Dopo Belinelli e dopo Sacchetti
Oscar Eleni dall’isola degli sdentati per una intervista al pescatore sputato dalla megattera, con la curiosità di sapere se Pinocchio, più di Giona, gli ha svelato il
segreto
dei presidenti che vedono oltre. Allenatore alla griglia e
il successo è quasi assicurato. A Bologna, nell’angolo degli stupidi, sapevano tutti che
Djordjevic, dopo essersi scontrato con il padrone e la sua corte, sarebbe stato messo alla porta. Fischiato, pensavano loro, che già dopo l’eliminazione contro il Kazan, con eurolega perduta, avevano la stessa faccia delle presidentesse che si preparavano a divorziare da
Al Pacino in
Ogni maledetta domenica, o, addirittura, cambiare città
se i “ brocchi” ingaggiati per questo avessero perduto in quel film sulla Squadra più scassata della Lega. I contatti con
Scariolo, una storia importante con la Nazionale spagnola, una storia vera di allenatore capace, iniziarono già a dicembre. Diciamo che si chiama tattica della preveggenza. È successo spesso. Nel calcio con
Bearzot e
Lippi,
Sarri alla Juventus, anche se adesso come dice
Sconcerti tutto questo entusiasmo per
Mancini sembra un po’ vigliacco. Forse lo stesso
Conte aveva capito che all’Inter lo preferivano oltre la siepe dei loro problemi
mesi prima dello scudetto sicuro. Lui, però, rispetto a Djordjevic, se ne è andato con una bella buonuscita. Ad altri non è capitato perché, come dice
Markovic, capo dei gladiatori di Sasha alla Virtus, sulla porta ‘uscita come il genio
Teodosic, non ci sono emozioni quando si parla di soldi.
L’allenatore sostituito a metà del viaggio è una strada banale. I veri padroni del sistema sono quelli che trovano il successo
con il generale che alla fine fucileranno volentieri. Il basket lo ha imparato da tempo e per questo con il presidente
Petrucci, che sembra vedere oltre, non ci sentiamo di sostenere che il basket italiano sarà rappresentato alle Olimpiadi soltanto dalle ragazze del tre contro tre. Lui che ha scoperto prima di altri quanto sia difficile fare il sindaco, magari soltanto al Circeo, avrà certo letto le storie di questa pallacanestro italiana.
Peterson che riporta il titolo alla Virtus Bologna, ma, per il bene dello sport che cercava di emancipare, l’avvocato
Porelli lo offrì al
Bogoncelli appena battuto al tavolo del bridge: “Il basket ha bisogno che Milano abbia sempre una grande
squadra e un grande allenatore”. Fu così. Nella storia sportiva uno di quelli che chiudeva sempre in grande, sapendo di doversene andare, è stato ad esempio Boscia Tanjevic: accadde con Stefanel a Milano, gli capitò in Turchia, ne ha viste di ogni tipo con la Nazionale, come del resto
Gamba che era già sostituito e regalò al basket, dopo argento olimpico, oro europeo, un bronzo continentale con una squadra dove mancavano tantissimi. Più o meno come Azzurra mille colori che andrà a Belgrado se dopo
Belinelli e
Datome dovesse rinunciare pure
Danilo Gallinari che, contrariamente agli altri due, non ha chi lo possa sostituire come 3, magari come 4, forse anche 2 e, a addirittura 5, cioè ala, piccola o forte non conta, guardia, pivot. Noi ingenui che non avevamo capito di avere nel basket un presidente veggente quando lo attaccammo perché dalle cucine del palazzo i suoi camerieri avevano fatto sapere a tutti che
Messina sarebbe stato il dopo
Sacchetti e, tanto per chiarire,
ci sarebbero stati nuovi tutori per il capo allenatore. Bravissimi, sia chiaro, ma come dice la chiromante azera la miglior sfera di cristallo per leggere il futuro è sapere cosa farai oggi. Ora, mentre la stessa Serbia vede i suoi migliori talenti girare al largo dal megafono nazionalista, cominciando da
Jokic, MVP della NBA, continuando con
Bogdanovic, noi speriamo che la gioventù di Azzurra, da
Mannion a
Tonut, da
Pajola a
Gaspardo, faccia “o miracolo”. Dopo sapremo come sdebitarci con il presidente federale veggente, soprattutto se offrirà una cena in zona Brera al Djordjevic che certo gli ha preparato al meglio i candidati alla maglia azzurra, meglio del Messina che aveva certo altri pensieri per la testa quando ha cancellato, uno dopo l’altro, sicuramente per colpa loro, gli italiani del gruppo cominciando da
Moretti che non sarà riconfermato perché il contratto sicuro lo aveva Delaney.