La schiena dritta di Gerry Daly

Categorie: Calcio, Seventies, Storia
di Christian Giordano
Irlandese di Cabra, il sobborgo a due km a nord-ovest del centro di Dublino, dov’è nato il 30 aprile 1954, con il calcio Gerard Anthony Daly comincia a Drumcondra, nella celebre fucina Stella Maris.
Il suo primo club vero è il Bohemians, nel quale segnerà anche in Coppa UEFA, a Colonia, nel settembre 1972.  Nell’aprile 1973, per 12.500 sterline, lascia i Gypsies per il Manchester United, che in Irlanda storicamente attinge spesso e bene. Un mese sotto Tommy Docherty e arriva la prima delle sue 48 presenze (tutte da titolare, con 13 gol) in nazionale. Ma ai Red Devils, però, saranno più dolori che gioie. Centrocampista completo di fisico leggerino, patisce un adattamento più lungo del previsto. Diciamo un annetto, visto che il posto fisso sarà una chimera fino a marzo 1974. Presenza marginale nella squadra retrocessa dalla prima alla seconda divisione nel 1973-74, diventa - in coppia con l’ala Gordon Hill - l’asse portante di quella che domina in Second Division la stagione seguente. E dello United battuto a Wembley dal Southampton nella finale di FA Cup del 1976 (suoi i gol contro Oxford, Leicester e Wolves). Rigorista quasi infallibile (16 segnati su 17, compresi i 4 in 3 match consecutivi nel 1974-75), realizza 142 gol fra campionato e coppe prima dello scontro col manager, che gli preferiva Jimmy Greenhoff, e il consequenziale addio all’Old Trafford.
Nel marzo 1977, ne approfitta Colin Murphy che se lo porta al Derby County per 175.000 sterline, record all-time per un calciatore irlandese. Due mesi dopo, lo United torna a Wembley: 2-1 sul Liverpool, e FA Cup 1977 ai Red Devils ma non a chi più la meritava. Anche al club del Baseball Ground l’impatto di Daly è immediato. E non solo dagli undici metri (memorabile il penalty trasformato nel 1977 contro il Man City, col dischetto ridisegnato durante la partita). Con le doti che lo hanno reso famoso – disciplina, spirito guerriero, ma anche pulizia nel passaggio e potenza del tiro – trascina i Rams a metà classifica. Ma a settembre, sei mesi dopo aver messo nero su bianco, Gerry ritrova Tommy Docherty, licenziato dallo United a luglio per la storia extraconiugale, divenuta pubblica, con una fisioterapista del Man U, Laurie Brown. Ironia della sorte, per rimpiazzare Docherty al Man U era stato scelto Dave Sexton, che già lo aveva sostituito al Chelsea. Se il mondo è piccolo, il calcio lo è di più. Daly chiede subito il trasferimento. Richiesta poi rientrata, ma i due avranno sempre un rapporto non facile.
Nell’agosto 1980, dopo 31 gol in 112 partite di campionato, Gerry viene accontentato dal successore di Docherty, Colin Addison, che per 300.000 sterline lo cede al Coventry, rivale diretto in First Division. Agli Sky Blues, ai tempi ancora all’Highfield Road, Daly resta quattro anni, poi va in prestito in seconda divisione, al Leicester City, che conquista subito la promozione alla First Division nel 1983-84. In agosto passa al Birmingham City per appena 10.000 sterline, cifra stabilita dal tribunale per dirimere la controversia legale fra le società. E così, un decennio dopo aver vinto la Second Division col Manchester United, si ripete centrando la promozione alla massima divisione anche con il club del St. Andrew’s. Allo Shrewsbury Town, dopo 14 anni di nazionale, colleziona il suo 48esimo e ultimo “cap” con l’Irlanda, poi chiude con due stagioni allo Stoke City (1986-1988) e una al Doncaster Rovers (1988-89). Non contento di una carriera che alla fine lo avrebbe portato a indossare i colori di otto club di Football League (per un totale di 88 gol in 472 gare), Gerry si era concesso anche un anno, dal maggio 1978 al maggio 1979, con i New England Tea Men della NASL, la prima lega professionistica nordamericana. Riconoscimenti individuali: Top 11 nella prima stagione, menzione d’onore nella seconda. All’inizio della stagione 0-91, è giocatore-allenatore del Telford United, club di Vauxhall Conference che lo esonera nell’ottobre 3. Da allora, a piegare il sogno di una panchina sono stati i gravi problemi alla schiena. Chissà perché a gente abituata a tenerla dritta fa sempre un po’ più male.
Christian Giordano
Football Poets Society