Il calcio a porte chiuse è un danno per chi gioca in casa?

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Le partite di calcio a porte chiuse eliminano il fattore campo e quindi rispetto a prima del Covid le squadre di casa sono meno favorite, subendo un danno. Questo il luogo comune e questa anche una delle nostre idee dopo decine di partite viste negli ultimi mesi. Un'idea però in Italia sbagliata, secondo i numeri, perché nella Serie A a porte chiuse la percentuale di vittorie casalinghe è stata del 44,4%, clamorosamente simile al 44,3 della Serie A con il pubblico. E in Serie B la percentuale di vittorie delle squadre ospitanti è calata, di un 2,8% che con così poche partite ci può stare.



Ma le statistiche che abbiamo letto sul Weekly Post del CIES (questo il link) riguardano mezzo mondo e quindi riformuliamo la domanda: il pubblico dodicesimo uomo in campo e simili dogmi con cui siamo cresciuti hanno un senso? Di base sì, perché in tutti i campionati presi in considerazione le vittorie casalinghe sono diminuite del 2,1% e nei tornei importanti sono in certi casi diminuite di molto. Meno 14,1% nella Bundesliga (da 45 a 31,7!), meno 6,1% nella Liga spagnola, meno 5,2 nel Championship inglese, mentre la Premier League post Covid ha fatto segnare un aumento dello 0,8%.

Rispettosi dei luoghi comuni anche il meno 15,1 greco e il più 8,5% di vittorie casalinghe nel massimo campionato svizzero. Si può quindi dire che in generale il pubblico influenzi in una minima misura l'andamento delle partite di calcio, ma nella media molto meno di quanto si pensi ed in Italia addirittura per niente. Tanti articoli sui 'fortini', sul 'calore', sulla mitica 'bolgia' si sono proprio da noi rivelati infondati. È poi probabile che quel meno 2,1% dipenda da arbitri che possono sbagliare a cuor leggero anche nelle situazioni non da VAR ma che possono comunque creare pericoli.