Il primo grado non vale

Categorie: Calcio, Dicono di noi
di Igor Lario Novo
In attesa di appello e cassazione. Non si può fare altrimenti. Malgrado tutto. Chi lavora in primo grado in Italia parrebbe lavorare a vuoto. Contano gli appelli. Quelli sì. Magari solo a volte. Se ribaltano i giudizi precedenti a sfavore dei propri beniamini. E se no c'è sempre la Cassazione. In una giustizia italiana che non ha mai fine e che non è in grado di mettere d'accordo nessuno mai, l'unica cosa che si può fare, giustamente, è aspettare. Cosa? Qualcosa che possa sostenere le proprie tesi. Anche solo lontanamente.
I maestri di virtù non mancano. L'esercizio sofistico è sport nazionale. E tra tutti i gradi di giudizio, tutte le sentenze e le motivazioni, qualcosa si trova. Sempre! Né è un chiaro esempio la "nota della società" pubblicata ieri sera sul sito ufficiale del F.C. Juventus, dopo la lettura della sentenza da parte del giudice Casoria. Nel grottesco comunicato bianconero abbiamo cercato il fatidico "vinti sul campo". Sempre lì al suo posto.
Abbiamo già scritto come la pensiamo a questo proposito.
La risposta di Luciano Moggi al comunicato juventino ("Non giocavo da solo...") conferma che giustizia vera si potrebbe fare, se solo Luciano Moggi stesso volesse. Ma lui deve giustamente preoccuparsi di difendere se stesso. A questo punto, non avendola spuntata in nessuna sede, tanto varrebbe decidersi a raccontare tutti i retroscena. Tanto comunque rischi veri per Luciano Moggi non ce ne sarebbero (età, prescrizioni, il sostegno indefesso di milioni di italiani, le ospitate in TV che non mancheranno, eccetera). Ma tant'è. Juventus dunque estranea ai fatti. Giustizia sportiva sommaria. Opportuno silenzio Milan. Juventus parte lesa! Bene così.
Intanto si apre il capitolo dei risarcimenti. Radiazioni, condanne o assoluzioni non cambiano nulla. Non cambiano le convinzioni di ognuno. Quali che siano. L'abbiamo appena visto. Nessuna novità. La questione dei risarcimenti è invece qualcosa di nuovo (e, pare, trascurato). Che potrebbe determinare un effetto domino devastante. Soprattutto in un sistema calcio italiano già fragile e agonizzante di suo. Dopo i risarcimenti citati dal giudice Casoria, sarà bello vedere chi altri chiederà i danni a chi e per cosa. Nella storia del campionato italiano non mancano certo le rivendicazioni. Aspettiamo. C'è poi anche la questione dell'immagine del calcio italiano all'estero.
L'Équipe, per esempio, si riferisce a Calciopoli molto semplicemente come "l'affare delle partite truccate".
E in un breve commento intitolato "Calciopoli: 2 presidenti condannati", mette in evidenza i nomi di Della Valle e Lotito, prima di tutto e tutti, come implicati "nell'affare", appunto. In una nota separata si parla esclusivamente di Luciano Moggi. "Più di 5 anni di prigione per Moggi". E si ribadisce che Calciopoli è lo scandalo " delle partite truccate del campionato italiano".
Le Monde è più accorto. Il pezzo si intitola "La giustizia italiana condanna alla prigione i responsabili di Calciopoli". E riporta di un Luciano Moggi "a capo dell'associazione che ha condizionato il campionato italiano, influendo sulla designazione degli arbitri" e quindi "riconosciuto colpevole di associazione a delinquere e di frode sportiva". Anche in questo pezzo spicca qualche nome. Andrea Della Valle, Claudio Lotito, Pasquale Foti, Paolo Bergamo. Si ricordano poi i club implicati: Milan, Fiorentina, Lazio, Roma e Reggina.
El Paìs è la testata che più di tutti taglia corto e grosso.
"Cinque anni di carcere a Moggi" (titolo) "condannato per il caso Calciopoli, conosciuto anche come Moggigate, e che consisteva nella corruzione di arbitri nel calcio italiano". Niente male! La lista degli implicati è un po' più completa. Si citano anche Pierluigi Pairetto e Innocenzo Mazzini e i ruoli che ricoprivano. Si conclude ricordando i club implicati nello scandalo: "Juventus, Milan, Lazio e Fiorentina". Nel caso qualcuno non ricordasse bene.
Per la stampa inglese breve trafiletto sull'Independent:
"L'ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di prigione, ieri, per il suo ruolo nel caso delle partite combinate, che ha determinato la retrocessione della Juventus e la revoca dei titoli del 2005 e del 2006". Non tutti stanno a sottilizzare, come ben si vede. Persone e club sono semplicemente "coinvolti". Senza tanti distinguo. "Arbitri comprati". "Partite combinate o truccate". Si tratta però eventualmente solo di danni d'immagine. Magari qualcuno prima o poi sarà chiamato alla cassa. Aspettando fiduciosi appelli e cassazioni per conoscere i responsabili.

Igor Lario Novo
(9 novembre 2011)