo ridotti così, a prendere per buono tutto quello che ci fanno vedere. La realtà è che vanno in giro gonfiando il petto quelli che arrivano davanti ai poveri del sistema e pensano di essere i più bravi, i fenomeni del momento, senza rendersi conto che bisogna risalire sempre a quel pezzo, apparso sempre qui, in cui si parla  di pari peso e di una valutazione seria delle forze in campo. E’ chiaro che Siena, Milano e Cantù, citate in ordine di budget, devono comandare il gioco, basta che siano al completo, così come Pesaro. Gli eroi dell’anno sono allenatori come Sacchetti, Vitucci, Mazzon, Djordjevic, Finelli, Valli, Caja, che hanno fatto miracoli. Bravi anche quelli conciati peggio a stare sulla scena, da Recalcati a Sacripanti, alla coppia Crespi-Valentini messa fuori gioco per troppe partite perse in volata. Questo abbiamo e questo, per chi è puro di cuore come i telecronisti di oggi, dobbiamo commentare senza fare troppo gli schizzinosi. Perché il basket italiano, si sa, è di terza fascia europea.