La scoperta di Raffaella Carrà
C'è qualcuno che si è sorpreso per il lungo e approfondito articolo che il Guardian ha deciso di pubblicare su
Raffaella Carrà? Nel caso non lo capiremmo, consapevoli che ci sono personaggi del nostro spettacolo - come appunto la signora
Pelloni - che hanno lasciato un segno enorme non solo in Italia. Personaggi che non a caso intercettano sia il gusto popolare sia quello delle nicchie di culto. Peccato che a volte vengano (ri)scoperti da chi è (o si sente) più serio decisamente fuori tempo massimo, magari soltanto perché ne parla un quotidiano inglese. Titolato con tono celebrativo, “Raffaella Carrà: the Italian pop star who taught Europe the joy of sex”, il pezzo è costruito come un’analisi del personaggio Carrà, i suoi costumi e le sue canzoni capaci di cambiare atteggiamenti e posture del pubblico. Il tutto partendo dall’uscita del film
Explota explota del regista uruguagio
Nacho Álvarez che ha come colonna sonora e filo conduttore della storia proprio una rilettura dei successi della Carrà, osannata in terra iberica e in Sud America quanto e forse più che in Italia. Da lì l'autrice
Angelica Frey ha approfondito il fenomeno Raffaella andando ad analizzare non solo lo stile Carrà, i suoi abiti ma anche i testi delle canzoni. Da
Ma che musica maestro al
Tuca tuca, da
A Far l’Amore Comincia Tu che in inglese divenne
Do it, do it again entrando anche nelle classifiche britanniche, in tedesco
Liebelei, in francese
Puisque Tu L'Aimes, Dis Le Lui e in spagnolo
En el amor todo es empezar, fino a
Tanti auguri la definizione che viene data per alcuni brani è di “sex-positive pop anthems”. Scatenata sui ritmi di
Rumore, Fiesta e Ballo Ballo, Raffaella Carrà è di fatto stata ed è certamente molto altro, dai fagioli dei quiz telefonici alle carrambate tra parenti, avendo però sempre mantenuto un sano impeto entusiasta e buonumore combinato con una professionalità impeccabile e la voglia di osare e mettersi in gioco senza farsi troppi problemi. Insomma, una star - la ricordiamo tra l’altro intervistata da
David Letterman nel 1986 e non sappiamo quanti altri artisti italiani lo siano stati - capace di trasmettere un’immagine libera ma senza intenti maliziosi e retropensieri, a cominciare dal famigerato ombelico scoperto che 50 anni fa tanto scandalizzò l’Italia, per non parlare del già citato
Tuca tuca con
Enzo Paolo Turchi. Episodi che il magazine spagnolo SModa di
El Pais ha ricordato di recente in un articolo, a conferma di una celebrità a tutto tondo. Altro che influencer, altro che fenomeni sconosciuti oltre Chiasso e Mentone.