Nostalgia di Benetton

Categorie: Vuoti a perdere
Oscar Eleni dalla terra del Fuoco in trepidante attesa della rimpatriata bolognese a Rivabella del primo giugno, una preghiera che finirà con la partita degli Old nel nome di Enzino Lefebre che era nella nostra mente e nel nostro cuore mentre guardavamo la Forrestal Armani invadere la baia di Villorba dove il Palaverde custodiva, custodirà  per sempre, l’epopea Benetton dove hanno navigato sotto Giove Buzzavo grandi allenatori e straordinari giocatori. Non facciamo nessun nome per non correre il rischio del vaffa che, sicuramente, ha raggiunto via etere chi citava e dimenticava, che ha fatto prudere il naso ai cronisti smemorati. Ognuno con il proprio  ricordo, agrodolce che sia, la verità è che ci mancherà Gilberto Benetton, non il marchio, non la sua famiglia che il basket lo ha appena tollerato perché il genio di casa amava Briatore e la Formula uno prima del rugby che è altra cosa, stupenda, ma altra cosa, perché i figli si sono interessati di tutto, ma non certo di quel cuore che era il grande sport, pur ammettendo che conoscendo certi falsi professionisti, più nel basket che nel volley, era facile farsi la domanda che poi tormenta gli eredi di qualsiasi patrimonio: ”Perché dobbiamo pagare noi i molti vizi e le poche virtù di tante braccia rubate all’agricoltura?”. Discorso antico, troppo vecchio per rimettersi a ragionare su tutto, proprio adesso che senti parlare di Siena per i problemi della Fondazione, per le beghe politiche più che per i successi di una strardinaria società di basket che, però, vive di luce riflessa in una città speciale, unica, inimitabile. Eh sì, tanti cercano di fare un Palio, ma nessuno lo fa come i senesi che ai turisti, contrariamente agli imitatori, dicono spesso: state pure a casa, questa è storia e cosa nostra. Eh sì, tanti hanno provato a sfidare Siena, Minucci e Pianigiani e si sono rotti le corna, magari in modi diversi, ma se le sono rotte spendendo più meno le stesse cifre, direbbero più a Milano che a Cantù. Così come dovrebbero essersi rotti di fare soltanti i vassalli quelli che sono sfidanti sul campo e nel giardino zoologico di una Lega che non dovrebbe essere allertata per le uscite del Proli e dello Scariolo, ma per tutti gli errori che sono stati fatti nascondendosi dietro una crisi economica che certo esiste, ma che andava e andrebbe combattuta con le idee. Vi sembra una buona idea sparire per tanto tempo fra il fine campionato e l’inizio dei play off? Eh, siete bravi voi della Patagonia a dare lezioni. Se Siena fosse andata alle finali dell’Eurolega sarebbe stato tutto logico. Già. Ma non ci è andata e la cosa era nota da tempo. Palazzetti da risdoganare, impegni già presi. Ecco che cascano gli asini. Una Lega vivace di mente e con idee  che vanno oltre il burocratico sissignore ai potenti avrebbe reagito subito, così come si sarebbe accorta della disaffezione della stampa scritta, dei tormenti televisivi dopo la Camelot di SKY dove avremmo buttato nel rio Gallegos soltanto quelli dell’ironia del Biascica, vero protagonista di un film culto come il Boris del Pannofino che ci fa emozionare come il Polonara che sul campo e fuori fa e dice cose che sembrano ridarci fiducia nel domani. Sulle strade fino alla fine di questo mondo dove sei quasi tentato di prendere le parti del Delio Rossi che si avventa contro il lavativo maleducato. Nel basket è successo, per ora,  solo il contrario, almeno alla luce delle telecamere e dei riflettori, perché sappiamo bene che in passato qualche sberla curativa è stata utilizzata da allenatori che hanno fatto storia in Italia, Spagna, Jugoslavia intesa come scuola di basket inimitabile per l’Europa dove chi sgarrava poteva addirittura essere inseguito da un genio che brandiva il mattone più  pesante. Una sola giornata alla fine del campionato dispari che è stato più bello del previsto proprio grazie alla Reyer squadra che ha sparigliato tante volte, ma non ci stiamo a raccontarvi che è stato tutto meraviglioso, partendo dal gioco e dalla fioritura dei giocatori che dovrebbero darci una squadra per la qualificazione al prossimo europeo. Questa mania televisiva di far apparire tutto stupendo ed esclusivo è una epidemia che nasce dai giorni in cui gente di qualità andava sul pallone e nel pallone del super io, un mistero buffo mai svelato da chi non si è mai accontatato di essere soltanto bravo. Ci sono volte in cui il mattone lo useresti sul cronista che vi annuncia con grande serietà:” Ecco le immagini dei giocatori nel tunnel, una esclusiva….” E sti cazzi urlerebbe il neo mito di Boris che diventa ricco e famoso con queste battute e le recite in mutande mentre il regista impegnato vede crollare le sue attrici zoccole e talentuose. Ultima giornata per  accoppiare chi non ha voglia di baciarsi, ma soltanto di battersi. Siena e il suo deficit strutturale affettivo sotto canestro come prima assoluta. Lo fa da sei stagioni e ora dovrà sorprendere chi pensa di averla quasi raggiunta. Ogni innesto di questa stagione sembra superfluo, ma certo loro lo vedono ogni giorno l’Aradori che manda in sollucchero chi  passa il tempo a pettinare extracomunitari con passaporti freschi. Per il secondo posto il Merlino che governa questo campionato dice che don Sergio Scariolo potrebbe avere la moneta più importante perché è abbastanza fortunato, perché Cantù  è piena di guai fisici e con la testa fa fatica ad avere pazienza per cui è pronta a farsi mangiare dal famelico Sabatini che ha imbroccato con Finelli e la purga di metà stagione due grandi mosse per questa Virtus che potrebbe chiudere a 40 punti, come Pesaro e Sassari che giocheranno trasferte  definibili come dolci a Casale e Caserta se non conoscessimo queste squadre che hanno sempre desiderio di salite impegnative e discese ardite nell’ottovolante della loro fantasia da coatti pieni di talento. Pesaro perché si distrae ogni volta che la gente è già in  piedi per batterle le mani, Sassari perché in trasferta sembra mangiare pietre e non le delizie della sua terra. Venezia sarà settima perché ha finito la benzina  senza prendere una pausa per la corsa in apnea dal primo giorno quando doveva far ingoiare il rospo ai legaioli irritati e con il ghigno di chi era pronta a mangiarsela la Reyer tradita soltanto dagli amministratori della sua città. Ottava Varese che andrà contro Siena mulinando la fionda nella speranza che san Masnago, l’arena Borghi, facciano il miracolo almeno per una partita in modo da uscire con l’onore delle armi, dei contratti del consorzio rinnovati a salire. Pagelle pensate a San Miguel de Tucuman. 10 A Ettore MESSINA per l’impassibilità della seconda fila come assistente in mezzo a gente che sbraita, scalcia,mangia, in mezzo al mondo novo che lo ha purificato come  vorrebbe purificarsi il Guardiola che adesso vede troppi ciuchi prendere le distanze dalla sua squadra meravigliao. Accadeva anche al nostro Ettorre Tancredi. 9 Ad Omar COOK che ha fatto di tutto per convincere Armani, Scariolo, Proli, che forse si doveva investire su un riumbalzista piuttosto che su un altro esterno con le sue qualità. Ora vedremo se l’aggiunta lo migliorerà o lo porterà alla depressione. La chiave della stagione  di Milano è in questa reazione chimica all’additivo Dentmon che arriva dai Tori di Austin. E sti cazzi. 8 Per FINELLI e KOPONEN perché se la Virtus è così  bella da vedere dipende proprio da loro oltre che dal furore del Sanikidze che tutte le squadre bennate dovrebbero avere nel loro arsenale. 7 Alla RAI schierata su tutto il fronte del basket, anche se poi va a sbattere con il calcio, anche se la voglia di esserci e di proporre fa vedere cose che non sono così belle da guardare, ma la buona fede di chi commenta, la passione genuina della nuova generazione di telecronisti ci fa sperare in un futuro di sobrietà costruttiva come consigliano due eccellenti spalle tecniche come  Michelini “cumvela” e della violinista Alice Pedrazzi che, naturalmente, in un paese di asini, resta sempre precaria fra giornali e televisioni, ma per fortuna non si arrende. 6 Al Taquan DEAN senza stipendio da 5 mesi, non è l’unico alla faccia dei campionati regolari ,tornato per la gioia dell’ultimo urrah casalingo di Avellino, di quel che resta di una società piena di guai dove un bravo allenatore ha fatto il massimo, ma dove non servono viste di cortesia se non si arriva con qualche assegno e buone idee. 5 Al CALVANI che ha fatto tremare Pesaro dopo le figuracce delle ultime settimane. In quel nido di Mamba in pelouche fatti in Cina succede da anni che i pentiti si ravvedano per due, tre giorni, una partita. Provi a tenere in palestra fino alla scadenza  contratto del 30 giugno chi avrebbe bisogno di lavorare tanto sulle carenze tecniche ben evidenti? Riceverà una telefonata. 4 A PIANIGIANI se non precetta da subito gli italiani eliminati per un campo di lavoro serio che riduca al minimo la vacanza pagata. Serve per capire cosa teniamo nella cantina del sistema, serve per inventarsi cose e ci sono  tanti posti dove organizzerebbero volentieri. Tipo la Valtellina tradita, adesso, per altri pascoli. 3 A TREVISO se le sue lacrime saranno soltanto da coccodrillo come per il calcio o la pallavolo mandata a Belluno. Adesso servono cose concrete, cercando di partire da questa struttura tecnica, da un progetto che non si fermi davanti al nolo, magari troppo caro, del Palaverde. Siamo sicuri che  Benetton  il campo lo darà gratuitamente, a patto che la società gestisca l’impianto. 2   Alla LEGA se non si offre alla Federazione per organizzare a sue spese un torneo di sviluppo con tutti gli italiani eliminati. Sarebbe divertente e, magari, produttivo, anche se alla finale della D-League dove ha vinto il nuovo acquisto di Milano non c’erano mai più di 400 persone. Darsi da fare con qualche idea. Non servono i palazzetti, bastano le secondarie a meno che non si metta in mezzo Scariolo chiedendo l’accredito. 1 Alla COMMISSIONE CERTEZZE, organismo inesistente, perché sono arrivati i giorni della chiarezza: tutti in fila per l’antiblenorragica del bilancio, degli stipendi non pagati. 0 Al PETRUCCI che tarda a fare piazza pulita anche nel basket, che non ci fa sapere di voler continuare come presidente avendo al fianco, come responsabile delle  squadre Nazionali, Dino Meneghin che è ancora la persona più spendibile a livello internazionale, persino nell’Uleb che comincia a snobbarci come la Fiba perché chi semina vento raccoglie poi tempesta, chi non ha mai aperto la porta del proprio convento ora si trova isolato a festeggiare con fave mai fresche. Oscar Eleni, 3 maggio 2012