Due grandi maledette

Categorie: Basket
Oscar Eleni, ispirato dall’anima di Cesare Rubini e da tutti i grandi dello sport triestino, per vedere i resti del dinosauro vegetariano trovato al villaggio del pescatore di Duino Aurisina. Si ride, sognando di essere davvero in compagni di questi grandi, si beve  cercando una risposta al dentista che voleva farsi vaccinare il braccio al silicone, si fa festa per il tris della Goggia liberty nelle tre vittorie americane di una grande sciatrice, si ciacola sul ribaltone subito dal Venezia calcio, nel fine settimana in nero della Serenissima, contro i pirati del Verona partendo da 0-3. Si smoccola senza capire se l’ex citti del nuoto di fondo, nella casa della gloria con Castagnetti,  ha scherzato quando ci ha fatto indignare perché adesso pulisce piscine, portando tutti a maledire chi ha permesso un salto all’indietro tipo Owens custode dopo il trionfo di Berlino negli Stati Uniti dove i razzisti già alla cena in suo onore lo fecero entrare dalla porta di servizio. Poi, si è scoperto che quel lavoro era volontario, insomma il Coni sarà pure il regno della distopia nel paese dove i circences servono un po’ come il rosario per chi cerca consensi governando alla pene di segugio, calpestando le regole dello sport, in perenne seconda fila fra evasori e cialtroni. Come fa notare Cimbrico, come hanno detto i tifosissimi di Elio, un grande davvero,  certe trovate  non sono nuove. Nell’atletica un oro del disco si era presentato con uccellino finto all’antidoping, la chiesa dove si dovrebbe cercare chi bara, ma poi tutto finisce nella caccia alle streghe lasciando spesso liberi gli stregoni,  aiutando chi racconta storie, bugie, persecuzioni da mitomani. Certo uno che in questi giorni ha letto il libro di Olivari sul mondiale di calcio italiano del ’90, un bel libro che diventa giallo per scoprire la gola profonda che lo ha ispirato,  chiedendo che il suo nome non apparisse. Nei giorni dell’attesa di una sciabolata artica, chi ha centellinato il ricordo di Luciano Barra su Lamine Diack, il presidente dell’atletica mondiale nel dopo Nebiolo, buttato fuori con ignominia, non si stupirà trovando il marcio nella Danimarca dello sport italiano e mondiale. Meschinità dirigenziali, invidiuzze di allenatori importanti, calciatori famosi, sportivi superpagati. Ora veder sgonfiare il caso Giuliani non ci sorprende, così come le piste rinnovate e già da rifare, come vedere in terra i bamboccioni senza casco sul monopattino, sicuri che tanti campioni, esaltati un tempo, adesso se la passano male perché in troppi non hanno avuto, anche al di fuori dell’arena, l’adrenalina di Ibrahimovic come  si scopre nel bel libro scritto per lui da Garlando. Esistono le pensioni per  chi ha dato tanto nello sport, ma sembrano svanite. Così come sembra svanita la magia europea dell’Armani dopo 4 sconfitte consecutive in  coppa: noi dal primo giorno non condividiamo certe scelte che non hanno reso più semplice la vecchiaia di Hines e Rodriguez, meno tristi le molte giornate senza buoni tiri e pochi rimbalzi, anche se il solito coro ha fatto festa per l’imbattibilità in campionato dopo 10 partite, rimontando dopo un primo quarto da incubo per le 5 triple su 5 di Brindisi che ricordavano il massacro a Kazan e con  l’Olympiakos del Forum, la stangata di Berlino. Poi d’incanto ecco tornare alla ribalta la difesa, ma  forse è stata Brindisi a ricordarci, come ha fatto la sperimentale Azzurra, che da noi gli italiani sono figurine e molti stranieri soltanto scadenti mercenari che non  vedono l’ora di essere ingaggiati da Singapore all’Islanda. Diciamo che la decima giornata ci ha detto che le due grandi elette, Armani e Segafredo, per adesso, sembrano le due grandi maledette, per infortuni e guai di ogni tipo, su Milano anche quelli dell’antidoping che soltanto il 20 dicembre ci dirà se Moraschini ha cercato nelle pomate un trucco, più che la bellezza. Milano che in tre tempi fa fare 32 punti alla Brindisi che aveva fatto tanto per farsi apprezzare e temere, non miracoli, ma buon lavoro, alla squadra del Vitucci che aveva chiuso i primi 10 minuti sul 21 a 9 (!)  creando panico fra i laudatores a cottimo. Non parliamo della Virtus che Scariolo ha ringraziato dopo aver tenuto  sullo stomaco il serpente della delusione davanti ad una Sassari che Bucchi riporterà presto dove merita. Ci è voluto un supplementare e la buona sorte di veder sbattere sui ferri i tiri partita del Bendzius che aveva già fatto 25 punti. Comunque sia le due sicure di essere a Pesaro in Coppa Italia le abbiamo, ci mancava che fossero fuori gioco, ma, cara gente, se al momento Venezia, gloria a chi la dirige e amministra così bene, se la deve vedere con la neopromossa Tortona, mentre l’altra neopromossa Napoli se la cava così bene nel mare mosso dietro le elette maledette, perché  stupirsi? Così come vedere Sassari appena sopra la palude della retrocessione dove, qui nessun stupore, c’è la Fortitudo del martire Martino, uno davvero coraggioso che ancora spera nella salvezza come del resto la Pesaro ricucita da Luca Banchi col filo maremmano. Mentre lasciamo Petrucci, la Fiba alle loro litanie contro la poca sensibilità, va be', dell’Eurolega dello sfiduciato Bertomeu ora contestato per gli arbitri anche dall’Ataman ultimo vincitore del trofeo (senza aiutini?), per le finestrelle delle nazionali, vorremmo far notare a re del Circeo che i reduci dai giorni con Azzurra sono andati tutti per  fragole: hanno perso i vice Molin e Galbiati, l’asso di Sacchetti, il caro Tonut  non ci ha messo le mani sante nella sconfitta di Brescia con quello 0 su 6 da 3 . Diciamo che a Brindisi speravano di riavere Udom e Gaspardo più tonici, per la verità tanti allenatori si erano illusi che la sosta potesse far bene. Sbagliavano. Pagelle, gridano i dinosari all’isola del pescatore dove intanto sono arrivati anche Tanjevic e Tavcar che su quella frontiera hanno costruito e scritto cose meravigliose. 10 A MENETTI per come ha liquidato chi lo cacciò da Reggio Emilia dopo finali scudetto e altre meraviglie: “È lontana  mezzo secolo”. Bel voto anche per averci ridato il vero Imbrò e per aver suggerito a Sacchetti che il Bortolani da 20 punti forse a San Pietroburgo serviva in campo. 9 Alle magie del CIANI triestino che sotto di 4 a 14 secondi dalla fine ribalta Trento con il vagotonico Banks. Gloria a lui, ma chi ha perso? 8 A MAGRO cireneo di Brescia che ha ritrovato le parole, magari pure gli allenamenti, per riportare Della Valle oltre i 20 punti. Una resurrezione che serviva nella casa dove tutto andava bene, meno la squadra. 7 A Luca BANCHI che ha smontato e rimontato una Pesaro che resta sempre fra le amate dolorose del campionato, una malattia che dura da anni e per anni non ha portato alla gogna della retrocessione. 6 A quel satanasso di Sacripanti che non soltanto tiene Napoli nella parte nobile della classifica, ma è riuscito a non farsi dare un tecnico dal solitamente permaloso Martolini dopo un fallo inventato da un collega sotto canestro contro il povero Zerini che già aveva fatto tanto nel far credere a Pargo (1 su 8) di poter svernare nel paese dei campanelli. 5 A TRENTO se non metteranno agli arresti i protagonisti di quei 14 secondi che dalla gloria hanno portato alla vera amarezza. Per Molin una settimana da ferri ai polsi per molti dei suoi. 4 A VITUCCI, uno da nove fisso, se non troverà una strada diversa dal lamento contro gli arbitri per giocatori di Brindisi a cui dovrebbe chiedere di fare meno regali gratuiti e non tutti provocati dalla morsa messiniana. 3 A Jeff BROOKS, come del resto alla Reyer molliccia di Brescia, per aver detto a nuora quello che la suocera Messina, secondo lui non aveva mai capito: con De Raffaele sono rinato. Be', nell’ultima uscita non si è visto molto, oltre al suo 1 su 6. 2 A MESSINA che ci obbliga a difenderlo quando certi giocatori considerano lui il colpevole delle loro figuracce, quando certi galantuomini se la prendono con la sua rigidità  peggiorata nel sistema NBA, pur sapendo che sta lavorando per il bene di una grande società, ma non saremo con lui se a fine anno si troverà senza benzina perché i pochi attimi concessi alla fanteria italiana a Brindisi crea complessati e non giocatori felici di stare dove sono, a parte lo stipendio. 1 Ad AKELE e DIOUF, giustamente considerati  il nostro vero futuro, se si faranno imbesuire da una pagina di giornale. Confidando in Menetti e Caja li vogliamo belli tosti per Europeo e, magari, Mondiale, prima di Parigi. 0 Ai DISPETTI TELEVISIVI con  partite scelte senza una logica, alla concomitanza in diretta fra partite che meritavano di essere viste. Lasciate che la RAI cuocia nel suo brodo primordiale delle 20.45 dove abbiamo visto  i tormenti della Fortitudo e le belle novità di Tortona mentre  a Napoli lacrimava una Cremona che deve credere anche se le manca  la salute.