Qui al bar dell'economia si discute spesso dei prezzi delle case, non tutti hanno interiorizzato il senso di Un uomo da bruciare (forse il miglior Renato Zero di sempre) e nonostante l'evidenza siamo in pochi a sfuggire al mito della prima casa di proprietà. Avendo i soldi per prenderla, ovviamente... Abbiamo appena letto le statistiche Istat sui prezzi delle case italiane nel 2014, che rispetto al 2013 sarebbero (sempre il condizionale, perché il nero è sempre vivo e lotta insieme a loro) scesi del 4,2 % rispetto al 2013. Una percentuale mostruosa, perché non può tenere conto di chi pur volendo vendere casa non la svende, perché (ancora) non sta morendo di fame. Senza contare che i prezzi sono tuttora sostenuti dalla rigidità di gestione del patrimonio immobiliare di enti pubblici, banche e assicurazioni... Tutto questo mentre il numero delle compravendite è aumentato, perché la gente dopo anni di stallo deve pur andare a vivere da qualche parte e nonostante la liquidità che qualunque private banker sostiene essere parcheggiata in maniera quasi autolesionistica. I più ottimisti (Ma ottimisti rispetto a cosa? Solo perché avete-abbiamo buttato via anni di vita per pagare un trilocale di periferia?) prevedono una ripresa dei prezzi fra uno o due anni, ma i livelli di metà degli anni Zero non saranno più toccati se non per situazioni particolari e in vie di grande pregio. Nostra modesta considerazione: tutto questo è positivo, perché il mito della casa di proprietà ha portato milioni di italiani a investire i propri soldi in maniera scadente e a puntare più su quattro mura che sulla propria formazione, su viaggi, esperienze e scelte lavorative coraggiose. Ovviamente chi ha comprato sul finire degli anni Novanta non ci ha perso, ma chi ha fatto il grande passo 6 o 7 anni più tardi adesso sta maledicendo il momento in cui non ha scelto l'affitto. Adesso, nel 2015, cosa consigliereste (a chi può scegliere) fra la casa di proprietà e andare in affitto?