La serata di Brian May
di Alvaro Delmo Chi avrebbe mai pensato di poter rivedere
Brian May sul palco di Sanremo a 28 anni dalla esibizione di
Radio Ga Ga con i Queen? Miracoli di Sanremo e, probabilmente, anche della grande amicizia che lo lega a Zucchero. E dire che la serata del Festival dedicata alle canzoni italiane nel mondo era partita un po' a rilento con un Gianni Morandi pasticcione, quando si è trattato di spiegare quello che stava per avvenire. Prima a esibirsi
Chiara Civello in compagnia di
Shaggy per riproporre
Io che non vivo senza te. Sarà che non amiamo per nulla il rap, sarà che certi punti fermi della storia della musica non si possono stravolgere con scelte inspiegabili, ma pollice verso da parte nostra. Meglio è andata con la versione di
Romagna Mia che
Samuele Bersani ha interpretato insieme a
Goran Bregovic e soci? Diciamo di sì, anche se abbiamo fatto un po' fatica a seguirla nella sua veste folk balcanica. Più rassicuranti invece
Nina Zilli e
Skye nel proporre
Grande Grande Grande senza modificare troppo siffatta canzone. Stesso discorso per i
Matia Bazar con
Al Jarreau sulle note di
Parla più piano: la classe non è acqua. Confessiamo invece che prima di Sanremo ignoravamo chi fosse
Gary Go che con
Emma (un po' afona) ha riproposto
Il paradiso in una versione fedele all'originale. Invitare
José Feliciano non può invece che voler dire
Che sarà, che
Arisa ha affrontato con grazia insieme al grande talento portoricano. Fino a quel momento i migliori della serata. Dopo l'inspiegabile intervista a Federica Pellegrini, con tanto di plastico dei blocchi di partenza, un vero classico come
Il mondo omaggiato in modo quasi impeccabile da
Francesco Renga e
Sergio Dalma. Altro personaggio a noi ignoto era invece tale
Mads Langer che in Anema e Core ha affiancato con effetto incerto
Pierdavide Carone e soprattutto
Lucio Dalla. Ed eccoci quindi arrivati finalmente a Brian May. Strepitosa versione di
Uno dei tanti con
Kerry Ellis e
Irene Fornaciari (molto più a suo agio su questi toni) che ci ha lasciati senza fiato risvegliando di colpo anche il teatro Ariston. Altro livello, trascinante. Buona anche l'
Impressioni di settembre dei
Marlene Kuntz (il cantante però sussurra un po' troppo, si chiamasse Viola Valentino verrebbe linciato dalla critica) e
Patti Smith. Le cartucce migliori sparate a metà (sigh) serata. E' quindi stata la volta di
Almeno tu nell'universo, grandissima canzone italiana sulla quale
Gigi D'Alessio ha introdotto una
Loredana Berté in buona forma vocale che ha risposto bene in compagnia di Macy Gray. Grande la prova di
Noa con
Eugenio Finardi su
Torna a Surriento in doppia veste, anche se i brani napoletani rivisitati oltreoceano non rendono pienamente e perdono fascino trasformandosi in anonime marcette.
Dolcenera è invece tornata al pianoforte per una versione di
Vita Spericolata (che all'estero però non ci pare abbia mai avuto tutto sto successo... se qualcuno dovesse saperne di più lo segnali) in duetto con tal
Professor Green. Purtroppo canzone irrimediabilmente rovinata per l'intervento rap, oltre che per il coretto della platea lanciato da Gianni Morandi. A chiudere
Noemi con
Sarah Jane Morris su
Amarsi un po': tentativo riuscito, peccato per l'ora tarda dell'esibizione... Dopo l'immancabile (e superfluo) balletto di mezzanotte e mezza è stata la volta dei ripescaggi con televoto notturno a orario inspiegabile.
Alvaro Delmo, 17 febbraio 2012