Buco su Bruch

Oscar Eleni alla ricerca della medusa immortale che sotto stress, nelle epidemie, torna all’infanzia per ricominciare ad ustionare chi le dà la caccia. Un po’ come il sior Narciso che cerca baruffe fra poveracci, il carissimo amigo Claudio Pea, per lui vale il detto che deve proteggerci da lassù chi lascia a noi la difesa contro i nemici. Dopo aver svelato  debolezze, dopo aver informato i suoi molti lettori mentre scacciava i suoi arguti pensieri, ha fatto sapere che sul basket è davvero il più informato e ne sa una più di superbone e del diavolo. Ha ragione.



Nella notte, in dormiveglia avevamo trovato risposte adeguate, ma poi. Risveglio agitato, bocca cattiva, termometro, quasi tutto dimenticato. Peccato. Ci è rimasto l’amaro, ma la colpa è di quelli che non lo citano e allora se la prende con il poveraccio che davvero è confinato, per sempre,  in buona compagnia per questo, nella categoria solito stronzo, dopo essere stato pochissimo in quella di giovane promessa, senza speranza di poter diventare venerato maestro.

Destino. Mediocrità, fuga dalla notizia, per dare un senso personale al lavoro iniziato a 19 anni sotto la sferza di Sardone nell’agenzia Sportinformazioni di un ex Gazzetta, allontanato, dicono, per giocate azzardate come ci spiegò Viola che pure era passato da quella redazione. Il piacere di vedere lo sport praticato così poco e male, raccontarlo, emozionandosi sempre, anche a rischio figuracce. È andata così e davvero deve essere potente il fascino di un corsaro da bottini scontati come il Pianigiani se adesso mi devo guardare in cagnesco, anche se, a questa età, il divertimento è soltanto della controparte.



Sono stato smascherato. Vorrà dire che i like caleranno paurosamente: da cinque a zero. Destino. Succede. Meglio trovare consolazione su Cabaret Italia di Edmondo Berselli. Capolavoro. Il pezzo sui poveri tirando in ballo Padoa Schioppa e Tremonti o Tremorti, perché pure lui amava  imporre marchi di fuoco sui colletti bianchi con fuliggine attorno, va benissimo anche oggi, il suo ex giornale lo ha riproposto in pandemia. La buona compagnia toglie il buon umore, anche se resta la rabbia come quella del russo da soviet che voleva vedere le armi dei comunisti in Emilia e gli mostrarono i parmigiani in stagionatura.

Su questa storia delle notizie che ci mancano da sempre ci è venuto in  mente che il gioco era di moda anche nel 1971 quando a 27 anni, rientravo nel capitolo famosa giovane promessa, la Gazzetta decise che potevo andare agli europei di atletica ad Helsinki per sostituire Alfredo Berra che aveva perso la salute nella sua immensa battaglia contro l’ignoranza, la superficialità, nella sua lotta per l’atletica, la regina per cui andava spesso a letto senza cena, nel suo cavalcare fra i grandi del giornalismo sportivo. Ictus. Emergenza. Il direttore Zanetti, contro il parere di molti, decise di paracadutare il ragazzo assunto, mentre aspettava di fare l’allenatore nel basket, promettendogli fatica, poca gloria e, assolutamente, mai pallacanestro. “La tua rovina” diceva, anche se non è stato sempre così.



Decollare a Linate, sapendo che da Maurizio Mosca in su e in giù si prevedeva disastro. Forse non andò male se al ritorno in molti, Maurizio e i suoi bamboli in testa, si congratularono. Ma tornando ai buchi, alle notizie sfuggite, cosa che si è ripetuta negli anni, una volta un tale si beava per aver giocato sporco su Arconada il portiere della Spagna al mondiale, un clamoroso scoop da prato dei narcisi, insomma quando entrai nello stadio di Helsinki sotto la torre di Jarvinen venni assalito da troppa vecchia guardia.

Una tortura, non solo sguardi indagatori che soltanto la pazienza della Scimonelli e le grandi qualità di Roberto Quercetani mi facevano trascurare. Giocavano sul fatto che il colosso Bruch, discobolo svedese, si fosse esaurito nelle battaglie con Silvester e stesse andando nei matti invece che sulla pedana poi dominata dagli specialisti dell’Est che, contrariamente a lui, dopo aver ammesso di essersi nutrito con anabolizzanti, non bruciarono tutti i premi conquistati. Insomma era un  primatista che voleva toglierci il piacere di soffrire per il bronzo di Renato Dionisi nell’asta di Nordwig, a 5.30, come il principe Isaksson.

Ci dava gioia tutto, anche se perdeva Bedford per cui avevamo la passione perduta. Poi il Fiasconaro da scoprire nella battaglia contro Jenkins, la staffetta veloce del professor Vittori, terza dietro Cecoslovacchia e Polonia, un bel gruppo con Guerini, il primo vero eccitante Mennea, Abeti   emiliano di cuore e il grande sarto Ennio Preatoni. Felici sì, ma tormentati fino all’ultimo giorno con questa storia di Bruch. Zanetti con il sonar dei direttori allenatori, educatori, il fiuto e la passione, oltre al talento, decise di arrivare come appoggio per il ferragosto di chiusura, il giorno di Arese e dei suoi meravigliosi 1500 metri sul polacco Szordikowski e il grande amico Foster. Incalzato da strani avvoltoi il direttore replicò secco: siete piccola gente, i buchi in atletica non esistono proprio.

Lezione per sempre. Aiutare chi non ce la farebbe da solo, senza umiliarlo. Oggi non va così. Pazienza. Peccato aver dovuto sprecare tutto questo tempo per sior Narciso quando avremmo voluto ricordare altre cose mentre tutto resta fermo eppure tutto si muove così male e pericolosamente. Italia unita? Ma dai. Comuni contro Regioni che vanno contro lo Stato. Il gioco del bordello dantesco. Pazienza.

Certo ci fa piacere che Treviso abbia confermato per due anni Menetti. Così si deve fare. Era ora che Messina dicesse qualcosa di non texano: impegno sui vivai. Non è una notizia, per carità. La riportiamo perché come dice il Pea neppure sull’Armani potremmo batterlo. Ma dai. Ha certo ragione. Ci servirebbe almeno il numero di telefono di Ettorre che, lo sa anche l’eroe di piazza Ferretto, passa il tempo altrove  a minare i progetti di una Lega rimasta senza niente, con campi chiusi, si diverte a prendere lezioni da compagni scelti da lui liberamente, dimostrando che tutti possono sbagliare, come si vede anche da certi giocatori che ha scelto.

Ci sarebbe piaciuto commentare lo straordinario filmato proposto dal conte Aquari, maestro di sport, raccontando la Scuola dove l’Italia ha davvero aperto una strada, dove cultura e sport danzavano meglio dei decreti di oggi alla Spadafora. Fra i tanti che sono passati sullo schermo ci ha commosso rivedere Ciccio Vitti, scomparso da tempo, l’uomo del Sud che al Derby aveva scoperto l’umanità nova di una comicità  che ha fatto storia per sempre. Era il braccio destro  del professor Guerrieri e, come Petazzi, quando cominciava il loro cabaret, dimenticavi tutto, magari non il risultato finale come capitava a qualcuno che rimpiangiamo comunque pensando ai robot che presto daranno valore alle azioni di chi sostiene questa mandria di finti editori di falsi competenti di tutto, dallo sport alle cineserie da infilare nel pacco giornali, che ti mettono su una strada se osi dire che gli olandesi hanno ragione a criticarci, che i Van Basten della politica sono arguti, geniali fra i loro tulipani, ma poi sbroccano a Milanello e altrove e per rifarsi ospitano a tasse agevolate chi in Italia licenzia nello stesso giorno in cui i loro circences ci dicono stiamo a casa, stiamo uniti.

Chiudiamo qui. Giurando che nel dormiveglia tutto era più armonico e convincente. Peccato. Zero like anche questa  volta.

https://www.youtube.com/watch?v=Uv4utRmZPlc