Prestiti personali in Italia

Prestiti personali in Italia, finalmente una notizia positiva anche se da asteriscare. Nel primo trimestre del 2020 ne sono stati erogati per quasi 6 miliardi di euro, esattamente 5.889.858.000, secondo una tabella che abbiamo letto su Milano Finanza: meno 16,3% rispetto allo stesso trimestre del 2019. Ed in generale tutto il credito al consumo, da gennaio a marzo del valore di 14.348.488.000, è calato del 12%.



Le ragioni di questa tendenza sono evidenti, anche se soltanto per metà del trimestre si può parlare di effetto coronavirus: di certo se calano i consumi cala anche la richiesta di credito al consumo. Notizia secondo noi positiva, dicevamo, perché nessuno sta ancora morendo di fame ed il dato dei prestiti personali è particolarmente importante perché riguarda prestiti non finalizzati (tipo auto o ristrutturazioni), ma pura liquidità per vivere e consumare nella quotidianità.

Il calo dei prestiti personali è una buona notizia anche perché i loro tassi di interesse, anche di primari istituti di credito, tipo Intesa San Paolo o Unicredit, possono in scioltezza avere un TAN (Tasso annuo nominale) superiore al 9% e un TAEG ovviamente superiore, visto che comprende anche le spese. Da questo si capisce come mai le banche, anche quelle messe meglio, facciano penare un mutuo che bene o male è garantito da un immobile ed invece concedano più facilmente, non solo per i minori importi, crediti garantiti da situazioni aleatorie come il reddito.



Ma dicevamo dell'asterisco. Perché il calo dei consumi nel giro di pochi mesi si ripercuoterà sulla produzione, sulla distribuzione e quindi sul lavoro. Se tu azzeri o quasi il turismo, che vale il 13,2% del nostro PIL e il 15% dell'occupazione, ma anche con cifre minori il vituperato calcio, metti in moto un meccanismo di questo genere.

Poi c'è anche chi esulta: lavorare meno, consumare meno, aspettare l'intervento dello Stato, eccetera, è anche un manifesto politico. Per questo le decisioni, in un senso o nell'altro, le devono prendere i politici da noi eletti e non i virologi. Conclusione? Secondo noi, ma tutto è secondo noi, bisogna dare i soldi alle aziende che creano lavoro e non alle persone che ancora in qualche modo sono vive, con gli strumenti di prima (reddito di cittadinanza compreso), facendo la spesa alla Lidl invece che da Peck.