A scuola da Marzorati

Categorie: Cantucky
Non abbiamo  nulla contro Charly Caglieris, tutt’altro: negli anni Ottanta, quelli dell’iniziazione al basket dei nati tra i fine anni Sessanta e inizio Settanta,  ricordiamo questo grande playmaker (177 centimetri per 80 chilogrammi di peso, negli anni dell'agonismo) dell’aristocratica e vezzosa - seppur mai vincente - Berloni Torino. La Berloni del marchese Della Valle, di Scott May e molti altri. Caglieris, bresciano classe 1951, ha vinto tre scudetti con la Virtus Bologna, ma soprattutto era sul parquet di Nantes il 4 giugno 1983,  la sera della vittoria della nazionale di Sandro Gamba, 105-96 alla Spagna di San Epifanio e Corbalan. Ritiratosi, Caglieris ha svernato per anni in Liguria facendo il professore di educazione fisica. Ieri sera  è stato l'inconsapevole protagonista del coro intonato attorno alle 23 dagli Eagles, quando Pierluigi Marzorati ha festeggiato nel piazzale del Pianella di Cucciago (durante l’annuale festa dei tifosi canturini) i suoi 60 anni. ‘Caglieris pistola, il Pierlo ti fa scuola!’: un grido all’unisono, capace di unire vecchi e giovani, attempati tifosi coi lucciconi agli occhi ed adolescenti in piena fase post-acne,  con inguardabili scarpe bianco-fucsia ai piedi. Imberbi sì, ma con la consapevolezza di appartenere a una storia, quella canturina, che continua nonostante le immani difficoltà e il fatto che i parametri di Cantucky siano incompatibili con il basket di vertice. Eppure, la storia prosegue. Pierluigi Marzorati era felicemente emozionato, il coro l’ha fatto sorridere, la torta è stata distribuita previa posa fotografica da conservare a futura memoria, assieme a Francesco Juary Morabito, guru degli Eagles canturini, Chicco e tutti i volontari della cucina dove sino a domenica si sfornano piatti della tradizione popolar-festaiola (stasera polenta e brasato, abbondanti e a modico prezzo;  birra media 3 euro e 50, salamella 5. Ci spiace per il direttore e i vegetariani: quelli vicini al lago di Como devono essere carnivori incalliti... comunque ci sono anche gli gnocchetti ai formaggi, 4 euro la porzione). Non era solo la festa di Cantucky e di uno dei più grandi campioni del basket moderno, uno dei primi seguiti con attenzione dalla Nba quando la percentuale di giocatori non americani nella Lega Pro Usa era  assimilabile a quella del consenso popolare di cui gode il nostro governo tecnocratico. Era una festa sì di Strapaese, ma di quello Strapaese che rappresenta una delle basi da cui può ripartire il basket italiano, malato e in crisi nonostante le recenti vittorie della nazionale di Simone Pianigiani. Quel legame forte, cui spesso accenniamo qui su Indiscreto, che unisce strettamente le comunità e la propria squadra di basket, attirando così l’attenzione di persone, media e quindi sponsor. Pierluigi Marzorati, 287 presenze in  Nazionale e una sola maglia vestita in decenni di carriera, quella di Cantucky of course, è un emblema non solo del grande basket che fu, ma anche del basket che potrebbe essere in futuro. Perché attorno a questa idea di sport, nonostante le condizioni stravolte di oggi rispetto a quelle di ieri, può rinascere l’amore per la pallacanestro. Quello che si leggeva negli occhi dei ragazzini di 6 o 7 anni che lanciavano la palla verso i canestri sul piazzale del Pianella, sfidando i 17 gradi di una serata settembrina a Cantù. Cominciò così anche Danilo Gallinari, che faceva lo stesso sul parquet di Verona, dove giocò gli ultimi anni papà Vittorio. Beato il popolo sportivo che ha ancora bisogno di eroi, bandiere o simboli. Per ricordarcelo, perché non guasta mai, attorno alle 23.30 di ieri siamo entrati al Pianella - illuminato a giorno, all’interno c’era  solo il custode - e abbiamo camminato sul parquet.  Poi, volgendo lo sguardo in alto, abbiamo ripassato velocemente i nomi di chi ha calcato quel parquet e sudato tra quei muri costruiti nel 1974,  ormai segnati in modo irrimediabile dal tempo: Terry Driscoll, Renato Villalta, Oscar Schmidt, Nando Gentile, Mike D’Antoni, Bob Mc Adoo, Jim Brewer, Bruce Flowers, Antonello Riva, Toni Kukoc, Manu Ginobili, Dino Meneghin, Dan Peterson e Bob Hill, Dado Lombardi e Dido Guerrieri, Aza Nikolic e Arnaldo Taurisano, Valerio Bianchini e Stefano Rusconi, Meo Sacchetti, Gianluca Basile, Dejan Bodiroga. Non c’è futuro senza storia, non c’è un orizzonte senza una tradizione. Vale per molti ambiti dell’umano agire, ma ora vale soprattutto per il basket. ‘Caglieris pistola, il Pierlo ti fa scuola’. Fabrizio Provera, 13 settembre 2012