La logica di Cesare Cremonini
Quando nel 9 cantava con i Lunapop, su
Cesare Cremonini non avremmo scommesso molto. Forti dell'essere bastian contrari e non apprezzando particolarmente il tormentone
50 Special, avevamo pronosticato il rapido dissolvimento della band e l'oblio dei suoi protagonisti. Sul primo punto abbiamo avuto ragione, sul secondo (fortunatamente) no. Esaurita quell’esperienza dopo appena un album, il musicista bolognese, all’epoca ventenne, ha infatti saputo riadattarsi e far evolvere in modo deciso il proprio percorso oltre una tappa che resta comunque fondamentale per un personaggio ben preparato e che non sembra lasciare nulla al caso. Il nuovo singolo appena pubblicato,
Logico#1, conferma quindi ancora una volta quanto di buono abbiamo ascoltato in questi anni per una formula consolidata basata su ritmo così come grandi aperture melodiche, voce ben riconoscibile e attitudine positiva. Dovendo paragonarle al passato, per fare due nomi le canzoni di Cremonini hanno dentro - con tutto il rispetto che si deve in questi casi - la lezione italiana prima di
Umberto Bindi, poi in altra epoca di
Gianni Togni (a proposito, sta lavorando a un nuovo disco), quel modo di scrivere e arrangiare variegato e ricco che non ha paura di essere melodico e arricchire i suoni. Anche se magari lui magari preferirebbe essere riferito ad altri modelli, a cominciare dagli adorati
Queen.
Una come te o
La nuova Stella di Broadway,
Il comico (Sai che risate) fino alla celeberrima
Mondo e alla prima da solista di
Vieni a vedere perché, sono l’esempio di come sia riuscito a distinguersi come autore attento a inserire elementi caratteristici nei brani. Dove anche i testi tra fiabe, storie ed esperienze hanno una valenza importante, non sono banali e sono raccontati per di più senza strillare. Il che ce lo fa apprezzare ancora di più rispetto all’urlo estremo modàiolo e strappalacrime del momento. Insomma, siamo contenti di esserci ricreduti su
Cesare Cremonini. Mentre all’epoca non tolleravamo nemmeno
Qualcosa di grande e
Un giorno migliore, oggi lo ascoltiamo più che volentieri contenti che ormai da una quindicina di anni sia riuscito non solo a mantenersi ben posizionato in cima alle preferenze, ma a produrre anche buoni dischi senza adagiarsi su quel successo dell’esordio che avrebbe potuto, ripetendosi all’infinito, tagliare le gambe allo sgabello dell’amato pianoforte.