Jurassic World, la forza dei dinosauri e di Spielberg

22 Giugno 2015 di Paolo Morati

Jurassic World

In Jurassic World ci sono tutti gli elementi tipici di un film di intrattenimento adatto ad ogni età, con qualche scena paurosa ma non troppo. C’è il belloccio rude e forte a cavallo di una moto, c’è la donna in carriera che non si è ancora fatta una famiglia e che alla fine si trasforma in una sorta di Lara Croft scoprendo i suoi lati più nascosti, ci sono il sedicenne adolescente tutto musica e ragazze e il tredicenne preadolescente curioso e preparato, figli di una coppia in via di separazione. C’è poi il cattivo, brutto e grasso nonché con mire nascoste, il nerd timido e insicuro, lo scienziato connivente e alla fine ci sono, finalmente, anche loro: i dinosauri. Che rappresentano, sostanzialmente, il traino di un film che non aggiunge molto alla precedente trilogia di Jurassic Park (tratta nell’idea dai romanzi di Michael Crichton), mancando anche l’effetto sorpresa della genetica generata da effetti speciali all’epoca all’avanguardia e che qui non meravigliano più di tanto, essendo ormai abituati al realismo indistinguibile regalatoci dalla computer grafica e dai maghi che ci stanno dietro. Detto questo non si può dire che Jurassic World sia un film da non vedere. Anzi.

La produzione di Steven Spielberg e la regia di Colin Trevorrow, dallo schema collaudato, riportano gli spettatori all’interno di un parco dove i dinosauri ormai sono un’attrazione finanche noiosa e per la quale bisogna inventare qualcosa di sempre più forte che si tramuta nell’Indominus rex. E che inevitabilmente scatena poi conseguenze nefaste mettendo in pericolo vite e uccidendone altre. Con lieto fine e tanto di eroe buono inaspettato e acclamato per un film che pure nel già noto si rivela comunque divertente e con un cast ben assortito (il migliore Vincent D’Onofrio, buona la caratterizzazione resa da Bryce Dallas Howard). Visto il film si capisce bene perché i dinosauri, con quei loro faccioni e dentoni, hanno tanto successo soprattutto tra i bambini, pur essendo creature dall’aspetto non certo rassicurante. Anzi è proprio il più minaccioso e feroce, il Tyrannosaurus rex (meglio noto come T-Rex), che storicamente sembra raccogliere i maggiori gradimenti insieme allo Spinosaurus (tra l’altro in questi giorni celebrato da una mostra ai Giardini Montanelli di Milano) che gli contende lo scettro di re dei carnivori. Poi piacciono molto il Triceratopo, i mansueti Brachiosauro e Brontosauro (sulla cui esistenza si dibatte ancora), e il Velociraptor.

Il mondo preistorico è nel complesso interessante e affascinante, e noi che siamo cresciuti insieme ai Flinstones (ma anche a Ryu il ragazzo delle caverne) non possiamo che entusiasmarci ancora anche se tra un giocoso e straordinario cartone animato e un film con avventura e violenza ci sono diversi elementi di differenziazione. Certamente il primo Jurassic Park, del 1993, segnò un’epoca e il rilancio definitivo di questi animali che alla fine non spaventano perché non esistono più, a sentire i commenti dei piccoli che ne conoscono nomi e abitudini e ci dormono volentieri insieme. Dal punto di vista prettamente cinematografico, a chi è amante dei dinosauri e ha la giusta pazienza suggeriamo comunque di vedere anche Il mondo perduto, film del 1925 diretto da Harry Hoyt e basato sul romanzo omonimo di Arthur Conan Doyle, capostipite del genere muto e girato con la tecnica del passo uno. Altra epoca e altro cinema, giurassico si può dire.

Paolo Morati, in esclusiva per Indiscreto

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