La morte di Tomas 'El Trinche' Carlovich va rispettata, così come la sua vita da profeta in patria. Una piccola patria, la Rosario calcistica degli anni Settanta e nemmeno con le sue sue squadre più famose, ma sufficiente a fargli guadagnare, di puro passaparola visto che i suoi momenti d'oro li ha vissuti nell'equivalente della nostra Serie D, il rispetto di molti personaggi famosi del calcio argentino, da Maradona in giù. Non va rispettato invece chi parla e scrive di Carlovich o di mille altri, copiando da chi ha copiato, soltanto perché dà un'aura intellettuale.
Questa la biografia del medio coccodrillatore del Trinche: "Ridge Bettazzi è venuto alla luce per caso a Pinarella di Cervia 21 anni fa, ma il suo cuore è nato a Compton. T-Wolves addicted, Jupiler League analyst, poteva suonare il basso come Jaco Pastorius ma i casi della vita l'hanno portato a perfezionare un fade away alla Chiacig. Per l'editore Route 66 - Salerno Reggio ha scritto 'Storia segreta del weird metal', 'Jrue Holiday saved my life' e il primo volume di una trilogia dedicata a Sergio Brio. Appassionato di cinema espressionista e di legalità, collabora ai siti nbafordummies.com, celticpridepistoia.org e grungenation.it, ma soprattutto al mensile di cultura calcistica Hidegkuti".
Nonostante la sua attività si sia svolta in epoca televisiva o comunque con pubblico in possesso di cinepresa, del Trinche e dei suoi famosi doppi tunnel esistono pochissime immagini e ancor meno filmati, da cui in realtà sembra assomigliare più a Margheritoni-Andrea Roncato che a un grande talento inespresso. Ma il punto ovviamente non è il valore tecnico di Carlovich, al cui confronto comunque Vendrame è Cruijff, bensì la creazione di un mito praticamente dal nulla, così come avviene per tennisti che senza spettatori avevano umiliato Borg o tossici all'ultimo stadio che schiacciavano in faccia a Doctor J.