La tintura di Ivkovic

Categorie: Vuoti a perdere
Oscar Eleni dalla porta delle felicità del Topkapi, fra il corno d’oro e il mar di Marmara, nello splendore della Istanbul dove devi camminare vestito come Peter Ustinov, il grande Simon Simpson da Oscar, eh cercate di capire, del film di Jules Dassin che faceva ridere Melina Mercouri come i tifosi dell’Olympiakos nell’arena dove Dusan Duda Ivkovic ha violato la porta del serraglio chiusa malissimo dal solito lituano da finale  perduta.
Il mago Lorenzo che smania per la festa di Willy del primo giugno manda un messaggio per il Planetarca dal vocione, con la testa fina, uno che ha vinto davvero tanto, uno che rappresenta al meglio la più bella delle scuole di basket al di fuori degli Stati Uniti, l’ultimo re nella reggia dei plavi insieme ad Obradovic e Tanjevic, aspettando che crescano in questa povertà anche altri e se volete rischiare con i giovani, se volete fare nozze con fichi secchi, se credete nel lavoro, nella saggezza socratica, nella maieutica dal gigantismo che affligge allora puntate su di loro come spiegherebbero a Treviso dopo aver visto al lavoro il Sasha Djordjevic che da quella scuola proviene, che nella Marca ha trovato la maturità che gli mancava a Milano dove hanno avuto pazienza anche con chi non la meritava o la merita, ma con lui sono stati molto decisi invitandolo fuori dall’atelier. Caro Dusan e le perfidie di un mago di Oz che assomiglia al Morley di Topkapi, film su una rapina di una pietra preziosa che semprava impossibile, nel momento in cui ha affidato ai più giovani quello che gli americani, o troppo piccoli, o troppo boriosi, non potevano dare, quello che lo stesso Spanoulis  non riusciva a regalare perché su di lui c’era la guardia rossa, tutti gigantoni che dicevano “ ti spiezzo”. Capolavoro in rimonta, ma, lo sapete, lo sappiamo dalle Olimpiadi di Atene, quando ci sono in mezzo i lituani e Kazlauskas lo è di scuola, mentalità, anche se ha fatto meglio di altri maghi spreconi, allora può capitare che una squadra avanti 19 punti si faccia rimontare dalla sfacciataggine di ragazzi cresciuti in povertà economica, ma non tecnica. Ecco il messaggio  per chi si dispera se  tutti chiudono il borsello per fingere di aver senso dello stato, dell’economia, gente che mette i soldi sotto il materasso, non li fa girare, si gode troppe case, troppe ricchezze superflue e  preferisce  il quartiere di lusso blindato come in Brasile, come nei paesi farlocchi, piuttosto che ridistribuire ricchezza. L’Olympiakos era poca cosa, aveva ridotto tutto, si era tenuta il vecchio maestro, leone saggio che le spine dal piede se le toglie con la stessa rabbia usata per la tintura che dona ai capelli  quel rossiccio giovanile strano, davvero strano per uno nato  nel 1943, 29 ottobre, scorpione come il comandante Dreyfuss, uno che sa benissimo che in quel giorno ci fu una Caporetto, era il 1917 e la Caporetto era italiana, che in quella data ci fu il famoso martedì nerò alla borsa di New York, nero come la domenica del Kirilenko che non meritava di avere compagni così deboli mentalmente, che doveva uscire in trionfo per essersi sacrificato e per aver esagerato negli elogi dicendo che le 4 eurofinaliste avrebbero potuto giocare anche i playoff NBA. Esagerato, ma Dan Peterson gli è andato dietro, perché il nano ghiacciato, da un po’ di tempo, segue l’onda e si diverte a far credere in giro che lui è diventato davvero buono, che lui è molto diverso dagli americani aridi, quasi vero, è molto più curioso di tutti questi fringuelli che mangiano sulle panchine italiane, verissimo, un uomo del suo tempo, un conservatore che si finge democratico, uno che saprebbe sempre convincerti di aver agito a fin di bene come quando diede un gettone telefonico alla ganza che doveva liberare il suo letto da pollicino sfinito. Bella Europa che riempi palazzi anche senza le squadre del posto, cosa mai capita dagli italiani che, per la verità, capiscono poco anche di questa stagione balorda dei loro padronicini nello sport, accettando ogni tipo di richiesta, da un paese che rinunciò alle Final Four, ora assegnate per due anni a Londra, perché a Torino erano arrivati al potere quelli che hanno perso tutto, anche la faccia, ma sperano sempre di dare la colpa agli altri. Fine del letargo italiano vivendo da invidiosi queste finali di Istanbul , con il ghigno bieco di chi usa il viagra  e la pompetta, con la voglia di chiedere in giro: ma questi greci  non erano in crisi, allo sfascio? Sono in crisi, sono allo sfascio che sfascerà, ma per andare ad Istanbul basta un po’ di pane e qualche oliva, poi ci pensano i turchi al mercato delle erbe a farti vedere il pepe rosa, basta credere in qualcosa e che si fottano i gabellieri ovunque li abbiano autorizzati a perseguitare soltanto i deboli della terra. Torniamo fra noi e ai playoff che cominciano giovedì  e venerdì con questa farsa dell’agente georgiano di Shermadini che lo avrebbe già promesso al Maccabi per 600 mila dollari a stagione, cifra che a Cantù non possono  e non potranno pagare vista anche la risposta delle aziende locali per un'eventuale sponsorizzazione. Se Sherma il cammello che a noi ricorda Lucarelli e invece mister Bean a Trinchieri, guai contraddirlo quando fa una battuta, quando decide cosa fa più ridere  sul Lambro e in Brianza, dovesse avere anche questo pensiero in testa oltre al difficile recupero fisico, allora potremmo dire che la finale scudetto non sarà Siena-Cantù come da un anno a questa parte, ma potrebbe entrare in gioco la  Milano filantropica che ha nascosto alle porte della val Camonica il suo Justin Dentmon, super atleta con mani da pianista, mostrato non ai critici, agli addetti ai lavori, ma soltanto ai bambini delle giovanili del borgo orobico. Una scelta, un modo molto particolare di nascondere il Topkapi di Armani che già freme come ha capito bene Gianni Petrucci quando lo ha abbracciato nel giorno in ncui l’atelier di re Giorgio mostrava al mondo, quello sì pubblicamente, le divise per gli azzurri che andranno alle Olimpiadi di Londra. Una calorosa stretta di mano che spaventerà fra l’uomo che ha speso così tanto per vincere così poco e il nuovo sindaco di San Felice Circeo che lascerà la presidenza del Coni per tornare a guidare un basket dove i primi convocati alla gogna saranno gli arbitri e i legaioli. Già, gli arbitri. La finale europea è stata arbitrata benissimo da Lamonica e Sahin, due che da noi sono esclusi dalle finali importanti per lo scudetto, due che non piacciono a chi nasconde palline di piombo sotto scatole di cartone. Tornando ai playoff diciamo che si entra nel gioco con una sola domanda: Siena è guarita del tutto? Cantù è sana davvero? Milano ha gli strumenti per colpire prima Cantù o Pesaro e poi i pentacampioni? Pazienza fino a metà giugno. Tutti gli altri hanno chiuso, il basket si tiene la graticola del caldo in palazzetti senza aria condizionata o quasi. Consiglio alle società in crisi: sul lago di Como hanno visto sbarcare da un elicottero il colossale Tkackenko che era venuto per comprare ville. Contattare Cremlino, dependance del gas e del petrolio, dell’oro e dei diamanti. Quando giocava pensavi che a fine carriera questo gigante  capace di intimidere americani, il mondo, che non spaventò, però, Meneghin, Vecchiato e l’Italia di Mosca, sarebbe stato dimenticato e magari anche povero. Sbagliato. A proposito di Olimpiade moscovita, nella bella trasmissione di Sport Italia dedicata agli ingressi nella Casa della gloria due assenze e molte amnesie: mancava Scavolini e chi lo conosce sa che questo potrebbe essere un messaggio di addio nella depressione in mancanza di un  compagno di viaggio nella sponsorizzazione; non si è fatto vivo Renato Villalta e ci ha addolorato sentire le battute cattive di compagni che non lo hanno mai amato tanto pur sopportandone il talento. L’amnesia è quella di chi presenta e dimentica troppe cose. Era una trasmissione da sdoppiare e sapere cosa fanno oggi gli uomini d’argento di Mosca sarebbe stato interessante, una curiosità utile anche per chi corre adesso sullo stesso cavallo,  ma sapere che il basket avrà un rifugio a Sport Italia dovrebbe rassicurarci dopo il petting con  “La7 che ha lasciato soltanto figli illegittimi di uno sport minore su un a rete dove crescono talenti come la cestista Geppy Cucciari, dove c’è fermento, ma non per la palla nel cesto. Pagelle, pagelle, commuovendoci, perché in una pagina dell’agenda federale che ci hanno regalato l’anno scorso, quest’anno i perfidi burocrati ci hanno cancellato, carta riciclabile usata per  valutazioni calcistiche da sfinimento, abbiamo visto a fondo pagina nei giorni fra il 16 e il 18 maggio la foto di Riccardo Sales e Sandro Gamba, la bella coppia delle Olimpiadi moscovite, perché il binomio capo allenatore assistente, assistenti, ha un valore che le proprietà non capiscono, come del resto non hanno  mai capito che alle giovanili devi mandare allenatori a tempo pieno e pagati anche bene, magari senza video e lavagne, ma con la “pasiun”. 10  e lode: settimana senza pagelle classiche anche se  Ivkovic è il nostro eroe. Scuola, passione, genialità, tintura forte, idee grandi e giovani in battaglia non a servire pasticcini in fureria. 10 LAMONICA e SAHIN: allora ci sono arbitri in città  e non soltanto arruffapopolo inaciditi che tengono in saccoccia il fallo tecnico per castigare chi non si genuflette. 9 Alla GRECIA e ai suoi giovani, alla passione che ha fatto dimenticare la crisi e le fiamme del Pireo. 8 A SPORTITALIA che si è presa tutto il basket azzurro, così finalmente li vedremo al lavoro e in partita questi ragazzi che hanno già l’agente a quindici anni, ma che non spendono un’ora in palestra se non  ricevono la cartolina precetto. 7 Al professor GUERRIERI che capiva tutto nel giorno in cui è entrato nella casa della gloria anche se non riusciva più a parlare. Un gigante che ha lasciato alla letteratura sportiva di un paese, spesso ingrato, cose indimenticabili: per la tecnica, per la scoperta dell’America, per la cultura del borgo antico. 6 A McCALEBB l’unico che abbia fatto ricordare Siena e l’Italia nelle feste di  Istanbul. 5 Alla NAZIONALE che lascia Bormio, Pini e la Valtellina per andare in Trentino. Una scelta magari economicamente obbligata, ma comunque dolorosa. 4  Alla solita LEGA legaiola che tiene il basket ad orari limite per qualsiasi giornale che voglia essere nazionale.  Poi vanno dai capi servizio e chiedono visibilità. Finti tonti? 3  Ai MATURI BASKETTARI coordinati dalla grande passione di Magnoni, Gatti, Cino Marchese, che organizzano il raduno di Montecatini in piena baraonda play-off. Peccato. C’era da sfruttare questo letargo assurdo. 2  Agli ASSENTI nella festa del basket per i nuovi ammessi alla casa della gloria. Soltanto il Sylvester che vive e lavora in America, caro Peterson bastava chiedere o telefonare e avreste saputo dove soffre Rodomonte Sly, è giustificato, forse anche Scavolini, avvertito tardi, ma gli altri no. 1 All’agente di SHERMADINI se non viene allo scoperto e dice chiaramente che il georgiano non ha firmato un biennale per il Maccabi in questa fase delicata della stagione per Cantù che già soffre per l’infortunio di un centro che può cambiare tutto. 0 Zero scarabocchio al CSKA  e al Barcellona, prima le squadre, cominciando dal Lorbek svanito e dal Krstic invisibile, poi gli allenatori. Oscar Eleni, 14 maggio 2012