L’Italia di Conte, un braccio contro l’indifferenza

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La Nazionale di Conte ha penato contro Malta, vincendo soltanto grazie al gol segnato con il braccio da Pellé, ma ha battuto nettamente l’indifferenza. Che anche in campo sportivo è avversario peggiore dell’odio. Non ci riferiamo all’annunciata diserzione del pubblico fiorentino, anche se al Franchi le cose sono andate meglio del previsto: soltanto 13mila paganti, è vero, ma che hanno fatto un discreto tifo. Parliamo degli ascolti televisivi, che con tutta le gente ormai rientrata dalle vacanze hanno fatto segnare su Rai 1 un clamoroso, se rapportato all’importanza e al fascino della partita, 26,68% di share, con 6.340.000 spettatori. Un interesse che in pochi si aspettavano. Depurata la discussione su Conte da considerazioni filo-juventine o anti-juventine (ormai è da 14 mesi che Conte se ne è andato, accompagnato alla porta), rimane infatti ben poco di cui parlare sia dal punto di vista dei personaggi, tolti i grandi vecchi Buffon e Pirlo tutti mediaticamente mezze figure, che soprattutto da quello calcistico. Nessuno spettatore occasionale, cioè il grosso di chi storicamente segue le nazionali, saprebbe riconoscere Gabbiadini, Pellé o Eder se li incontrasse per strada, staremmo parlando dell’attacco titolare. E non andrebbe meglio con le loro riserve di ieri Vazquez, Insigne e Zaza. Ma soprattutto nessun azzurro di quelli ‘nuovi’, quindi non proveniente dalla Juventus di Conte, tolti Verratti e De Rossi che era in panchina, ha uno spessore tale da poter trascinare compagni e spettatori. Eppure gli italiani continuano ad essere attaccati a questa squadra di tutti e di nessuno, che ha soltanto critici e nessun vero tifoso. Continua sul Guerin Sportivo.